SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Ancora troppo bassi i livelli di aderenza terapeutica. Le conseguenze sono drammatiche: decessi e costi altissimi per il SSN

16/04/21

Cittadinanzattiva: «Serve più tempo da dedicare ai pazienti, formazione a personale sanitario, caregiver familiare e professionale e attuare il Piano della Cronicità su tutto il territorio».

Cittadinanzattiva: «Serve più tempo da dedicare ai pazienti, formazione a

personale sanitario, caregiver familiare e professionale e attuare il Piano

della Cronicità su tutto il territorio».



Il 50% dei pazienti in trattamento con antidepressivi sospende i farmaci

entro 3 mesi, oltre il 70% entro 6 mesi; solo il 13,4% dei pazienti è risultato

aderente ai trattamenti con i farmaci per le sindromi ostruttive delle vie

respiratorie.



I pazienti che hanno una bassa aderenza (inferiore al 50%) al trattamento

farmacologico prescritto mostrano un rischio aumentato di mortalità per

cardiopatia ischemica, emorragie cerebrali, ictus cerebrale rispetto ai

pazienti che avevano una buona aderenza; nell’ipertensione non aderire

gli antipertensivi aumenta di circa il 30% il rischio di infarto o ictus; e di

7-8 anni è la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete

non in controllo glicemico.



Un sondaggio USA: l’8% dei partecipanti è disposto a rinunciare a due

anni di vita pur di evitare medicine da assumere ogni giorno, il 13% pur

di evitarle accetterebbe anche un minimo rischio di mortalità, il 21%

pagherebbe 1.000 dollari pur di evitare la pillola quotidiana-



15 aprile 2021 - Dalle analisi contenute nel Rapporto OsMed di AIFA, è evidenziato che è

aderente alle terapie il 55,1% dei pazienti con ipertensione, il 52-55% dei pazienti con

osteoporosi, il 60% dei pazienti con artrite reumatoide, il 40-45% dei pazienti con

diabete di tipo II, il 36-40% dei pazienti con insufficienza cardiaca, il 13-18% dei

pazienti con asma e BPCO, e il 50% dei pazienti in trattamento con antidepressivi

sospende il trattamento entro 3 mesi ed oltre il 70% entro 6 mesi. Altro dato: solo il

13,4% dei pazienti è risultato aderente ai trattamenti con i farmaci per le sindromi

ostruttive delle vie respiratorie nel 2016, evidenziando un trend sostanzialmente stabile

rispetto all’anno precedente (13,6%).

In un sondaggio dell’American Heart Association, l’8% dei partecipanti si è detto disposto

a rinunciare a due anni di vita pur di evitare medicine da assumere giornalmente, il 13%

dei soggetti ha dichiarato che pur di evitarle accetterebbe anche un minimo rischio di

mortalità, il 21% pagherebbe più che volentieri 1.000 dollari o anche di più se questo

consentisse di evitare la pillola quotidiana.

È allarme: sono ancora troppo bassi i livelli di aderenza alle terapie e i rischi sono altissimi:

morti per complicanze della malattia e costi altissimi per il SSN. Quello della non aderenza

terapeutica è un tema che continua a persistere con conseguenze importanti sulla salute dei

pazienti con malattie croniche soprattutto (colpiscono il 40% della popolazione italiana, pari

a circa 24 milioni di persone e più della metà di loro, 12,6 milioni, ha due o più patologie

croniche) e per il Sistema sanitario Nazionale. Basti pensare che in Europa si stimano 194.500

decessi e 125 miliardi di euro l’anno per i costi dei ricoveri dovuti a questo problema.

In USA si stima che su 25 miliardi di dollari spesi all’anno per gli inalatori, 5-7 miliardi siano

sprecati a causa del loro uso scorretto. L’innovazione in aderenza, raggiungendo una

percentuale pari all’80%, farebbe risparmiare a livello pro capite una media annua di € 462

pro-capite per l’ipertensione, di € 659 per la dislipidemia e di € 572 per insufficienza cardiaca.

