Google e le penalizzazioni algoritmiche – Parte 2

Continuiamo la nostra rapida disamina delle principali penalizzazioni algoritmiche (non visibili o tracciabili in alcun modo) applicate nel 2019 da Google, dalle quali devi guardarti per non compromettere, a volte in modo irrimediabile, i risultati in termini di posizionamento organico del tuo sito.
del 23/09/19 -

Nell’ultimo articolo visionabile qui abbiamo analizzato le penalizzazioni applicate da alcuni degli algoritmi più importanti ed, allo stesso tempo, maggiormente conosciuti nel mondo SEO: Panda, Penguin, Exact Match Domain e Pirate. Manca all’appello RankBrain, del quale abbiamo spesso parlato in passato considerando la sua importanza nella valutazione della qualità dei contenuti, ed altri algoritmi minori ma dei quali è utile conoscere qualcosa.

Hummingbird/RankBrain

Exact-match keyword targeting
Come ormai saprai se hai seguito il nostro blog, Hummingbird (2013) e RankBrain (2015), sono preposti a riconoscere l’intento di ricerca dell’utente: interpretare la query e fornire quindi la miglior risposta è la loro missione, ed ogni tentativo di manipolare tale comportamento, per indurlo fondamentalmente in “errore”, se individuato, porta a pesanti penalizzazioni algoritmiche. Una di queste tecniche consiste nell’utilizzo di termini che coincidano con la keyword di ricerca dell’utente, che diventa pericolosa quando viene utilizzata in modo non naturale o troppo frequente.

Assenza di contenuti rilevanti
La rilevanza è il concetto fondamentale nella SEO ed alla quale si riconducono molte delle azioni di Google: laddove una pagina abbia diversi riferimenti ad una specifica query, ma non contenga, al suo interno, argomenti da Google ritenuti strettamente connessi e rilevanti per l’utente finale, essa viene classificata come di bassa qualità. Difficilmente, salvo radicali interventi sui testi, tale pagina potrà ottenere un buon posizionamento sulla query specifica.

Pigeon/Possum

Inconsistenza del NAP
Quando parliamo di Pigeon (2016) o del recentissimo Possum (2018), stiamo parlando degli algoritmi preposti ad ottimizzare e migliorare il posizionamento locale: per anni Google ha dovuto affrontare il problema di un posizionamento generico che lasciava poco spazio a quello geo-localizzato, e solo in tempi recenti la situazione è cambiata in modo sostanziale. L’acronimo NAP sta per Name Address Phone (number), ovvero i dati principali che identificano un business locale: guai se il tuo sito rappresenta un’attività del territorio e non contiene in posizione facilmente leggibile da Google tali informazioni!

Assenza nelle directory locali
Il motore di ricerca presuppone, più o meno a ragione, che un’attività di una certa importanza attiva in una determinata area geografica sia in qualche modo richiamata, sponsorizzata o almeno citata all’interno di directory legate a quelle stessa area (parliamo a livello locale, regionale o nazionale): laddove non trovasse alcun riferimento specifico, potrebbe insospettirsi e ritenere quindi particolarmente “debole” la penetrazione del tuo negozio o attività nel mercato locale.

Configurazione My Business non conforme
Google My Business forse non porterà contatti ma, come sempre diciamo a tutti i nostri clienti, ha un’importanza fondamentale nel posizionamento organico locale. E’ un vero e proprio database di confronto per il motore, che deve trovare corrispondenza non solo del NAP e delle tipologia di attività, ma anche eventualmente di altre informazioni più specifiche quali orari di apertura e link social. Attenzione quindi a curare e sopratutto aggiornare il tuo profilo.

Fred

Contenuti superficiali
L’ultima cosa che Google vuole mostrare ai propri utenti è un sito povero di contenuti e concepito principalmente per monetizzare con pubblicità, link o, in generale, pagine poco fruibili e la cui lettura non costituisce un valore aggiunto per il visitatore. I cosiddetti “thin content” sono pertanto una minaccia seria per il tuo sito, parliamo in qualche modo di penalizzazioni simili a quelle di RankBrain ma di impatto più rilevante: di fatto i “thin content” sono visti come veri e propri contenuti spam.

ADS eccessivi
Una presenza eccessiva di banner, pop-up o altri strumenti di monetizzazione non vengono visti di buon occhio da Google: e per fortuna, diremmo noi. Quindi attenzione quando ospiti questa tipologia di servizi (pagati anche profumatamente da Google stessa…) a non eccedere o, quanto meno, a distribuirli in modo uniforme sulle pagine.

Barriere utente
E’ questo un aspetto collegato strettamente al concetto di cui sopra: laddove la presenza di pubblicità, di call to action particolarmente invadenti o di pop-up pregiudichi la corretta fruizione del sito da parte del visitatore, scatta la penalizzazione del nostro amico Fred. Un sito difficile da navigare è un sito ritenuto poco importante dal motore di ricerca.


Non abbiamo parlato del Mobile-first indexing o del Page Speed Update, ma volutamente, essendo forse due degli algoritmi più conosciuti anche dai SEO alle prime armi: di importanza ormai fondamentale, riteniamo acquisito che il tuo sito ne rispetti pienamente i requisiti. Oppure no? Come sempre noi siamo qui per ogni evenienza: [email protected]



Licenza di distribuzione:
INFORMAZIONI SULLA PUBBLICAZIONE
WebSenior
Responsabile account:
Gerardo Tartaglia (Titolare)
Contatti e maggiori informazioni
Vedi altre pubblicazioni di questo utente
© Pensi che questo testo violi qualche norma sul copyright, contenga abusi di qualche tipo? Contatta il responsabile o Leggi come procedere
Stampa ID: 315679