10 miti sulla SEO da sfatare

Già, parlare di luoghi comuni e convinzioni sbagliate ci piace molto, lo avevamo già fatto in passato (ricordate? https://goo.gl/r44KYR) e torniamo sull’argomento: oggi vi sveliamo 10 miti sulla SEO da sfatare… una volta per tutte!
del 19/03/18 -

1. La SEO è un lavoro tecnico

Spesso ci capita di doverci confrontare con altre agenzie di web marketing (o presunte tali) che propongono ai potenziali clienti proposte SEO ben definite, di breve durata e dall’investimento una tantum. Queste proposte includono attività di ottimizzazione del sito web, al fine di posizionarlo nei primi posti su determinate parole chiave, e richiamano aspetti tecnici quali indicizzazione, meta tag, h1, h2… Bene tutto, ma il 90% del lavoro di un’agenzia SEO è offsite: article marketing, link building e brand reputation sono solo alcune delle attività indispensabili per far salire, per davvero, il tuo sito nel ranking Google. E sapete quali competenze squisitamente tecniche (intese come conoscenza di programmazione e codice web) occorrono per fare ciò? Nessuna.

2. Possiamo dirti se il tuo sito è ottimizzato SEO

L’altro giorno entro da un (potenziale, poi divenuto effettivo) cliente che mi dice: “Ma l’altra agenzia mi ha detto che il nostro sito ha già la SEO”. Sorvoliamo su cosa diavolo possa significare “ha già la SEO”, la sostanza è questa: nessuno può sapere se il tuo sito è ottimizzato a livello SEO perchè, semplicemente, questa definizione non significa nulla. La SEO racchiude attività che servono per posizionare keyword specifiche, quindi la domanda corretta è questa: il tuo sito è ottimizzato a livello SEO per posizionare le keyword ideali per portarti traffico profilato? E da qui passiamo al punto successivo…

3. Il cliente sceglie le parole chiave, noi le posizioniamo

Non sei tu a dover scegliere le keyword che ti porteranno traffico: è Google a sceglierle. Ciò che puoi fare è indurre il motore di ricerca, in modo naturale, a identificare pagine del tuo sito come autorevoli per determinati argomenti. Per fare questo, sarà la tua agenzia a dover decidere, dopo profonda ed attenta analisi, quali sono le parole chiave “pilota” del progetto da tenere monitorate, al fine di capire se le attività stanno procedendo nel modo giusto e se le visite in arrivo sono valide o meno.

4. Google detesta la SEO e le agenzie SEO

E’ sentimento comune che gli algoritmi di Google in continua evoluzione, la mancanza di informazioni chiare e certe sui criteri di ranking, la visibilità sempre più “risicata” in prima pagina per i risultati organici ed il tentativo di monetizzare al massimo con AdWords portino il principale motore di ricerca mondiale a combattere la SEO: niente di più falso. Ricorda sempre qual è lo scopo di Google: fornire la migliore esperienza possibile all’utente finale, il che significa ricerche veloci e risposte alla ricerca immediate, quindi inerenti. Se lo aiuti a comprendere meglio quali informazioni puoi offrire al visitatore, non fai altro che favorirne il compito. Se avrà dubbi, resterai tagliato fuori.

5. La link building è pericolosa

Sarebbe come affermare che avere referenze per la tua azienda è pericoloso. Perchè mai? I link naturali, posizionati su articoli a tema, su risorse autorevoli e con la giusta strategia, sono vere e proprie referenze per Google: basta non eccedere, dosarli nei tempi e nei modi corretti, e tenere tutto strettamente monitorato. Credeteci, non c’è alcun pericolo se le cose sono fatte con criterio, con esperienza e conoscendo bene gli algoritmi in essere…

6. Che c’entrano i social con la SEO?

Nel 2010, Matt Cutts di Google pubblicò un video dove spiegava come i social signal fossero un parametro di ranking: successivamente, nel 2014, dichiarava l’esatto opposto. La verità? I segnali social (interazione con i post e citazioni su altri profili) non sono elemento preso in considerazione dagli algoritmi di Google, ma sono senz’altro un aspetto determinante sia per il posizionamento in SERP di un post (fenomeno sempre più diffuso), sia per il traffico che i social sono in grado di convogliare verso il tuo sito. Ed il traffico, ormai è risaputo, è un parametro di ranking storico (con un giusto rimbalzo, ovviamente).

7. Se spendi di più su Adwords, migliori anche nei risultati organici

No, no e no! I risultati sponsorizzati con il pay per click e quelli organici seguono dinamiche totalmente differenti, che non si incrociano mai… Resta ovviamente quanto detto sopra, più traffico di qualità viene visto come un elemento di ranking importante, ma ciò nulla ha a che fare con i budget investiti in AdWords (potresti pagare 0,01 € a click e portare 1000 visite al mese al tuo sito, ed avresti lo stesso “peso” di chi, per generare lo stesso traffico, ne deve spendere 1.000).

8. Abbiamo tutto sotto controllo

Lo abbiamo detto spesso, lo ribadiamo: la tua agenzia web non ha il controllo di ciò che accade nei meccanismi di Google, nè mai lo avrà. Ci sono elementi quali il CTR, la frequenza di rimbalzo (o Pogo Stick) o le azioni dei tuoi competitor che possono, da un giorno all’altro, mettere a repentaglio quella posizione guadagnata con tanta fatica. Ciò che è importante è reagire con azioni mirate, rimanere aggiornati e offrire la massima trasparenza dei risultati.

9. Una pagina dedicata per ogni parola chiave: la strada del successo

Sicuramente qualche anno fa, ma la SEO è cambiata nell’era della semantica. Evita di creare decine e decine di pagine, convinto che in questo modo avrai più possibilità di salire nei risultati organici perchè “hai più contenuti per le parole chiave”. Otterrai il risultato opposto: tempi di indicizzazione troppo lunghi, pagine simili, contenuti di valore “affogati” e difficoltà per Google a classificare le tue pagine come univoche ed autorevoli.

10. La SEO è morta

Abbiamo voluto chiudere in bellezza… Quante ne abbiamo lette… E’ difficile oggi, è vero, ma la costante per dei buoni risultati è sempre la stessa: rimanere aggiornati. Oggi non è più importante la tecnica, quanto la costanza e la capacità di adattarsi ad algoritmi che potremmo definire “mutevoli”, continuamente in evoluzione. La SEO è morta per coloro i quali non hanno saputo seguirne gli sviluppi, rimanendo a vecchi concetti ormai superati: oggi servono figure polivalenti, studio ed un costante monitoraggio.



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