ARTE E CULTURA
Articolo

Arte adolescenziale

10/02/16

Mi è capitato di dare un’occhiata alle opere esposte in questi giorni
 alla Galleria Pisacane di Milano.
Sono immagini dell’artista friulano Pierugo Giorgini, leggere, con una profonda impronta pubblicitaria e qualche intento parodistico.


FotoMi è capitato di dare un’occhiata alle opere esposte in questi giorni
 alla Galleria Pisacane di Milano.
 Sono immagini dell’artista friulano Pierugo Giorgini, leggere, con una profonda impronta pubblicitaria e qualche intento parodistico.

Pensavo guardandole ai significati che più spesso attribuiamo alle opere d’arte e, più in generale, alla rappresentazione delle emozioni,alla capacità di vedere le alterazioni della struttura sociale, al processo di ricerca e di crescita.

Dobbiamo capire che cosa cerchiamo nell’arte: risveglio delle coscienze? Qualche messaggio edificante? Linguaggio eversivo? Essenza dell'alienazione, dello straniamento, della solitudine, del senso di colpa, della frustrazione?



Esiste sempre una distanza, uno spazio, per ogni forma di arte, tra l'accettazione delle regole del mercato -pubblicità, consumo, partecipazione ossessiva- e l’aspetto eversivo, etico, esemplare al quale l’arte solitamente fa riferimento.


In questa contraddizione, secondo la quale l’arte non esiste se non attraverso la committenza o il mercato, il non conformismo, la provocazione, l’ostentata presunta irreprensibilità di alcuni artisti rischia di risultare poco convincente.


In una dilagante denuncia sociale da divano, risultano più convincenti i pesci nell'acquario di Yux, descritti come“animali raffigurati sempre in branco, con grandi occhi e manti multi colore, come fossero dei viaggiatori urbani” che l’estenuante carrellata del “fuck”.

Ogni dito medio alzato, che condanni censure o centri del potere, deve essere credibile. Se è riassorbito (come in Italia) dopo qualche burrasca all'interno del sistema o del mercato, poiché sopravvive, si riproduce e si vende all'interno di quel contesto, perde il proprio valore rivoluzionario e la falsa rivoluzione diventa decadenza.

Altra condizione riguarda chi abbia subito in prima persona la privazione dei diritti o della libertà di espressione, ma anche in quel caso sembra che il vaccino occidentale di commercializzare qualsiasi cosa funzioni sempre molto bene.

Mi chiedo se per ristabilire una distanza tra l’arte e il marketing, per cercare testimonianze indiziarie di divinità infernali dimoranti nel profondo, e per tentare di percepire l’esistenza di un universo nascosto e personale non sia rimasta altra strada che rifugiarsi nei fumetti di Zerocalcare.

Paola Nicoli.



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