Facebook va sempre più su, ma sarà una bolla speculativa?

Quasi nove anni fa, Facebook ha visto i suoi natali.
del 18/09/14 -

Nato come un semplice sito per connettere gli studenti di Harvard, si è diffuso prima in tutta america, e poi nel resto del mondo.

Facebook ha radicalmente cambiato la vita di tutti, basta pensare ai piccoli gesti quotidiani che ci perseguitano senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Quante persone, infatti, controllano quotidianamente il proprio profilo o la propria Home?

Quanti, appena incontrano un nuovo amico, lo vanno a cercare sul Social Network più popolato al mondo per aggiungerlo?

Prima quotazione e possibilità di bolla speculativa

Facebook, dopo aver cambiato la vita di tutti noi utenti, ha deciso anche di quotarsi in borsa: la prima quotazione risale al 18 maggio 2012.

In questa data, la sua IPO (cioè l’offerta iniziale al pubblico, ovvero il primo prezzo a cui sono state offerte le sue azioni) fu di 38 dollari.

Ovviamente, questa IPO fu una delle più attese e discusse dell’intera stagione: alcuni ritennero l’offerta di base troppo alta, altri la giudicarono troppo bassa, altri ancora sostennero che quell’offerta non aveva nemmeno ragione di esistere.

Il perché l’offerta non dovesse esistere (e quindi perché, in breve, Facebook non avrebbe dovuto quotarsi) risiede tutto in una particolare visione di Facebook in quanto impresa: l’azienda di Zuckerberg, tecnicamente, non produce nulla.

Ciò significa che le fluttuazioni del prezzo delle azioni del social network non possono essere guidate dall’andamento dell’azienda, salvo casi estremi: a meno di non avere una massa di “disiscrizioni” al sito, chi può dire se sta crescendo o meno? Qual è il tasso di nuovi profili minimo richiesto affinché il sito possa essere definito “di successo”?

Insomma, lo stesso campo in cui opera il sito non si presta a dare chiare indicazioni al mercato borsistico. A cosa porta tutto ciò? Semplice, le fluttuazioni del titolo sono guidate solo dalle “mode” di acquisto e vendita, senza correlazioni riguardo il mercato reale.

Di fatto, ciò rende impossibile l’insider trading; ma anche prevedere come andrà il titolo.

A causa di questi timori, Facebook venne definita nulla più di una gigantesca “bolla speculativa”, pronta a scoppiare da un momento all’altro, causando, come ogni bolla speculativa, un crollo delle sue quotazioni azionarie da un momento all’altro (al momento dello scoppio). Di questo ne avevamo parlato in un articolo sugli studenti americani e di una possibile bolla speculativa.

I nuovi traguardi

Facebook, finora, in borsa è andata bene. Così bene che poco tempo fa, e con precisione il 9 settembre scorso, il titolo ha raggiunto (e finora mantenuto) l’esorbitante quota del 200 miliardi di dollari.

Non tutte sono però ottimisti riguardo questo exploit: dal 23 luglio, la quotazione del sito è salita del 9.3%, ma se consideriamo gli ultimi 12 mesi l’impennata sale all’81%. Insomma, gli scettici tornano alla ribalda, gridando ancora “Bolla speculativa”!

Avranno ragione? Solo il tempo potrà dircelo.



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