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Claudio Raccagni intervista la balistica Paola Carrieri

13/12/19

Paola Carrieri, balistica di primo ordine, Consulente Balistico dell’Autorità Giudiziaria e Consulente Balistico per Medici Legali in tutto il sud Italia. E’ ausiliario di Polizia Giudiziaria e collabora a diversi importanti casi in ambito penale; non ultimo è docente di balistica.

FotoFresca di ritorno dalla premiazione che l’ha vista ricevere il premio “Investigation & Forensic Awards!”, riconoscimento alle categorie di professionisti del settore forense da StopSecret – Magazine Tv Eventi. Paola Carrieri è stata premiata come prima eccellenza italiana nel campo della Balistica Forense.

Una professione, la sua, che il pubblico vede ed ama attraverso i film cinematografici, dimenticando che i film stessi nascono grazie a queste professioni meticolose.

Oggi incontriamo Paola per capire meglio in cosa consiste questa sua professione infinita e scoprire anche il suo lato nascosto.

Paola spieghiamo prima al pubblico in cosa consiste il tuo lavoro?

Sono un Balistico. Pertanto il mio lavoro consiste nella ricostruzione degli accadimenti delittuosi interessati dall’uso ed “abuso” di armi da sparo. Per spiegare in che consista il mio lavoro – seppur per sommi capi – devo necessariamente parlare della Balistica. Species del genus criminalistica, è una peculiare tecnica dell’investigazione criminale, probabilmente tra le più ardue delle scienze forensi. Complessa scienza che studia il fenomeno di grevi proiettati da macchine termo- meccaniche, in essa, convergono discipline eterogenee: medicina legale, fisica, chimica, giurisprudenza, merceologia, etc. Di conseguenza, discipline che il balistico necessariamente deve conoscere ed applicare alla propria attività di indagine.

I tradizionalisti, opportunamente, la scompongono in balistica interna (studia i fenomeni fisici, chimici e meccanici nonché ogni elemento che caratterizzi il ciclo dello sparo ed il moto del proietto all’interno dell’arma sino alla sua uscita dal vivo di volata; cosa non semplice se si consideri che si tratti di fenomeni assoggettati a tempi brevissimi, un centesimo di secondo, gongolando tra pressioni e temperature elevatissimi), esterna (attenziona ciò che accade dal momento in cui il proietto abbandona il vivo di volata ed attinge il bersaglio, atteso chè il centro di gravità del proietto sia assoggettato ad “ostilità” imputabili a forza di gravità e resistenza dell’aria) e terminale (quale condotta, quali effetti riferibili al proietto che abbia attinto il bersaglio – insomma, qualcosa di molto affine alla medicina legale se si consideri che la stragrande maggioranza delle volte il bersaglio è un essere umano – scrutando ogni singola variabile – struttura delle superfici e dei materiali interessati, angolo di incidenza, velocità di impatto, energia cinetica, morfologia del proietto, etc. -).

L’evoluzione dei tempi, inoltre, ha comportato che, in ambito investigativo ed, inevitabilmente, anche balistico, siano entrati in gioco moderni software, tecnologie e ben più approfondite competenze in funzione della comprensione, interpretazione, ricostruzione dei fenomeni di interesse dell’autorità giudiziaria. Il che a tutto vantaggio della ricostruzione delle dinamiche omicidiarie o, quantomeno, delittuose, imponendo al balistico la presenza in sede autoptica e nei luoghi interessati dagli accadimenti. Ed, infatti, l’attività investigativa criminalistico-balistica assume un ruolo più che determinante e spesso dirimente; intervenendo nei delicatissimi e primissimi momenti dell’immediato successivo alla commissione del reato, con l’onere di individuare la qualunque che abbia potuto assumente un ruolo all’atto della commissione del fatto e di garantire l’opportuna conservazione dei reperti al fine della successiva attività di indagine in laboratorio ed utilizzo in sede processuale.


