NUOVI ACCORDI
Comunicato Stampa

CCNL tra ponderazione percentuale della rappresentatività sindacale e conflitti di interesse

08/10/19

La convenzione della Confindustria e della Triplice sindacale non può rivestire grande importanza ed avere carattere generale.

FotoIl 19 settembre è stata siglato un’intesa “Convenzione tra l’INPS, l’Ispettorato del Lavoro, Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, sulla misurazione della rappresentanza sindacale per l’attività di raccolta, elaborazione e comunicazione del dato associativo, nonchè di raccolta del dato elettorale e la sua ponderazione con il dato associativo”.
Come si evince chiaramente dalla Convenzione, si tratta si un accordo destinato a disciplinare la rappresentatività sindacale nelle aziende aderenti a Confindustria.
E’ da evidenziare che nella prassi delle relazioni industriali, la densità associativa delle organizzazioni di rappresentanza, specie in quelle che operano in settori caratterizzati dalla presenza diffusa di aziende di piccola dimensione, resta un indicatore che, in assenza di altri punti di riferimento, rischia di sviare, anzichè favorire, l’individuazione del sistema contrattuale costituita da soggetti in grado di interpretare e rappresentare l’interesse collettivo nelle dinamiche di regolazione e governo del mercato del lavoro. Si evidenzia che le micro e piccolissime imprese rappresentano il 93,3% delle aziende italiane, pari ad oltre 1 milione e mezzo di realtà, e occupano 5,1 milioni di addetti (dato Consulenti del lavoro).
Nelle predette aziende non avviene l’elezione della RSU, cioè del Responsabile sindacale unitario e i sindacati sono poco presenti, in particolare Cgil, Cisl e Uil, perché il legame che intercorre tra il personale e la gestione è più di tipo professionale-affettivo che aziendale. La convenzione di cui sopra interessa, semmai, le attività i cui livelli occupazionali sono decisamente alti ed il rapporto datore di lavoro-collaboratori richiede una presenza sindacale diffusa e capillare.
Quello che si intende sottolineare, prescinde dalla fattispecie dell’accordo stipulato dalla Confindustria con la Triplice, Inps ed l’Inl che evidenziano l’esigenza di fissare le regole che definiscano la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, e di conseguenza l’individuazione dei contratti collettivi considerati leader, in quanto comparativamente più rappresentativi rispetto a quelli che vengono utilizzati per fare dumping sociale a danno dei lavoratori.
La questione affronta il tema della “misurazione oggettiva della rappresentatività sindacale che “costituisce informazione rilevante per l’individuazione del contratto collettivo nazionale di lavoro da assumere a riferimento ai fini del calcolo dei contributi previdenziali e assistenziali …”. La convenzione stabilisce che, entro il 31 maggio di ogni anno l’Inps comunichi “il dato della rappresentanza per ogni singolo contratto collettivo di lavoro, riferito a ciascuna Organizzazione sindacale”, calcolato sulla base della ponderazione “fra il numero degli iscritti all’organizzazione sindacale e il numero complessivo degli iscritti alle Organizzazioni sindacali, espresso in misura percentuale …”.
E’ da evidenziare che la “sfera di applicazione” di alcuni CCNL comprendono attività diverse, anche se affini, con categorie di lavoratori non omogenee. In tal caso, quale sarà il criterio di valutazione per misurare la rappresentanza per specifica categoria?
Ponendo ad esempio il CCNL FIDEF - unica Federazione datoriale del comparto delle attività corsuali non ordinamentali tesi al “lifelong learning” “Contratto” che afferisce eclusivamente detta “unica categoria” e non ad una miscelanea di categorie-attività, seppure similari.
La convenzione della Confindustria e della Triplice sindacale non può rivestire grande importanza ed avere carattere generale, in quanto fonte di ispirazione di specifici comparti e tipologie aziendali, laddove fissa i criteri oggettivi con cui calcolare la ponderazione percentuale della rappresentatività e quindi il Ccnl di riferimento.
Si ritiene, altresì, che ricorre l’ipotesi di conflitto di interessi nel soggetto pubblico e dei sindacati che hanno sottoscritto la “Convenzione”.
Per contrastare il dumping sociale, dei contratti cosiddetti “pirati”, dovrà essere la comparazione tra i diversi contratti della stessa categoria a far valutare tale condizione ed, eventualmente, dal giudicato del competente organo giuristisdizionale.

Luca Paladino - presidente FIDEF



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