ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Cattedrali di Carte e altre opere necessarie

28/04/17

Galleria Isarte prosegue la sua ricerca nel mondo dell’arte “non ufficiale” proponendo all’attenzione del pubblico le sculture, i disegni e le incisioni di Matteo Naggi

FotoDopo il successo delle mostre dedicate all’arte aborigena australiana e all’outsider art, la Galleria Isarte prosegue la sua ricerca nel mondo dell’arte “non ufficiale” proponendo all’attenzione del pubblico le sculture, i disegni e le incisioni di Matteo Naggi. A questo giovane artista italiano - una vera scoperta - è dedicata la mostra personale Cattedrali di carta e altre opere necessarie, che la Galleria ha il piacere di presentare dal 18 al 31 maggio 2017.
La mostra, curata da Francesco Porzio, si rivolge soprattutto a chi non considera l’arte un brand o un oggetto di consumo, ma è interessato ad artisti che lavorano a proprio rischio, al di fuori del sistema di mercato attuale. Autori che non producono “eventi” pseudo-artistici e slogan concettuali, ma forme significative; e la cui opera è il frutto necessario (di qui il sottotitolo della mostra) di un’esperienza di vita autentica. Artisti di questo tipo, è vero, si trovano più facilmente nell’arte tribale e outsider, ma qualche volta si possono incontrare anche nei dintorni di Milano.
Questa esposizione milanese è la prima vera mostra di Matteo Naggi, trentottenne di Cuggiono, che in precedenza aveva esposto soltanto alcuni lavori in terracotta. Matteo non ha una vita semplice, fa il pizzaiolo per guadagnarsi da vivere e perciò non sempre ha potuto lavorare con continuità. Nonostante il suo naturale talento, non ha ancora avuto l’occasione di esporre le proprie opere come si deve.
La mostra di Isarte è la sua prima vera occasione: ci saranno sei grandi sculture in ferro e carta pressata o macerata (le impressionanti Cattedrali primitive, a metà strada fra la figura umana e l’architettura brut), il monumentale collage intitolato Giardino botanico, alcune splendide incisioni e disegni e a una serie di gioielli-sculture anch’essi in carta e metallo realizzati per la mostra, che rappresentano una novità assoluta nella sua produzione.
Nelle sue drammatiche strutture, antropomorfe e insieme astratte, Naggi riesce a elevare un materiale povero come la carta alla dignità plastica della grande scultura.

«Matteo Naggi - scrive Porzio nel testo critico di presentazione - possiede alcune virtù che si combinano raramente negli artisti d’oggi: l’onestà intellettuale, un’umiltà quasi artigianale e una concezione molto elevata dell’attività artistica. (…). Ha compreso che ciò che conta non è il “senso” pretestuoso che attribuiamo all’arte, ma la sua intima necessità e la convinzione quasi religiosa che essa comporta. Sa che all’uomo tale insensatezza è sacra, perché è il ponte verso un significato altrimenti inesprimibile, profondo; ma sa anche che in nessun modo essa può essere confusa con la gratuità strumentale del linguaggio artistico contemporaneo. (…). Tutto ciò lo rende felicemente estraneo al clima attuale e lo apparenta nobilmente allo spirito perduto delle avanguardie».



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