All’uopo, e cominciando più opportunamente a dissertare di balistica forense – che assorbe la tradizionale tripartizione – nell’accezione di declinazione delle scienze forensi, rientrano quelle indagini finalizzate a comprendere tecnicamente e scientificamente il chi, cosa, quando, dove e perché dell’accadimento. È suddivisa in svariati ambiti: indagine identificativa di armi e matrice costruttiva delle stesse; indagine comparativa di parti compositive del munizionamento; identificazione di chi sia venuto in contatto con un’arma, attraverso il rilevamento delle GSR; valutazione della distanza dello sparo, mediante il rilevamento dei residui dello sparo; ricostruzione delle traiettorie; esame cadaverico dei fori di ingresso e di uscita nonché dei tramiti intracorporei; esame dei veicoli o danneggiamenti su strutture immobili; esplosivistica; ricostruzione della dinamica.


Vediamo dalle tue pubblicazioni sui social che adori proprio il tuo lavoro. Il pubblico si esalta quando ti vede accanto a foto di proiettili. Tu ti senti più una Charlie’s Algels o una Thelma e Louise?


Dunque. Se la memoria non dovesse ingannarmi, Thelma & Louise erano due fuggiasche a corto di danaro, imbrigliate in relazioni con uomini sessisti o “distratti”. No, non riesco proprio a sentirmi come queste due povere donzelle. Piuttosto, gli Angeli di Charlie erano qualcosa di spettacolare. O, perlomeno, ho questo ricordo abbastanza vago. Dunque, mi sento piuttosto portata ad operare questa scelta (obbligata). Vada per gli Angeli di Charlie. Alla fine della fiera, erano tre donne-detective affascinanti, in grado di maneggiare adeguatamente armi, istruite sui casi ed investite di incarichi investigativi da una voce di un tal Charlie, in un contesto in cui i protagonisti erano soprattutto uomini. E, del pari, sono una donna che indaga, maneggio armi adeguatamente (sì pare), una qualche autorità mi istruisce sui casi in relazione ai quali devo svolgere indagini, conferendomi incarichi, operando in un contesto popolato piuttosto da maschietti. Non credo sia poi un caso che tra le Charlie’s Angels ci sia una biondina con gli occhi chiari…..


Cosa ami di più del tuo lavoro?


Il mio lavoro è in grado di sorprendermi. Ecco cosa amo. Non è monotono. Ogni caso non è mai analogo ad un altro. E mi impone di mettere in discussione la qualunque, perché in questo ambito 1 + 1 non fa necessariamente 2. Non è così scontato. Ed è in questo modo che si giunge anche ad esitare ricostruzioni molto spesso completamente difformi da quelle che in troppi ritenevano fossero papabili. Avendo, ovviamente, il fondamento scientistico a supporto del tutto.

Apprezzo il maneggio delle armi, questo è più che evidente, altrimenti avrei fatto tutt’altro nella vita. Ma maneggiare armi “cattive”, armi che hanno ucciso e che sono tenuta a testare, esaminare, dissasemblare, a conviverci per un bel lasso di tempo, annette alla mia attività qualcosa di affascinante, certamente, ma al contempo aleatorio, pericoloso. Nulla è reiterato, nel mio lavoro. Nulla si ripete. Per via dell’approccio e dell’attività d’indagine svolta, per la dinamica, per ciò che in fondo al cuore resta, quando, ormai depositata la perizia o consulenza, ci si può permettere di essere “umani”.


Grazie ai tuoi studi hai avuto modo di collaborare con personalità di spicco della criminologia?


Si. Ho avuto modo di conoscere, dapprima per questioni formative (quando ero fanciulla), e successivamente di collaborare con personalità note al mondo della criminalistica , piuttosto che della criminologia. Grandi che ho incontrato nel momento giusto della mia carriera e che mi hanno trasmesso davvero tanto, sorprendendomi con l’umiltà che è tipica davvero dei giganti. Taccio in merito ai nomi, ma loro sanno perfettamente che questo passaggio è una risposta pensandoli con affetto.
Ti immaginiamo sempre in tuta mimetica o da agente speciale, ma come ti piace vestirti al di fuori del lavoro?

Carissimo Claudio, mi hanno denominata “il balistico sui tacchi a spillo”. Un motivo ci sarà. Se è vero, com’è vero, che testo armi con il tacco rigorosamente 12 , prova ad immaginare cosa io possa indossare oltre il lavoro. Sono una Donna, mi piace essere tale. E femminile. E sentirmi femminile.



Hai un ricordo più vivido del tuo lavoro?