Le cause della mancata o della scarsa aderenza ai trattamenti sono di varia natura e comprendono

tra gli esempi più comuni la complessità del trattamento, l’inconsapevolezza della malattia, il

follow-up inadeguato, timore di potenziali reazioni avverse, il decadimento cognitivo e la

depressione, la scarsa informazione in merito alla rilevanza delle terapie, il tempo mancante

all’operatore sanitario spesso oberato da pratiche burocratiche che sottraggono spazio

fondamentale al confronto con il paziente. Tutti aspetti che si complicano in base all’età del paziente

e alla concomitanza di poli-patologie.

L’impatto della aderenza è particolarmente evidente, come detto, nelle terapie croniche: dopo un

infarto cardiaco, rispettare le indicazioni di assunzione riduce del 75% la probabilità di recidive,

mentre nell’ipertensione non aderire gli antipertensivi aumenta di circa il 30% il rischio di

infarto o ictus; e di 7-8 anni è la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete

non in controllo glicemico. Uno studio condotto su 7.337 pazienti Covid-19 ricoverati di cui 952

aveva un diabete di tipo 2 preesistente ha dimostrato che nei malati di diabete la probabilità di

essere sottoposti a ossigenoterapia con ventilazione non invasiva è del 10,2% vs 3,9% o invasiva

del 3,6% vs 0,7%. Un migliore controllo glicemico sembra essere associato a significative e molto

evidenti riduzioni degli esiti gravi e della morte. Questo spiega che la terapia clinica rallenta il

progresso delle malattie croniche e salva vite, mentre la scarsa aderenza è la principale causa di

non efficacia delle terapie farmacologiche.

Durante la recente pandemia si è compreso come sia importante l’implementazione di strumenti

utili a sostenere e semplificare l’aderenza, come l’utilizzo di polipillole, interventi educativi

rivolti ai pazienti e al personale sanitario, il coinvolgimento delle farmacie e del personale

sanitario e sistemi di monitoraggio dell’aderenza (devices e telemedicina). Per fare il punto

in Toscana e Emilia-Romagna, Motore Sanità ha organizzato il Webinar

‘IL VALORE DELL’ADERENZA PER I SISTEMI SANITARI REGIONALI, DAL BISOGNO ALL’AZIONE’.

Secondo di 5 appuntamenti, il road show, realizzato grazie al contributo incondizionato

del Gruppo Servier in Italia, Sanofi, Iqvia e Intercept, coinvolgerà sul tema dell’aderenza

alle cure i principali interlocutori a livello locale: clinici, istituzioni, cittadini e pazienti.



“Il tema dell’aderenza diventa un problema quando il paziente diventa fragile – ha rimarcato

Anna Baldini, Segretario Regionale Cittadinanzattiva Emilia Romagna -. Abbiamo a cuore la

risoluzione di questo problema perché attraverso l’aderenza terapeutica passa un sistema

sanitario efficace”.

Le proposte di Cittadinanzattiva per migliorare la situazione sono otto: è necessario attuare il

Piano Nazionale della Cronicità su tutto il territorio nazionale; rendere il cittadino protagonista

del proprio percorso di cura poiché il suo coinvolgimento migliora la cura e porta risultati più

soddisfacenti, allontanando il rischio della non aderenza; misurare l’aderenza terapeutica;

semplificare e ridurre la burocrazie inutile; dare fiducia e stabilità nel rapporto équipe di cura e

cittadino; garantire l’aderenza per garantire più sicurezza; fare formazione a personale sanitario,

caregiver familiare e professionale; valorizzare tutte le professionalità.

“Per rimarcare ulteriormente questi punti, il 28 aprile apriremo un tavolo nazionale per lanciare

una call e coinvolgere tutte le regioni e con esse il personale sanitario, le associazioni di

pazienti e le istituzioni per poter arrivare ad una aderenza terapeutica che auspichiamo potrà

essere gestita da tutti gli attori coinvolti nel sistema salute”.



Migliorare la continuità ed aderenza terapeutica in Medicina generale è un passo importante.

