Fallimenti in Italia: nel 2011 + 4% rispetto al 2010 ma +25% sul 2009

L'analisi di CRIBIS D&B rileva che sono state 11.707 le serrande abbassate negli ultimi dodici mesi, in ulteriore crescita rispetto ai due anni precedenti. Lombardia, Lazio e Veneto le regioni più colpite. Edilizia e commercio i settori con il maggior numero di casi
del 25/01/12 -

Nell’anno appena concluso in Italia si sono registrati 11.707 fallimenti, con una crescita del +4% rispetto agli 11.289 casi del 2010 ma un ben più preoccupante +25% rispetto ai 9.383 casi del 2009, quando la crisi economica aveva già cominciato a manifestarsi in tutta la sua gravità.
Nel quarto trimestre 2011, in particolare, i fallimenti sono stati 3.313, in crescita rispetto ai primi 3 trimestri dell’anno quando i casi rilevati erano stati rispettivamente 2.908 (a fine marzo), 3.301 (a fine giugno) e 2.185 (a fine settembre).

E' quanto emerge dall'Analisi dei fallimenti in Italia realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information.
La maggior parte dei fallimenti in Italia ha coinvolto realtà della Lombardia, dove del resto è concentrata una grossa fetta delle imprese italiane: più precisamente da gennaio a dicembre 2011 sono state 2.613 le procedure concorsuali rilevate in questa regione, di gran lunga la più interessata dal fenomeno. Seguono, con meno della metà di casi, Lazio e Veneto rispettivamente con 1.215 e 1.122 casi. Più distanti Campania (1008), Emilia Romagna (899), Toscana (857), Piemonte (843) e Sicilia (601). Sono quelli dell’edilizia e del commercio i settori in cui si concentrano maggiormente i fallimenti nei primi 12 mesi dell’anno appena concluso. Il più colpito è risultato essere il comparto della “costruzione di edifici” (1.378), seguito da commercio all'ingrosso di beni durevoli (917), installatori (916), servizi commerciali (702), commercio all'ingrosso di beni non durevoli (650). Secondo l’analisi di CRIBIS D&B nel 2011 un numero elevato di fallimenti ha coinvolto anche imprese del settore immobiliare (479 casi), dell'industria manufatti in metalli (459), dei trasporti e servizi merci su gomma (451), ma anche ristoranti e bar (446)
“Il quadro che emerge dall’osservazione di questi dati – afferma Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B – fornisce una ulteriore conferma del momento di estrema difficoltà che stanno vivendo le imprese italiane, specie quelle più fragili e quelle appartenenti a settori che, più di altri, stanno risentendo della congiuntura economica negativa. Del resto, gli avvenimenti che hanno contraddistinto il secondo semestre 2011 hanno peggiorato ulteriormente uno stato di salute di molte imprese, già minato da una crisi economica che perdura ormai da oltre 3 anni”. In questi ultimi anni sono cambiati i mercati di approvvigionamento, l’organizzazione della produzione, le politiche di prezzo e commerciali, che obbligano le imprese ad un rapido adattamento ai nuovi equilibri di mercato – aggiunge Preti -. Ma non tutte ci riescono, sia a causa di fattori endogeni sia per l’incapacità di adottare efficaci politiche e procedure di risk management che, attraverso strumenti adeguati, consentano di conoscere in maniera approfondita i partner commerciali, sia italiani sia esteri, con i quali instaurano rapporti commerciali. A maggior ragione in questa delicata fase, ogni impresa dovrebbe integrare le proprie informazioni interne con business information e indicatori di rischio che consentano di cogliere i cambiamenti e le criticità prima che si traducano in bilanci non positivi o, peggio ancora, in procedure in corso”.

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