Ovviamente, ne ho. Ed anche tanti. Magari incomprensibili ai troppi. Io credo che il bene ed il male da cui questo mondo sia composto, siano due facce della stessa medaglia. Amiamo e soffriamo, a grandi linee, nella stessa maniera per gli affetti che perdiamo . Ricordo un uomo, appena trentenne, bei lineamenti, quasi angelici. Era diventato padre da poco. Di una bambina. Si stava recando al mercato del pesce, lavorava lì e non si erano fatte nemmeno le sette del mattino. Era nel posto sbagliato al momento sbagliato. E’ stato freddato mentre beveva un caffè. Ah, la mala! Ricordo, poi, un altro uomo. Un po’ più in là dei 30 anni. Con lineamenti abbastanza scolpiti, quasi incattiviti. Era padre. Di più figli. A “modo suo”, eseguiva un lavoro. E’ stato freddato in un regolamento di conti. Eh già, la mala. Ora ricordo le famiglie di entrambi, allo stesso posto sedute. Alla stessa maniera disperate.


Hai un sogno speciale da realizzare?


Per tutti i sogni che mi frullano per la testa, credo che questa vita non basti.

Purtuttavia, il sogno al momento preminente è l’avere un erede. Non necessariamente un figlio, non mi riferisco alla prole, che resta una benedizione; ma un erede. Mi spiego meglio. Sogno che, da oggi a 100 anni, qualcuno, al di là di quelli che sono già i miei attuali collaboratori, possa portare avanti il mio centro balistico. Che sia un figlio o semplicemente un allievo, mi piacerebbe che il mio Centro Balistico avesse un seguito.


Che musica ti piace ascoltare?

Bene, bene, considerando che misi piede in radio da giovanissma, ascolto praticamente la qualunque. Al momento, però, prediligo qualcosa di “sostenuto”, soprattutto quando non abbia il caffè a portata di mano. In modo da potermi “caricare” a dovere.

Le tue vacanze preferite?



Vacanze? Che sono? Si mangiano? Sarei scontanta se asserissi che le mie vacanze preferite son quelle che trascorro a casa mia? Con la spiaggia a due passi e la quiete di un paesino poco popolato. Giro fin troppo per lavoro. Quindi, appena posso, il mio relax è a casa mia. Oziando, cucinando, invitando gente. Però non ti nascondo che sto valutando un lungo viaggetto all’estero. Chissà!


Se dico :”L’Amore è…..”, cosa rispondi?


La gente lo sottovaluta. Ad oggi, si ha l’illusione che chi non ami, sia un “duro”. Un soggetto che non deve chiedere mai. Uno che si basti da solo. Che se la sbrigi da solo. Che si organizzi il proprio tempo libero da solo. E che poi si fa una festa a sorpresa da solo, si sveglia la mattina di Natale da solo, si coccoli da solo, ceni da solo, si addormenti da solo….Mah! Nella maggior parte dei casi, nasciamo per un atto d’amore, dunque non comprendo tutto questo voler apparire soli e forti. Chi non ama per “moda”, per par condicio dovrebbe non essere nemmeno amato. Mi pare un giusto equilibrio. Per me, l’amore è la mia famiglia. Concetto atavico. Ma rivoluzionario, credo.


Cosa pensi del crimine? Ce n’è ancora troppo?


Se ce n’è ancora troppo? Beh, esaminiamo SOLO Il fenomeno della mafia in Capitanata. La criminalità “disorganizzata”, un pò come la camorra. Ma crudele.
Esistono ben 28 clan….Welcome to PUGLIA!
In cima c’è la “Società”, la mafia dei mitici anni ’80. Dapprima verticistica, da decenni ormai divisa in diverse “batterie”. Il clan Sinesi/Francavilla, rivale dei Moretti/Pellegrino/Lanza, per esigenze “logistiche” avrebbe stretto un sodalizio con il clan Trisciuoglio/Mansueto/Prencipe; però prima si sparacchiavano addosso. Il gruppo Francavilla, in contatto con la criminalità organizzata di San Severo.

E poi il clan Trisciuoglio/Prencipe/Mansueto (in realtà, Mansueto è stato ammazzato nel 2011, ma nessuno ha visto niente…) alleato con il gruppo Romito. In realtà quello che una volta era il clan Trisciuoglio/Prencipe coinvolto nella guerra del 2002-2003 con i rivali Sinesi/Francavilla (la più cruenta delle 7 guerre di mafia con 14 omicidi e 4 agguati falliti in 15 mesi), si è poi trasformato dal 2006 nel clan Trisciuoglio/Tolonese.

