ARTE E CULTURA
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Antonio Ottomanelli: “Universo Assisi? Un invito alla trasformazione dell'iconografia triviale dei luoghi"

20/07/18

Al festival di Assisi, oltre una mostra con le opere di Luigi Ghirri e Gordon Matta Clark, il fotografo realizza la residenza d’artista con Gian Luca Bianco che

Foto“Il titolo del festival è molto chiaro: A Festival in Secret Places, un invito alla trasformazione dell’iconografia triviale dei luoghi”. Parte da qui il lavoro per “Universo Assisi” di Antonio Ottomanelli, il fotografo che, tra i temi della sua ricerca, mette al centro lo spazio pubblico. È uno dei protagonisti della rassegna dedicata alle arti contemporanee, ideata dalla Città di Assisi, in collaborazione con Fia, Fondazione internazionale Assisi, che animerà l’estate di Assisi dal 21 al 29 luglio. In collaborazione con la prestigiosa Galleria Montrasio di Milano, e il sostegno di Caporali Contract srl, Ottomanelli si appresta ad esporre e rielaborare le opere di Luigi Ghirri e Gordon Matta Clark (inaugurazione il 21 luglio, a Palazzo Monte Frumentario). Ed è entrato nel vivo di una residenza d’artista con Gian Luca Bianco, autore molto legato ad Assisi: l’ha scelta per viverci e come base per il suo lavoro.
Un intenso lavoro per guardare oltre il quotidiano.
“La ricostruzione dello spazio pubblico comincia da un rifiuto della progettazione e predeterminazione dei nostri comportamenti, delle relazioni sociali, degli spazi della percezione e dei criteri interpretativi. E questa trasformazione deve avvenire secondo una prassi di manomissione costante e capillare nel quotidiano di ognuno di noi. Luigi Ghirri e Gordon Matta Clark, autori che mi ispirano e sono al centro della mia ricerca, hanno saputo farlo ed è per questo che ho deciso di portarli in mostra, per la prima volta insieme, ad Assisi. Attraverso alcune mie opere, cercherò di evidenziare queste polarità concettuali presenti nel lavoro di entrambi. Prima del festival sarò in residenza ad Assisi e attraverserò il suo territorio per produrre un progetto di ricerca originale e relativo ai suoi luoghi, che sarà donato alla città”.
Una contaminazione tra artisti per dare voce al territorio.
“A partire da questa edizione, Universo Assisi avvia un progetto di residenza nell’ambito del programma dedicato all’immagine. Ogni anno, l’artista invitato a curare l’annuale sezione dedicata all’immagine, viene in residenza ad Assisi durante la settimana che precede l’inaugurazione del festival. Sceglie un autore locale, non nel senso letterale del termine, quindi non necessariamente nato ad Assisi ma una figura che opera o ha lavorato nel territorio, con cui sviluppare a quattro mani un progetto di ricerca originale. L’autore locale fa quindi anche da cicerone all’artista ospite, ponendo i due sullo stesso piano. Questo perché si vuole tendere a trasformare Assisi in un universo di relazioni. Quindi i luoghi segreti non sono solo i luoghi fisici e materiali, ma sono anche delle intellettualità presenti sul territorio che magari restano secretati, nonostante la loro notorietà all’estero. Questi eventi servono quindi a trasformare il quotidiano – che per natura tende a non dare spazio ad ospitare la complessità dell’essere umano - in un qualcosa di eccezionale. E questa eccezionalità, che ci consente di scoprire i luoghi segreti, diventa comune. Ecco anche l’importanza di non fare una ‘open call’, ma di riscoprire tracce presenti anche qui, ad Assisi, in Umbria, una terra estremamente fertile dal punto di vista artistico. Trasformare questo luogo in un universo, inteso come profondità di sguardo. E questo si raggiunge portando ogni anno un artista che, legandosi ad un autore presente sul posto, può fare da ponte al territorio stesso”.
Dunque, un progetto fotografico site-specific.
“Qui l’oggetto dell’indagine è il territorio di Assisi. L’obiettivo è quello di offrire un ritratto inedito e imprevisto del territorio, per intervenire nella trasformazione dell’iconografia convenzionale dei luoghi”.
Un lavoro di studio importante per la città.
“Il progetto realizzato, composto da una documentazione e da un’opera, sarà regalato alla Città di Assisi con la volontà di creare, edizione dopo edizione, una collezione dedicata all’immagine contemporanea che leghi autori italiani ed esteri con gli esponenti della scena locale. Un’opera può definirsi grande solo quando è generatrice di un caleidoscopio di infrastrutture di propulsione ad essa complementari. Questo progetto, inoltre, intende riposizionare le autorialità locali nella geografia del contemporaneo nazionale e internazionale. Una residenza d’artista rappresenta anche un modo per portare le peculiarità di Assisi in giro per il mondo, attraverso le successive mostre che gli stessi artisti faranno”.
Analizziamo più nel dettaglio l’indagine.
“In particolare Assisi, riflettendo sul tema dell'iconografia e della rivoluzione dello sguardo, permette un importante ragionamento sui luoghi e le strategie espositive delle opere”.
E con quale finalità?
“Parlare di iconografia potrebbe voler dire intervenire e, quindi, trasformare spazi inediti in nuovi santuari dello sguardo”.
Su cosa si focalizza lo studio?
“Per questa prima edizione il soggetto della residenza è il complesso dell’Ex Montedison e la sua storia più recente”.
E ha scelto di lavorare in coppia con Gian Luca Bianco. Parliamone.
“Insieme, abbiamo portato avanti un lavoro strutturato per macro aree: si parte da una ricerca di fotografia documentaristica, sul campo e d'archivio. Una fase preliminare, questa, che tende alla costruzione di un archivio fotografico che preveda anche l'epoca contemporanea. Perché, purtroppo, non esiste un archivio del contemporaneo. Si passa poi alla fase di relazione con i luoghi e con le persone (attraverso interviste, riprese video aeree e sul campo; interventi diretti sul territorio, come tracce lasciate nei luoghi). Questa parte ha le forme di una prassi più vicina all'arte pubblica o alle metodologie proprie della social visual art. Si arriva così all’opera finale, che mette a sistema quanto raccolto e compreso. Opera d'arte multimediale, che quindi ricomponga tutti gli sguardi e le campionature raccolte sublimate in una nuova architettura che vive di regole sue proprie: dalle immagini all'audio al video al disegno”.
L’opera sarà donata alla città. Quale sarà il valore per Assisi?
“Credo che restituire alla città un archivio aggiornato con le foto del contemporaneo e un'opera finale che unisca memoria e futuro, sia già un buon inizio”.
Un’operazione di promozione che il territorio fa riflettendo su se stesso, riposizionandosi attraverso la cultura. Grazie alla visione lungimirante di un direttore artistico come Joseph Grima, che sa molto bene quali sono le ricadute possibili per il territorio.



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