Aids: presto il vaccino. Da una ricerca italiana, ora in sperimentazione, curerà chi è già malato

Passo avanti decisivo nella sperimentazione del vaccino terapeutico italiano contro l’Hiv-Aids: dopo i primi risultati, definiti “molto soddisfacenti”, dei test effettuati su 160 volontari italiani, sta per partire la sperimentazione di fase due in Sudafrica su 200 pazienti. Obiettivo, valutare ulteriormente l’efficacia del vaccino.vaccino terapeutico contro aids Ciò, ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Enrico Garaci, partendo da premesse “incoraggianti”.
del 20/04/11 -

Passo avanti decisivo nella sperimentazione del vaccino terapeutico italiano contro l’Hiv-Aids: dopo i primi risultati, definiti “molto soddisfacenti”, dei test effettuati su 160 volontari italiani, sta per partire la sperimentazione di fase due in Sudafrica su 200 pazienti. Obiettivo, valutare ulteriormente l’efficacia del vaccino.vaccino terapeutico contro aids Ciò, ha affermato il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Enrico Garaci, partendo da premesse “incoraggianti”.
Il vaccino Tat, messo a punto dal team della ricercatrice Barbara Ensoli dell’Iss, è il vaccino terapeutico anti-Aids allo studio (la cui funzione è bloccare la patologia in soggetti già infettati) in fase più avanzata di sperimentazione. Ed anche se la cautela è d’obbligo, la stessa Ensoli si dice ottimista ed afferma che il vaccino potrebbe essere disponibile in pochi anni.
Lo studio, in collaborazione con il National Department of Health del Sudafrica e finanziato dal ministero della Salute, è in questa fase di sperimentazione sostenuto dal ministero degli Esteri italiano. La sperimentazione in Sudafrica interesserà un totale di 200 partecipanti di età tra i 18 e i 45 anni. Lo studio, spiega l’Iss, sarà condotto in doppio cieco (ovvero, né il paziente né il medico conoscono la natura del farmaco effettivamente somministrato, se sia un vaccino o una sostanza placebo) e con un gruppo di controllo (al quale verrà somministrato solo il placebo). L’immunizzazione terapeutica sperimentale sarà eseguita tramite somministrazioni del vaccino Tat a persone con infezione da HIV in terapia antiretrovirale (HAART).
Questa fase di studio, in particolare, ha sottolineato Garaci, “è stata resa possibile da anni di ricerche frutto del finanziamento del ministero della Salute e che oggi si avvale del contributo del ministero degli Esteri, poiché fa parte di un programma di cooperazione tra il governo italiano e il governo sudafricano”. La sperimentazione parte da “premesse incoraggianti”, spiega, poiché lo studio in Sud Africa inizia dopo che il vaccino Tat ha dimostrato di essere sicuro e capace di indurre risposte immuni specifiche nei precedenti studi di Fase I già condotti sull’uomo e nello studio di Fase II in Italia. Il vaccino Tat si rivela ora un “promettente strumento – afferma l’Iss – per migliorare le funzioni immunitarie in soggetti HIV positivi in terapia antiretrovirale“. I risultati della sperimentazione di Fase II condotta in Italia in 11 centri clinici e attualmente in fase di completamento, indicano che la vaccinazione con Tat è “sicura e immunogenica” e che il vaccino Tat è “capace di migliorare la risposta immunitaria nei pazienti sieropositivi già in trattamento”. Il vaccino Tat ha, infatti, dimostrato di avere un ruolo chiave nel ridurre le alterazioni del sistema immunitario riscontrate nell’infezione da HIV e che normalmente persistono anche in corso di trattamento antiretrovirale efficace. La sperimentazione ha inoltre evidenziato che sono proprio i pazienti con maggiore compromissione immunologica a trarre i maggiori benefici dalla vaccinazione con Tat.
È ottimista Barbara Ensoli, la ricercatrice “madre” del vaccino italiano contro l’Hiv-Aids. Dal Sudafrica, dove si trova per seguire l’avvio della sperimentazione, non nasconde la soddisfazione per i risultati già ottenuti, e “azzarda” una previsione: “La cautela è necessaria – premette – ma se tutto andrà bene, credo che potremo avere un vaccino terapeutico contro l’Aids entro pochi anni, forse due o tre”.
Quello che si sta sperimentando, spiega la ricercatrice dell’Istituto superiore di sanità, “è appunto un vaccino terapeutico, che avrà cioè la funzione di bloccare la malattia in soggetti già infettati, con l’enorme vantaggio di migliorare notevolmente la qualità di vita di questi pazienti ‘eliminando’ le pesanti sindromi collegate alle terapie attualmente impiegate. Si tratta ad esempio di problemi al fegato, possibili forme tumorali e invecchiamento precoce, effetti dovuti al malfunzionamento del sistema immunitario ma che il vaccino terapeutico ridurrebbe in modo significativo”.
La fase di sperimentazione due che sta per partire in Sudafrica è stata preceduta da una fase di test su 160 pazienti italiani: “Si tratta di una fase di sperimentazione simile a quella fatta in Italia ma su una popolazione diversa, infettata da un sottotipo diverso del virus Hiv. L’obiettivo – spiega Ensoli – è verificare se è possibile ottenere gli stessi risultati avuti dai test italiani in termini di efficacia. I risultati italiani – aggiunge – sono stati molto soddisfacenti e, dunque, sono ottimista”.
Insomma, il team della Ensoli – in Sudafrica già da tempo per organizzare l’avvio della sperimentazione di fase due, che durerà circa un anno – non ha dubbi: si procede a passi decisi contro il virus Hiv e quello italiano è, al momento, il primo vaccino terapeutico in fase così avanzata di sperimentazione.
E non è casuale la scelta del Sudafrica per continuare i decisivi test: “Qui il problema dell’Aids è enorme ed urgente – afferma Ensoli – e c’è quindi stata una motivazione anche etica ed umanitaria nello scegliere volontari africani per testare il vaccino”.
Le premesse, quindi, sono buone, e già si pensa ai passi successivi: “In un prossimo futuro – sottolinea la ricercatrice – intendiamo occuparci anche dei pazienti pediatrici, con una sperimentazione mirata per i bambini malati”. E già si sta lavorando, annuncia Ensoli, “alla messa a punto di un possibile vaccino in grado di prevenire l’Aids. Ma quello del vaccino preventivo rappresenta uno stadio ulteriore”.



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