“È necessario focalizzare l’attenzione nel periodo immediatamente successivo all’inizio di una

nuova terapia o alla sua modifica, i primi 30-90 giorni sono cruciali – ha spiegato Elisabetta Alti,

MMG Vice Segretario FIMMG Provinciale Firenze -. Perciò è importante spiegare bene perché

si prende quel farmaco, il dosaggio quanto e quando (scrivere!), quando ci si aspetta che inizi

l’effetto e come si misura, le reazioni avverse più comuni e cosa fare se compaiono, domandare

sempre se tutto è chiaro e se ci sono domande, rivalutare insieme lo schema terapeutico

periodicamente. Voglio ricordare che nel diabete mellito l’adesione al trattamento orale

antidiabetico (metformina e altri ipoglicemizzanti orali) è compresa tra il 36% e il 93%; che

l’aderenza alla terapia insulinica oscilla tra il 20 e l’80%; che l’adesione alle raccomandazioni

dietetiche è circa 65%; l’autocontrollo della glicemia è attuato nel 50% dei pazienti e l’attività

fisica è praticata da meno del 30% dei pazienti”.



“La non aderenza e la non persistenza comportano un danno importante della salute dei cittadini

e all’erario dello Stato, anche con l’emergenza sanitaria in corso devono continuare gli impegni su

questi fronti – ha spiegato Mauro Ruggeri, Medico di Medicina Generale Responsabile Sede

Nazionale SIMG -. Ci vuole l’impegno del cittadino e bisogna mettere nelle condizioni gli stessi

pazienti di essere aderenti e persistenti alla terapia. La Medicina Generale si è impegnata da

tempo nel monitoraggio e nella valutazione con strumenti informativi, come la cartella clinica

informatizzata, per avere un cruscotto aggiornato dei pazienti e delle terapie in uso. È vero che ci

sono una serie di indicatori di esito che ci permettono di valutare le terapie e l’aderenza, ma i dati

dicono che c’è ancora molto da fare. Bisogna avere degli strumenti che possano facilitare il

lavoro del medico, vale a dire infrastrutture informatiche che ci possano guidare nella prescrizione,

chiarire quanto il paziente sia aderente e c’è bisogno di confrontare i dati”.



Secondo Giancarlo Casolo, Direttore SC Cardiologia Nuovo Ospedale Versilia, Lido di Camaiore

(LU). Presidente Regionale ANMCO “si può migliorare l’aderenza terapeutica con educazione al

paziente e più tempo da dedicargli, puntando sulla qualità dei farmaci (minori effetti collaterali)

e sul numero dei farmaci (polipyll), nonché prediligere blister e contenitori disegnati ad hoc e

inviando promemoria attraverso sms e l’impiego di APPs dedicate, e infine incrociando i dati

personali con flussi di spesa e impiegando nuove tecnologie a supporto. È importante garantire

l’aderenza terapeutica perché riduce la mortalità e migliora la qualità della vita dei pazienti,

riduce i ricoveri ospedalieri e le recidive, comporta risparmi per il SSN e risponde a criteri di

appropriatezza clinica e allocazione risorse”.



“In uno scenario in cui l’incidenza di nuove cronicità per età rimane costante e auspicabilmente

aumenta l'aspettativa di vita alla diagnosi, la prevalenza di malati cronici nella popolazione è

destinata ad aumentare – ha spiegato Francesco Profili, Responsabile P.O. Epidemiologia per

la Sanità Pubblica e i Se Socio Sanitari, ARS Regione Toscana -. Al momento non sono noti

gli effetti del Covid-19 della riduzione dell'assistenza territoriale sull’insorgenza di nuove cronicità

e il peggioramento di quelle già in essere ma prudentemente dobbiamo attenderci effetti negativi

in termini di sostenibilità e di salute individuale pubblica. C'è bisogno di assicurare l'aderenza e

PDTA e la prevenzione primaria va considerata una componente essenziale del percorso di presa

in carico di una patologia. Dobbiamo incidere sulla prevenzione e lavorare sui fattori di

rischio se non vogliamo che questa popolazione aumenti in maniera vertiginosa e i servizi vadano

in difficoltà rischiando così di non operare adeguatamente sull’aderenza e di generare ingenti costi

per il sistema sanitario”.



“La mancata aderenza alla terapia rappresenta sia un problema economico rilevante per lo spreco

delle risorse sia un problema sanitario per l’effetto prognostico negativo dovuto alla sospensione

intempestiva di farmaci fondamentali – ha spiegato Gabriele Guardigli, Direttore UO Cardiologia

AOU S. Anna di Ferrara - Presidente ANMCO Emilia-Romagna -. Sono necessari interventi

multidirezionali che vanno dalla sensibilizzazione del sistema sanitario, per esempio counseling

e semplificazione burocratica, alla preparazione del personale sanitario in termini di

comunicazione al coinvolgimento diretto dei pazienti con campagne informative mirate”.



