ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

"Esodo" di e con Simone Cristicchi al Galli di Rimini e all'Auditorium della Fiera di Morciano

18/02/20

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Corvino Produzioni, riporta alla memoria verità ancora oggi scomode e difficili da accettare: l’esodo spesso drammatico e le violenze subite dei 350 mila italiani costretti a lasciare la propria casa e la propria terra, in cerca di rifugio altrove.

ESODO di e con Simone Cristicchi al Galli di Rimini e all'Auditorium della Fiera di Morciano di R. (Rn).

"Al Porto Vecchio di Trieste c'è un "luogo della memoria" particolarmente toccante: il Magazzino n. 18. Racconta di una pagina dolorosa della storia d'Italia, di una complessa vicenda del nostro Novecento mai abbastanza conosciuta, e se possibile resa ancora più straziante dal fatto che la sua memoria è stata affidata non a un imponente monumento ma a tante, piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità.
Nel porto vecchio di Trieste, il Magazzino N.18 conserva sedie, armadi, materassi, letti e stoviglie, fotografie, giocattoli, ogni bene comune nello scorrere di tante vite interrotte dalla storia, e dall'Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l'Italia perse vasti territori dell'Istria e della fascia costiera, e circa 300 mila persone scelsero - davanti a una situazione dolorosa e complessa - di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.
Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d'animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza, e tanta nostalgia".

Inizia così ESODO, il racconto in parole e musica di Simone Cristicchi, portato a Rimini e Provincia in occasione della "Giornata del Ricordo", recentemente dichiarata per ricordare il dramma degli esuli da Pola, Istria e Dalmazia (l'enclave di Zara) dopo che l’Italia aveva ceduto l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia di Tito come indennizzo di guerra.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Corvino Produzioni, riporta alla memoria verità ancora oggi scomode e difficili da accettare: l’esodo spesso drammatico e le violenze subite dei 350 mila italiani costretti a lasciare la propria casa e la propria terra, in cerca di rifugio altrove.

Uno spettacolo teatrale che propone la poliedrica personalità dell’artista, e che si compone di numerosi generi: la canzone (popolare e d’autore) compresi alcuni testi di Sergio Endrigo (lui pure esule come Alida Valli, Abdon Pamich e Nino Benvenuti, per ricordare i più famosi), la recitazione, i video e le foto del tempo.
In una sfida non facile, su un terreno tuttora denso di polemiche e di visioni parziali o distorte, si deve lodare l’aderenza storica e la narrazione storicamente corretta di Cristicchi dell'intero dramma di questa terra di confine.
Un dramma storico che inizia da lontano ma che, dagli anni 20, apre la sua fase acuta culminata nei "Provvedimenti per la difesa della razza nelle scuole italiane" e "nei confronti degli ebrei stranieri" (1938) fino alla dichiarazione di guerra e all'invasione delle truppe italiane e tedesche, e poi a ciò che la gente si è trovata a vivere, dal 1943 al 1956 nella tragedia fatta di esili obbligati e violenze.
Nel racconto risalta esemplare la storia di Norma Cossetto, studentessa di Lettere prossima alla laurea, che viveva in un paese dell’Istria, Visinada e che fu torturata e seviziata da partigiani jugoslavi e poi gettata in una foiba: episodio, già visto nel film Red Land (Terra d'Istria), di recente passato anche in tv.
Le foibe, queste cavità carsiche a forma d’imbuto rovesciato che tappezzano l’Istria, rendono quest’area una gigantesca groviera; se ne contano, difatti, oltre mille. Appartenute – apprende lo spettatore – anche alla tradizione e al folclore delle favole per bambini, le foibe divengono, a partire dal ’43, abissi infernali, nei quali risulta facile sbarazzarsi, senza alcuno scrupolo, di gente comune, colpevole solo d’essere italiana.
Tutto questo nell'opera di Cristicchi, che percorre anche gli anni successivi, il silenzio dei governanti e il dramma dell'esodo spesso ancora aperto



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