ARTE E CULTURA
Articolo

I Beni Culturali e la Diagnostica Non Invasiva (…questi sconosciuti)

12/10/17

Le analisi scientifiche per i Beni Culturali: i segreti delle opere rivelati da indagini non distruttive

Prima di poter dar vita alle migliaia di tematiche per cui questo blog è nato, mi sembra doveroso partire dai soli e unici protagonisti: i Beni Culturali.

Ci sono svariate definizioni che cercano di mettere in luce il loro significato in maniera completa; come esempio, vi invito a leggere l’Articolo 2, commi 1-4, del Codice dei Beni Culturali e Del Paesaggio, emanato con il D.Lgs. del 22/01/2004, n. 42, meglio noto come
Codice Urbani, dal nome dell’allora Ministro dei Beni Culturali. Da questo estratto, riportato in bibliografia per chiunque volesse approfondirne la lettura, appare chiaro che vanno considerati Beni Culturali non solo gli “oggetti culturali”, mobili e immobili, ma anche i beni paesaggistici e che, per entrambi, deve essere garantita la fruizione alla Collettività.

Purtroppo, nonostante l’Italia possegga la maggior parte del Patrimonio Culturale Mondiale (senza andare a perderci nelle svariate percentuali presenti sul Web), i Beni Culturali vengono considerati da un pubblico ancora troppo vasto solamente come degli “oggetti” dormienti nei musei, e anche questi ultimi vengono ritenuti per lo più depositi polverosi o cimiteri dell’arte.

Difatti, l’ostacolo che si pone fra i Beni Culturali e la Collettività è rappresentato dal fatto che questi sono degli “oggetti muti”: la loro voce è flebile e/o difficilmente udibile, quando invece potrebbero affascinarci con le innumerevoli storie che celano.
Quindi, la Domanda che ognuno di noi si potrebbe porre è: “esiste un modo per far parlare i Beni Culturali?” La risposta è: “Sì!” Vi chiederete, quindi: “Come?” La risposta è: “Con la Ricerca e la Diagnostica.”
Ovviamente, questo è solo uno dei molteplici compiti della Diagnostica, ma sicuramente è fra i più interessanti.

Quando si parla di indagini diagnostiche, la prima idea che viene in mente è riferita all’ambito medico-clinico e, in un certo senso, potremmo considerare anche i Beni Culturali dei pazienti, le cui vicende cliniche (e storiche) devono essere studiate e valutate; in base poi all’esito delle indagini, si decide se e come curare questi pazienti ante litteram, attraverso operazioni di restauro, in modo da renderli nuovamente fruibili dalla Collettività.

Quindi, con l’espressione ‘indagini diagnostiche’ si intendono tutte le tecnologie scientifiche finalizzate allo studio, al restauro e alla valorizzazione dei Beni Culturali. Il parallelismo con l’ambito medico si riconferma anche dal punto di vista delle strumentazioni, in quanto la Diagnostica ha sfruttato e sfrutta tecnologie nate per scopi diversificati (basti pensare alle tecniche radiografiche, nate per obiettivi medici ma largamente adoperate nell’ambito culturale!).

Al fine di preservare l’integrità delle opere d’arte, la ricerca è sempre più mirata ad effettuare delle indagini diagnostiche definite “non invasive”, cioè che non richiedono un campionamento dell’opera e che, tendenzialmente, possono essere effettuate anche in situ con strumentazione portatile. Le analisi sul campo permettono non solo di scongiurare tutti gli eventuali danni (fisici, chimici, termoigrometrici) che possono originarsi dalla movimentazione di un bene culturale, ma danno la possibilità di includere fra i beni analizzabili tutti quelli che non possono essere movimentati (affreschi, statue di grandi dimensioni, reperti preziosi, ecc.).

La diagnostica non invasiva si avvale di molte tecniche, fra cui la Spettroscopia Infrarossa in Trasformata di Fourier (FTIR), la Spettroscopia Raman, la Diffrazione e la Fluorescenza dei Raggi X (rispettivamente XRD e XRF), l’Imaging Multispettrale, e via dicendo; tutte tecnologie di cui parleremo, se avrete la pazienza e l’interesse di seguirci.

Tiziana Pasciuto (http://researcheritage.blogspot.it/2017/04/i-beni-culturali-e-la-diagnostica-non.html)



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