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CONI e Discipline escluse: proroga fino al 31/12/2017... e poi?

La montagna ha partorito un altro topolino: chi aspettava l’ultima riunione pre-vacanze del Consiglio Nazionale del CONI per vedere la soluzione della questione delle “discipline riconosciute” non può che dirsi deluso e perplesso.
del 24/07/17 -

In pieno stile italiano (come non ricordare le molteplici proroghe relative all’entrata in vigore dell’obbligo per le ASD di dotarsi del defibrillatore) tutto è rimandato ancora una volta ad altra data (dopo la prima proroga che spostava l’entrata in vigore della delibera dal 1 marzo al 31 agosto, al termine dell’anno sportivo): con una nota apparsa sul proprio sito, il CONI comunica la “estensione temporale del riconoscimento sportivo al 31 dicembre 2017”.

E poi? Cosa succederà dopo il 31 dicembre 2017? Ci saranno ulteriori proroghe, per permettere alle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche interessate di concludere l’anno sportivo all’interno dello stesso regime fiscale in vigore nel periodo settembre-dicembre 2017? Oppure a partire dal 1 gennaio 2018 decadranno quelle agevolazioni che sono oggetto del contendere (e chi ha iniziato l’anno sportivo con un regime dovrà adeguare la propria contabilità a un regime completamente diverso)? Mistero fitto...

Tutto quel che ruota attorno a questa situazione ha contorni poco chiari e definiti: dai criteri che hanno spinto il CONI ha prendere una decisione così “singolare” escludendo discipline con un gran seguito (Yoga in primis, ma anche Minibasket, Pilates e Crossfit) includendone altre che con lo sport hanno davvero poco a cha fare (la Morra è l’esempio più lampante), ai reali motivi dietro a questa decisione che a oggi non sono stati resi noti.

Si tratta di ragioni “fiscali” volte a far emergere una fetta di economia “sommersa” e a stanare evasori incalliti e recidivi? Può essere ma, fosse così, denota una scarsa conoscenza dei settori “colpiti”: che giro di affari può avere un Centro Yoga o un’Associazione che si dedica al Crossfit che deve la propria sopravvivenza alle agevolazioni fiscali di cui gode(va) in quanto Associazione o Società Sportiva Dilettantistica? Non sarebbe stato e non è più semplice effettuare dei controlli mirati “mettendo nel mirino” chi gestisce vere e proprie attività di lucro (bar, punti ristoro, impianti) mascherati da “associazioni”? E, soprattutto, fossero queste le ragioni, perché non occuparsi di tutte quelle associazioni culturali che sono tali solo di facciata? Ristoranti, pub ed altre attività cui poter accedere solo in quanto socio (la “famigerata” tessera da compilare al primo ingresso!) sono forse meno “evasori” del Centro Pilates che guadagna in un mese quel che altri guadagnano in pochi giorni di attività spacciata per “sociale”?

Al solito, a rimetterci saranno i “piccoli” (associazioni e società di piccole e medie dimensioni, insegnanti neodiplomati e istruttori free-lance) che tra mille sacrifici e onestamente portano avanti e vorrebbero portare avanti la propria attività che, senza le agevolazioni garantite invece ai giocatori di morra, avranno due scelte: lasciare e dedicarsi ad altro oppure far ricadere sull’utenza gli inevitabili aumenti dei costi di gestione. È così che lo Stato e il CONI vogliono incentivare la pratica sportiva? È così che vogliono renderla davvero accessibile a persone di ogni età e livello sociale?

In tutta questa situazione, davvero impalpabile è l’azione degli Enti di Promozione Sportiva, incapaci di assumere una posizione pubblica univoca, netta e senza ambiguità di sorta, a tutela di centinaia di migliaia di praticanti. Non sono forse questi Enti a farsi garanti sul territorio dell’effettiva democraticità dell’accesso alla pratica sportiva? Redigere e diffondere brevi comunicati nei quali, giorni e settimane dopo, si informano gli interessati delle decisioni presi dal Consiglio Nazionale del CONI non basta davvero!

A oggi, a circa sette mesi dalla prima delibera in cui veniva definito l’elenco delle discipline riconosciute ai fini dell’inclusione nel Registro Nazionale, gli affiliati ancora stanno aspettando un’iniziativa chiara, diretta e condivisa con la “base” nei confronti del CONI, del Ministero dello Sport e del Governo nel suo insieme (la disciplina fiscale non è competenza del CONI!): nessun appoggio alla petizione lanciata online attraverso la piattaforma change.org e che ha avuto il merito di portare all’attenzione dell’opinione pubblica questa situazione (che ha superato le seimila adesioni), né la convocazione dei soggetti interessati, di quella “base” che permette a ciascun Ente di esistere, per discutere insieme di proposte alternative.

Nel frattempo, è notizia di questi giorni, il presidente dell'US ACLI Damiano Lembo è stato eletto “Coordinatore Nazionale degli Enti di Promozione Sportiva” presso il CONI per il quadriennio 2017-2020: la speranza è che possa essere un interlocutore in grado di dare davvero voce a questa istanza, per arrivare finalmente a una soluzione soddisfacente e, soprattutto, definitiva di tutta questa situazione.

Cosa succederà il 1 gennaio 2018? Ai posteri l’ardua sentenza...



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