SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

All’Auxologico di Milano cardiologo, urologo e laser guariscono la prostata tutelando il cuore

Urologo e cardiologo indicano nel laser "a raggio verde” lo strumento più sicuro per guarire l'ipertrofia prostatica benigna che colpisce l'80% degli italiani over 50 anni inclusi i molti di loro che per problemi di cuore non potevano essere operati ed erano costretti al catetere anche per lunghi periodi.

All’Auxologico di Milano nasce la triplice alleanza tra urologo , cardiologo e laser per guarire la prostata e preservare il cuore .
LA MALATTIA UROLOGICA PIU’DIFFUSA L'ipertrofia prostatica benigna (IPB)“, dice il dottor Andrea Cestari, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia e del Centro Avanzato di Urotecnologie dell’Istituto Auxologico Italiano IRCCS, Milano, “è il disturbo urologico maschile più frequente che colpisce fino l'80% degli italiani over 50 anni. Si tratta di un problema di rilevanza sociosanitaria, con oltre 40mila interventi chirurgici all'anno, 14.854 ricoveri, una spesa per la terapia farmacologica di quasi 328 milioni di euro e 74.834 giornate di assenza dal lavoro. L’ipertrofia prostatica“, prosegue il dottor Cestari, “è destinata ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione maschile tanto che in Italia si pone ai primi posti per diagnosi effettuate ogni anno, seconda solo all’ipertensione arteriosa. L’IPB incide pesantemente sulla qualità di vita, provocando disturbi che vanno dalla difficoltà a urinare, all’insopprimibile urgenza e frequenza minzionale fino alla ritenzione urinaria che richiede l'urgente ricorso al catetere per lo svuotamento della vescica. Quando la prostata si ingrossa, ostruendo il passaggio dell'urina e i farmaci (antiprostatici e alfa-litici) non sono più sufficienti è necessario asportare chirurgicamente il tessuto in eccesso”.
PROSTATA E CUORE “Molte persone affette da IPB”, spiega il professor Gianfranco Parati, Direttore del Dipartimento Cardio-Neuro-Metabolico e della Unità Operativa di Cardiologia - Istituto Auxologico Italiano IRCCS Milano, Università degli Studi di Milano–Bicocca , “presentano anche problemi di cuore legati alla circolazione del sangue, all’impianto di stent coronarici (in Italia ogni anno ne vengono applicati 142mila) e di valvole cardiache meccaniche e problemi legati alla fibrillazione atriale. Condizioni queste per le quali devono sottoporsi a una terapia continua con farmaci anticoagulanti e/o antiaggreganti. Per loro ogni intervento chirurgico diventa un problema con rilevante componente di rischio: devono sospendere l'assunzione di farmaci per ridurre i sanguinamenti post intervento esponendosi così al pericolo di complicanze ischemiche a livello cardio e cerebrovascolare”. Oggi la risposta vincente alla critica situazione per gli uomini che devono affrontare un intervento per il trattamento dell’ipertrofia prostatica è nell'impiego del "laser verde" (Greenlight) al triborato di litio.
UN LASER AL POSTO DEL BISTURI “Per i pazienti in terapia con farmaci antiaggreganti e anticoagulanti candidati alla chirurgia dell'ipertrofia prostatica”, precisa Cestari, “è ora possibile intervenire con il laser verde (Greenlight), che consente di non sospendere la terapia antiaggregante e/o anticoagulante nel periodo perioperatorio. Molti di questi pazienti quando si ricorre a tecniche chirurgiche tradizionali, non possono sospendere tale terapia a causa dell'elevato rischio emorragico post-operatorio, un fatto questo che spesso li induce a rinviare l’intervento, con un potenziale peggioramento della funzione vescicale e una possibile compromissione secondaria della funzionalità renale”.
L’UNICO LASER CHE OPERA ANCHE CON ANTICOAGULANTI E PACEMAKER Sottolinea il dottor Cestari: “Il laser-verde (Greenlight), impiegando una tecnica endoscopica (che non prevede incisioni cutanee di alcun genere) è in grado di eliminare con precisione millimetrica l'eccesso di tessuto prostatico, risolvendo l’ostruzione e ristabilendo una normale minzione. Il punto di forza del raggio laser al triborato di litio si trova nella sua capacità di effettuare un'istantanea vaporizzazione del tessuto, senza provocare sanguinamento, sia durante l'atto operativo sia nel post operatorio”. l laser verde è anche indicato nei pazienti con pacemaker, perché evita il ricorso all’elettrobisturi (generatore di onde elettriche che possono interferire con la stimolazione elettrica dei pacemaker cardiaci). Questo tipo di laser preserva inoltre la potenza sessuale e previene l'incontinenza urinaria.
IL CARDIOLOGO E LA TERAPIA ANTIAGGREGANTE/ANTICOAGULANTE
“Secondo recenti dati del ministero della Sanità”, afferma il professor Parati, “ogni anno in Italia vengono effettuati 142.000 interventi di angioplastica coronarica con impianto di stent, la quale richiede una successiva terapia antiaggregante aggressiva e prolungata (per incrementare la “fluidità” del sangue e prevenire la formazione di trombi), che va assunta per almeno 12 mesi. Il periodo in cui prestare maggiore attenzione è il primo anno dopo l’impianto. Bisogna avere molta cautela nella gestione del paziente portatore di stent coronarico (in particolare di stent medicato) in occasione di un susseguente intervento. Infatti in caso di sospensione della terapia antiaggregante per ridurre i sanguinamenti, vi è rischio di trombosi. Si calcola che il 10- 20% di questi pazienti nei mesi susseguenti l'intervento possa in effetti avere necessità di un intervento chirurgico di tutt’altro genere. Tra questi una percentuale di rilievo è occupata dalla chirurgia della prostata: problemi prostatici e problemi legati alla circolazione del sangue vengono a trovarsi nella stessa persona.” Prosegue il professor Parati: “Il problema è tanto più rilevante in quanto la popolazione che assume regolarmente anticoagulanti e/o antiaggreganti è in aumento per l'incremento dell'età media e per il conseguente aumento delle persone “portatrici" sia di problemi circolatori sia di problemi prostatici. Nel complesso si ha a che fare non solo con persone alle quali è stato impiantato uno stent, ma anche con pazienti ad elevato rischio cardiovascolare perché diabetici o ipertesi, portatori di complicanze cardio e cerebrovascolari associate a fibrillazione atriale, o con pazienti portatori di valvole cardiache artificiali e quindi con la necessità di assumere farmaci anticoagulanti in modo continuativo. In particolare nel nostro Paese sono oltre un milione le persone che devono utilizzare abitualmente farmaci che facilitano la circolazione del sangue. Da qui il benvenuto a nuove soluzioni tecnologiche, dato che gli interventi chirurgici sono la prima causa di sospensione degli anticoagulanti e degli antiaggreganti in pazienti con patologie cardiovascolari croniche”.



Per informazioni: Pierangelo Garzia
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Dottor Andrea Cestari tel. 02 58389681 - segreteria.urologia@auxologico.it
Professor Gianfranco Parati tel. 02 61911 - parati@auxologico.it

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