“Nell'ultima decade nella popolazione italiana il livello di aderenza terapeutica è stato stimato

principalmente mediante l'uso di dati amministrativi. L'eterogeneità rispetto alle stime di

aderenza terapeutica rafforza la necessità di un approccio condiviso e specifico per setting

di cura e trattamento al fine di fornire dati solidi e confrontabili” ha spiegato Graziano Onder,

Direttore Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento, Istituto

Superiore di Sanità.



“Incentivare le politiche tesi ad aumentare l'aderenza dei pazienti dovrebbe essere una delle

priorità della sanità pubblica sia per gli effetti ottenibili sulla salute sia per il potenziale risparmio

economico per il sistema sanitario nazionale – ha spiegato Barbara Polistena, Professore

Università degli studi di Roma Tor Vergata, Collaboratrice di CREA Sanità (Centro per la ricerca

Economica Applicata in Sanità) -. L'inserimento della promozione della aderenza fra i Lea è

necessaria per incentivarne il perseguimento e altresì importante è la costruzione di un

indicatore del livello di aderenza nelle popolazioni regionali che sia un semplice e

standardizzato”.



Anche in Oncologia l’attenzione è alta perché sono cambiate le esigenze dei pazienti.

“I cambiamenti in Oncologia riguardano le caratteristiche dei pazienti oncologici (invecchiamento,

multimorbilità, composizione delle famiglie e il reddito), l’impatto dell’innovazione e delle nuove

terapie, il miglioramento della sopravvivenza, la cronicizzazione della malattia e la durata delle

cure attive, i survivors e i guariti, che comportano strategie di controllo, continuità assistenziale

e integrazione multiprofessionale – ha spiegato Carmine Pinto, Direttore Dipartimento

Oncologico e Tecnologie Avanzate, IRCCS Istituto in Tecnologie Avanzate e Modelli

Assistenziali in Oncologia, Reggio Emilia -. L’esigenza di controllo non riguarda solo la possibilità

di recidiva ma occorre considerare le nuove tossicità, le tossicità tardive dei trattamenti, il rischio

di seconde neoplasie, le comorbidità e gli stili di vita, la riabilitazione e l’impatto psico-sociale.

L’aderenza terapeutica passa anche attraverso modelli organizzativi e l’ottimizzazione delle

risorse, quindi dalle aree vaste alle reti oncologiche regionali, continuità ospedale-territorio,

definizione di territorio, garanzia di accesso, qualità, compliance e appropriatezza e diversità

amministrative, coordinamento e direzione unitaria, razionalizzazione delle risorse e digitalizzazione”.



Il tema dell’aderenza sta dentro il tema del ridisegno dell’organizzazione oncologica, secondo

Gianni Amunni, Direttore Generale Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la Rete Oncologica

(ISPRO) Regione Toscana.

“In oncologia abbiamo sempre più cure in grado di migliorare la prognosi, abbiamo cure più semplici

che hanno profondamente modificato l’organizzazione, abbiamo cure per cronici e cure per anziani e

per soggetti che non hanno caregiver e che utilizzano anche altri farmaci e poi abbiamo cure ad alto

costo. Il tema dell’aderenza in oncologia è un tema nuovo perché il controllo dell’aderenza, per anni,

era ospedaliero, oggi l’obiettivo è presidiare anche il territorio con un governo unico del percorso e

con nuovi strumenti di controllo. Dobbiamo quindi sempre più pensare ad una cartella clinica

trasversale “alimentata” da tutti, medici di medicina generale, caregiver, specialista territoriale e

specialista ospedaliero; dobbiamo rafforzare l’infrastruttura telematica perché diventi efficace ed

efficiente e di uso quotidiano, e dobbiamo pensare al caregiver, quale figura centrale, sostenuta dal

mondo associazionistico, che deve stare a pieno titolo nel dipartimento oncologico e che quando

necessario non può essere facoltativo. Il Covid ci porterà ad un aumento della domanda oncologica

sia qualitativa che quantitativa soprattutto. Il tema della oncologia territoriale è centrale in questa

nuova organizzazione in cui rientra il tema stesso dell’aderenza terapeutica”.

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