ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

A work of art is a confession

10/11/14

A WORK OF ART IS A CONFESSION L'arte può essere anche una forma di confessione? E la confessione può diventare una forma d’arte? Confessione dell’artista verso il mondo? O confessione del mondo verso l’artista? Antonio Syxty inaugura la sua nuova personale scegliendo una linea di confine fra privato e pubblico, fra esibizione e confessione, fra riconoscimento e dichiarazione, fra menzogna e verità. La mostra, che rimarrà aperta fino al 10 gennaio 2015, verrà inaugurata giovedì 13 novembre alle 19.30 nello spazio creativo di Orea Malià (Via Marghera 18 – cortile interno, Milano

Antonio Syxty torna ad esporre nello spazio creativo di Orea Malià,
in via Marghera 18, a Milano.
La personale verrà inaugurata giovedì 13 novembre, alle 19.30
A Work of Art is a Confession* è il titolo della nuova personale di Antonio Syxty, che verrà ospitata nello spazio creativo di Orea Malià, in via Marghera 18 (cortile interno), a Milano, dal 13 novembre 2014 al 10 gennaio 2015.

L’artista inaugura la sua nuova mostra scegliendo una linea di confine fra privato e pubblico, fra esibizione e confessione, fra riconoscimento e dichiarazione, fra menzogna e verità: l’arte può essere anche una forma di confessione? E la confessione può diventare una forma d’arte? Confessione dell’artista verso il mondo? O confessione del mondo verso l’artista? Menzogna dell’arte e verità della confessione, o viceversa?
Natura e politica, economia e scambi commerciali si mescolano in questa serie di opere che hanno tutti lo stesso titolo: “unknown”, “sconosciuto”. Ogni unknown è però seguito da un numero (inventato dall’artista), che è seriale, così come seriale diventa sempre di più l’identificazione in codici della nostra esistenza sociale, in qualunque paese, a qualunque latitudine (Codice Fiscale, Social Security Number, National Insurance Number e così via).
Queste identità - sconosciute, appunto - guardando l’obbiettivo del fotografo mettono in atto una muta confessione, che a sua volta si ribalta o si rifrange in chi guarda l’opera.
Alcuni ritratti fotografici sono di Olivia Gozzano, altri di Alessandro Saletta e altri ancora invece fanno parte di quelle immagini rese anonime dal web e scelte dall’artista per il suo intento confessionale e insieme esibizionistico.
L’intenzione è quella di tracciare un percorso ambiguo e fuorviante fra ciò che è pubblico e ciò che è privato inserendo un filtro colorato/colorante davanti alle immagini a loro volta volutamente impoverite, decolorate, fotocopiate, plastificate con l’intento di mentire, spersonalizzando il soggetto.
Compaiono anche - sempre con il titolo di unknown - alcune identità note all’artista, come alla gran parte delle persone, ma non per questo meno sconosciute delle altre (Yuri Gagarin, John Lennon, Harvey Oswald, Jan Palach, Kim Jong-Un, Milton Friedman, Michail Kalashnikov).
Anche queste identità - di dominio pubblico - vengono trattate dall’artista e contrapposte talvolta a uno spazio bianco o unite da un limbo rosso, con l’intento di suggerire a chi guarda l’opera, attraverso lo spazio vuoto, una nuova possibilità di identificazione o di immaginazione del soggetto ritratto, quasi in forma di you do the portrait.
A far da contrappunto agli unknown umani ci sono gli animali, trattati anch’essi allo stesso modo. In questo caso l’intento è quello di capovolgere il gioco della confessione dichiarando che la vera natura animale si fa portatrice dell’assetto socio-economico del sistema, mentendo a se stessa in una muta confessione degenerativa che diventa scambio commerciale abnorme e surreale.
E a sovrintendere al gioco della confessione alcune opere di grande formato - anch’esse su tela - si ispirano invece all’opera di Beuys e al movimento situazionista e surrealista riproponendo un nuovo ordine costituito, tentando di strutturare il pensiero eversivo dell’arte in una sorta di codice per una nuova pietas. O per una nuova vanitas dell’arte?
Tutte le opere sono realizzate con tecnica mista, su carta, legno, canvas e poliestere bianco.

La mostra rimarrà aperta fino al 10 gennaio 2015, nei seguenti orari: dalle 9.30 alle 19.30 (martedì, mercoledì e venerdì); dalle 11.00 alle 21.00 (giovedì); dalle 9.00 alle 19.00 (sabato).

*A WORK OF ART IS A CONFESSION fa parte del ciclo MONEY TRANSFER ART PROJECT

Chi è Antonio Syxty

Regista di teatro, cinema, televisione ed eventi speciali, Syxty inizia nella seconda metà degli anni ‘70 come performer nelle gallerie d’arte e negli spazi underground, collaborando con artisti, designer, architetti e musicisti di quel periodo. Il suo è un percorso fortemente segnato dall’arte concettuale e comportamentale di quegli anni.
Negli anni ’80 il suo percorso si sposta progressivamente verso il teatro, che lui stesso indica come un’arte comportamentale con infinite derive e declinazioni legate allo scambio delle identità e al situazionismo narrativo.
Da allora il suo percorso si formalizza nella professione di regista, prima di teatro poi di cinema e televisione (RAI, Mediaset), con frequenti contaminazioni in altri ambiti della comunicazione (pubblicità, film istituzionali, moda, concerti e qualsiasi altra forma di evento dal vivo), fino a definirsi, in alcuni casi, come un regista di spazi e di comportamenti.
Dal 2007 ha iniziato un progetto artistico chiamato Money Transfer, che trae ispirazione dagli effetti emotivi causati dal denaro e dall’economia nella nostra vita di tutti i giorni. Il progetto iniziato con un’indagine legata al plastic money (carte di credito come opere d’arte) si è espanso progressivamente e naturalmente proliferando in una sorta di economia globale del gesto artistico.



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