SOCIETA
Comunicato Stampa

Biosalus for Africa - Kenya 2018

16/10/18

Biosalus ha scelto di intervenire per migliorare le condizioni di vita della comunità di Malatani perché convinta che solo attraverso interventi di sviluppo sia possibile spezzare il circolo della povertà.

FotoAlle 6.30 del 27 settembre 2018 siamo partiti da Nairobi alla volta di Kitui, Contea orientale del Kenya, per visitare la comunità alla quale abbiamo scelto di donare un pozzo gigante.
La Contea di Siaya è caratterizzata da una ciclica carenza d’acqua. Le stagioni delle piogge si alternano a mesi sempre più lunghi di siccità. Al problema della ciclica carenza d’acqua all’interno del paese si aggiunge anche quello relativo alla qualità dell’acqua stessa. La scarsità di acqua potabile e la conseguente diffusione di malattie legate all’acqua rappresentano da molti anni una delle priorità di sviluppo per il Kenya. L’accesso limitato all’acqua costituisce l’ostacolo principale allo sviluppo rurale del paese e alla riduzione della povertà.
L’impatto è devastante soprattutto per i più deboli, in particolar per donne e bambini che dedicano gran parte del loro tempo alla ricerca di acqua presso fonti non protette. Gli effetti sociali sono disastrosi: incuria dei figli, mancanza d’igiene domestica, assenteismo scolastico, assenza di cibo.
Ma le conseguenze peggiori sono a livello sanitario: la mancanza d’acqua pulita e l’assenza di buone pratiche igienico-sanitarie provoca la diffusione di diarrea, colera, tifo, malaria (in quanto l’acqua stagnante favorisce la proliferazione delle zanzare anofele), tracoma e infezioni della pelle come la scabbia.

Biosalus ha scelto di intervenire per migliorare le condizioni di vita della comunità di Malatani perché convinta che solo attraverso interventi di sviluppo sia possibile spezzare il circolo della povertà.
Kiluku, questo il nome che la comunità ha dato al pozzo, si trova nel distretto di Zombe, Contea orientale di Kitui, Kenya. Il pozzo ha una colonna d’acqua di 2 metri e la falda acquifera si trova a circa 12 metri di profondità. Il pozzo è stato scavato a mano dalla comunità che è chiamata da Amref a partecipare attivamente a tutte le fasi del progetto. Le donne hanno avuto un ruolo primario, in quanto tradizionalmente incaricate di trovare acqua pulita. Il pozzo permetterà loro di non dover più camminare 15km al giorno alla ricerca di una fonte idrica protetta.
Il coinvolgimento delle persone è la chiave del successo dei progetti di Amref. Lo scopo ultimo dell’organizzazione infatti è quello di sviluppare una maggiore capacità delle comunità di pianificare l’accesso all’acqua in modo autonomo anche per il futuro.

Amref ha scelto di realizzare un pozzo gigante perché la portata dell’acqua era talmente grande da permetterne un uso a scopo domestico e agricolo. Oltre a garantire acqua pulita, infatti, il pozzo permette alla comunità di avviare le coltivazioni. Una volta arrivati lì, dopo 2 ore di strada sterrata, ci siamo resi conto di quanto il paesaggio intorno a noi avesse assunto uno stato diverso rispetto a quanto avevamo visto dalla jeep. Sì perché il Kitu, soprattutto in questo periodo, è siccità, letti dei fiumi secchi, animali magrissimi, e terra, tanta terra rossa.
Il villaggio di Malatani, invece, sembrava avesse ripreso a vivere. Terminato poche settimane prima, il pozzo ha già cominciato a dare i suoi frutti: cavolo e fagioli sono state le prime coltivazioni.
Il resto del campo è stato seminato e con la stagione delle piogge in arrivo non bisognerà aspettare molto per vederne i frutti.

La comunità era lì ad aspettarci, fiera di poterci mostrare quanto si fossero impegnati. Sono stati loro infatti a scavare e costruire il pozzo. Al pozzo è collegata una pompa meccanica, che porta l’acqua fino ad una cisterna vicina. Alla cisterna sono collegate poi delle pipeline (canaline), che portano l’acqua ai campi. È stato incredibile vedere come in poco tempo siano già spuntate le prime piantine. Tra qualche mese, le coltivazioni avranno decisamente riempito il terreno qui intorno e la comunità non dovrà più preoccuparsi della mancanza di cibo, né di acqua potabile.



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