Nell’organigramma della «Società» c’è infine il clan Moretti/Pellegrino/Lanza contrapposto ai clan Sinesi/Francavilla e Trisciuoglio/Prencipe/Mansueto.
Su Cerignola, opera il gruppo ex Piarulli-Ferraro (Ferraro è morto in carcere anni e anni fa). E su Cerignola dove opera anche il clan Di Tommaso (il capo-clan fu ucciso anni fa e non si hanno notizie giudiziarie sull’attività del presunto gruppo….e meno male!). Nel basso Tavoliere opera il gruppo Gaeta; il clan Gaeta fu al centro dell’inchiesta «Veleno» del settembre 2007 con circa 60 arresti e il processo che ha però ridimensionato l’impostazione accusatoria: assoluzioni per mafia (si parlava anche di ecomafia e di condizionamento della vita amministrativa) e qualche condanna per droga e truffa all’Inps. E sempre nel basso Tavoliere, ci sono il gruppo Masciavè e il clan Gallone di Trinitapoli, che sarebbe attivo nel settore droga.


Su Lucera opera il gruppo Tedesco, in guerra con il clan Bayan-Papa-Ricci.
Nell’alto Tavoliere operano: Salvatore ex Campanaro,in sinergia con il gruppo Testa-Bredice, ex Palumbo (Severino Palumbo fu ucciso nel 2015…e pure Campanaro) che mantiene contatti i Francavilla, Testa/Bredice, Russi, DAloia/Di Summa, operante soprattutto nella zona di San Marco in Lamis, al pari del gruppo Cursio/Padula originario di Apricena.
Sul Gargano labbiamo il gruppo Alfieri/Primosa/Basta, il clan «Libergolis (la cuo potenza egemone è stata ridotta a seguito del maxiprocesso alla mafia garganica) di recente “bisticcia”con il clan Romito di Manfredonia, prima suo alleato.


E poi, e poi…il gruppo Romito (uscito indenne dal maxi-processo alla mafia garganica con una serie di assoluzioni, i gruppi Gentile, Ricucci, Notarangelo, (Angelo Notarangelo «cintaridd’» fu ucciso in un agguato di Mafia alle porte di Vieste nel gennaio 2015), Frattaruolo, Prencipe.
Tra San Marco in Lamis e Rignano opererebbero il gruppo Martino ed rivali Di Claudio-Mancini. Ed il clan Ciavarrella.
Penso di averli menzionati tutti…. Ce n’è ancora troppo?


E sulle violenze alle donne?


E’ qualcosa di semplicemente aberrante. Non ripeterò slogan da più parti ventilati. Credo che ad oggi viviamo in una società che vanti un elevato sommerso di casi di violenza agita su donne. Donne che spesso si sentono inadeguate, non solo per ciò che vivono ma anche e soprattutto per il fatto che vengano lasciate sole. E non solo dalle istituzioni. E’ impensabile che queste donne siano completamente sole. E che nessuno, tra parenti ed amici , si renda conto dell’inferno che la donna viva. Inoltre, i numerosi fatti di cronaca, rendono noto che anche tra le vittime che avevano denunciato, non si è affatto agito in tempo. Ma resta il fatto che la denuncia è l’unico strumento per chiedere aiuto! Per esaminare il fenomeno in prospettiva della mia competenza, è risultato che l’uso di armi da fuoco sia semplicemente secondo all’uso di armi bianche. Probabilmente perché, nella disponibilità dell’offender, hanno un maggiore effetto intimidatorio, un distacco dalla vittima ed, in alcuni casi, l’utilizzabilità contro l’offender stesso. La pressione sul grilletto “abbrevia” drammaticamente e drasticamente il percorso tra ideazione d’attuazione, non consente sufficienti tempi di riflessione nella fase istintiva ed emotiva. Resta inoltre il fatto, altrettanto drammatico, che le vere vittime di violenza restino anche vittime di altre donne che si travestono, a loro volta, da vittime, ma di fatto sono false vittime di violenza.


Paola ti ringrazio per questo meraviglioso viaggio nella tua professione e in parte nella tua vita, diciamo cosi…..più serena.


Grazie a te e un saluto a tutti i lettori

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