SALUTE e MEDICINA
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Web, 170 al Gemelli di Roma per disintossicarsi

25/01/11

Non riescono mai a staccare la spina. E se ci provano i sintomi sono quelli di una vera crisi d’astinenza. Ansia, depressione. Già, perché oramai per loro una vita senza pc è impensabile. Online trovano il gioco d’azzardo, il sesso o semplicemente il contatto virtuale attraverso il social network 24 ore su 24.

Non riescono mai a staccare la spina. E se ci provano i sintomi sono quelli di una vera crisi d’astinenza. Ansia, depressione. Già, perché oramai per loro una vita senza pc è impensabile. Online trovano il gioco d’azzardo, il sesso o semplicemente il contatto virtuale attraverso il social network 24 ore su 24. Sono giovani di un’età compresa tra l’adolescenza e i trent’anni, e per uscire dalla dipendenza da Internet che ha trasformato le loro vite hanno deciso di rivolgersi ad una struttura ospedaliera. Nella fattispecie al Policlinico Gemelli di Roma, che da quando ha aperto il Centro per le psicopatologie da web, poco più di un anno fa, ha già accolto 170 pazienti. Decisi a disintossicarsi dalla rete, Facebook e social network in testa. Spesso i pazienti arrivano accompagnati da genitori preoccupati, spiega Federico Tonioni, lo psichiatra che dirige il Centro capitolino. “Aggressività e depressione sono i primi sintomi di astinenza da pc che vediamo nei nostri pazienti – racconta l’esperto – mentre il principale segno di intossicazione è la dissociazione”.
Perché “dissociate”, cioè perennemente assorte, immerse in una dimensione onirica, sono Secondo Tonioni le persone malate di dipendenza dal web. “Il punto è che questo straniamento non dura qualche minuto, ma va avanti per un tempo indeterminato: si può stare così davanti allo schermo per ore e ore, e questo non è più fisiologico”. Anche perché, sottolinea, la mente si abitua. “Vediamo adolescenti estraniati anche quando non sono connessi: a casa, a scuola o in qualunque altra attività non partecipano mai attivamente”. Le interminabili sedute davanti allo schermo gettano i teenager – soprattutto maschi, anche se le ragazze sono in aumento – in una sorta di trance permanente. Tra le persone seguite al Centro del Gemelli ci sono giovanissimi, che non hanno più una vera vita al di fuori di quella sui social network; ma ci sono anche gli adolescenti dai 13 ai 20 anni, soprattutto maschi, appassionati di giochi di ruolo, in particolare quelli di guerra; e poi uomini dai 30 anni in su con problemi di gioco d’azzardo e sesso virtuale. Il fenomeno è complesso e ad esso si associano “stati patologici nuovi: stati dissociativi, narcisismo, paranoia”. Tanto che, anche se fra i pazienti in cura al Centro non ci sono coppie, si assiste a un aumento dei partner che spiano la compagna o il compagno, spinti da una paranoia sempre più fuori controllo. Creno falsi profili e identità, entrano in contatto con il partner, lo provocano anche con avance o appuntamenti per vedere la reazione, oppure ricorrono a software ‘spia’ che tengono sotto controllo sms, e-mail, messaggi Facebook.
E chi si trova a fianco una persona affetta da queste nuove forme di dipendenza sulle prime può avere difficoltà a diagnosticarle. Questa generazione digitale spiazza i genitori. “Madri e padri – racconta l’esperto – non sanno davvero che pesci prendere. La comunicazione virtuale è invasiva, non ci sono regole che tengono. Così i genitori affrontano la situazione in modi diversi: si va dalla proibizione, con il sequestro del modem, all’accettazione o anche allo spionaggio. Molti adulti creano falsi profili e chiedono l’amicizia ai figli, infiltrandosi nel loro mondo”.
In aiuto alle mamme e ai papà più o meno preoccupati, annuncia Tonioni, arriverà a maggio un manuale sulla dipendenza da Internet, edito da Einaudi: “E’ un piccolo passo verso la digitalizzazione dei genitori per capire il fenomeno di cui stiamo parlando”, conclude.



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