Cosa succede se non si paga un finanziamento

Cosa può fare la finanziaria al debitore che non paga una o più rate o è semplicemente in ritardo nei pagamenti. Dal pignoramento alle soluzioni per il saldo e stralcio
del 02/10/18 -

Chi non paga un finanziamento viene subito iscritto nelle liste dei cattivi pagatori, sia quelle della Crif e delle altre Sic, sia quelle della Centrale Rischi Interbancaria (o CAI) gestita dalla banca d’Italia (in quest’ultimo caso, non se si tratta di una piccola inadempienza). La conseguenza è che non si può più ottenere finanziamenti, emettere assegni e si perde l’uso della carta di credito.

Nell’elenco dei cattivi pagatori non si rimane in eterno: ci sono dei tempi tecnici oltre i quali si viene cancellati in automatico, senza bisogno di richieste. Il tempo in cui si rimane dentro la blacklist è di:
- 12 mesi per il ritardo di una o due rate
- 24 mesi per il ritardo da tre a più rate, anche se il debito viene poi pagato.

La seconda conseguenza di chi non paga un finanziamento è che, al posto degli interessi “corrispettivi”, quelli cioè che si pagano su ogni singola rata secondo la percentuale indicata in contratto, scatta l’obbligo di pagare i più cari interessi moratori: si tratta cioè di una sorta di sanzione per il ritardo.

La finanziaria che non ha ottenuto il pagamento di una rata avvia le procedure di recupero che di solito, specie per piccoli importi, si valgono di comunicazioni informali: lettere, telefonate di società esterne di recupero crediti, email o anche sms. Questa è una fase collaborativa, volta a recuperare “con le buone” il dovuto. Se l’inadempienza però dovesse protrarsi, prima di procedere al pignoramento la finanziaria dovrà chiedere un decreto ingiuntivo in tribunale e notificarlo al debitore. 

Chi non ha la possibilità di pagare la finanziaria e cerca una soluzione che lo salvi da una situazione senza via d’uscita può beneficiare della legge n. 3 del 2012 meglio nota come legge salvasuicidi o sul sovraindebitamento. Quando il finanziamento è stato chiesto per credito al consumo, non quindi legato ad attività imprenditoriali, il debitore presenta in tribunale – con il necessario ausilio di un organismo di composizione della crisi (che può anche essere un professionista come un avvocato o un commercialista) – un piano di pagamento che tenga conto delle sue concrete disponibilità economiche. 

Articolo tratto dal sito laleggepertutti.it



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