Frequenza di rimbalzo? Meglio del pogo stick

Spesso si demonizza la frequenza di rimbalzo (per gli anglofoni bounce rate) considerandola una specie di virus, capace di distruggere ogni tentativo di acquisire nuovi clienti dal canale web. Ma è davvero così? O c ‘è qualcosa di molto peggio?
del 29/09/17 -

Sai cos’è esattamente un rimbalzo?

Spesso constatiamo che la gran parte delle persone, incluse quelle con una discreta dimestichezza con la terminologia del web, non sa esattamente il significato di questo parametro. O meglio ne conosce la sostanza, ma non la dinamica, ovvero come viene registrato e, quindi, che significato assume quando è necessario contestualizzarlo, ad esempio in un report.
Quindi per prima cosa precisiamo: il rimbalzo avviene quando un utente entra sul tuo sito e non consente ad Analitycs di calcolare la durata della sessione, dal momento che non avviene alcuna interazione con il sito stesso. Ciò significa che quell’utente ha visitato la pagina ma è uscito senza cliccare su nessun altro elemento (menu, email, link esterno, immagine o link interno). Google Analitycs, infatti, ha bisogno della cosidetta “hit” per poter attivare il tracciamento dei vari parametri di sessione (tempo, pagine viste, eventi ecc…), quindi classifica come “bounced” tutte le visite non tracciate.

Questo cosa comporta? A livello statistico, la sessione viene conteggiata come a durata 0 secondi (quindi va ad abbassare la durata media generale delle sessioni sul sito) e la frequenza di rimbalzo, ovvero il rapporto percentuale tra sessioni bounced e totale delle sessioni, aumenta.

Non è detto che sia un fattore negativo

Ipotizziamo che tu abbia un sito “one page”, una tipologia che oggi va molto di moda sopratutto per siti di prodotto, landing page di eventi o in generale siti che non hanno molti contenuti. Oppure immaginiamo che la tua pagina sia semplicemente informativa, ovvero risponda in modo esaustivo ad una ricerca dell’utente. O, ancora, che sia una landing che propone un acquisto o l’iscrizione ad una newsletter. Possiamo affermare che, in tutti questi casi, un’alta frequenza di rimbalzo rappresenti un campanello di allarme? Probabilmente no.

Nel primo caso, l’utente ha guardato, ha letto, ha “scrollato” il tuo sito, rimandando ad un altro momento se ritenerlo affidabile o meno. Diciamo risultato neutro.
Nel secondo caso, ha trovato la risposta che cercava, ciò di cui necessitava, punto e a capo: risultato positivo.
Nel terzo caso, non ha accettato la tua proposta, ma non è detto che non lo faccia in futuro… risultato parzialmente negativo, ma quanti decidono in prima battuta?

Le cose si fanno più preoccupanti…
…quando Google rileva il cosiddetto “pogo stick”
. Che nome stupido vero? Già, ma vediamo quando viene conteggiato un pogo stick:

- l’utente cerca una determinata keyword su Google
- clicca sul risultato che lo conduce al tuo sito, ma rimbalza
- torna alla pagina dei risultati e seleziona un altro tra quelli mostrati
- ha terminato la navigazione generando almeno il tracciamento completo di una sessione su un altro sito.

Sostanzialmente, l’utente in questo modo ha manifestato in modo più evidente di non aver trovato nel tuo sito le risposte che cercava, e questo a Google piace davvero poco: ecco che, a livello algoritmico, parte una sorta di segnalazione, che potrà farà del male alla tua SEO se ripetuta diverse volte… Purtroppo non c’è modo di tracciare questo comportamento con Analitycs, e pertanto dovrai limitarti a considerare che una parte dei rimbalzi ottenuti saranno diventati dei pogo stick, ed una parte, si spera, no.

Quindi?
La frequenza di rimbalzo va contestualizzata: alla tipologia di sito, ai visitatori di ritorno, al tasso di conversione. Quanto più è elevata, maggiore sarà il rischio di aver generato molti pogo stick, ma se al tempo stesso molti visitatori sono tornati, e parte di essi (diciamo una parte sufficiente) hanno generato una conversione, allora tutto sommato non c’è molto di cui preoccuparsi.

Prossimamente ti sveleremo qualche trucchetto per abbattere drasticamente la frequenza di rimbalzo… e limitare quindi al massimo il maledetto pogo stick.



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