Il futuro del coworking? Sempre più vicino ai luoghi di residenza

Il futuro del coworking vede sempre più aperture di uffici condivisi nei sobborghi delle aree metropolitane riducendo il pendolarismo.
del 02/11/21 -

Nell’era del covid e dello smart working ci si domanda quale sarà il futuro del coworking. Le persone lavorano da casa o scelgono la formula del lavoro ibrido e questo potrebbe indurre a chiedersi “perchè affittare una scrivania in un coworking?”. In realtà col telelavoro nascono nuove esigenze e, a oggi, il futuro del coworking sembra più roseo che mai.


Coworking spa e vicino ai luoghi di residenza dei lavoratori

Ne avevamo già parlato quando Mark Dixon, ceo di IWG, aveva espresso spiegato l’impatto del lavoro ibrido nei suoi uffici di coworking. La prospettiva è che i coworking si insidino in prossimità delle aree residenziali.

Supponiamo che il signor Mario Rossi sia un sistemista e che abita a circa un’ora di macchina dalla sede dell’azienda da cui è stato assunto. Durante il periodo della pandemia ha sperimentato il telelavoro. Questo gli ha dato il vantaggio di risparmiare ogni giorno due di viaggio, fuori dal traffico e più tempo per se e la sua famiglia. Allo stesso tempo, però, è risultato difficile combinare gli impegni familiari con quelli lavorativi. Fare una call conference mentre i figli giocano a nascondino a casa è risultato piuttosto difficile. Il ritorno alla vita da pendolare non è una prospettiva allettante, ma al contempo avere uno spazio che permetta una divisione tra lavoro e vita privata è necessario.



I vantaggi del telelavoro da un coworking

Ecco che lavorare in un coworking vicino a casa risulta una prospettiva allettante. Bassi costi di affitto, tempi di viaggio brevi, ambiente lavorativo stimolante.

E’ una tendenza che negli USA sta facendosi sempre più forte disegnando un nuovo futuro del coworking. Nell’area metropolitana di New York City, sede dei più grandi distretti per uffici del paese, gli spazi di co-working si rivolgono sempre più alle centinaia di migliaia di impiegati che vivono nei sobborghi.

Durante il lock down alcuni ex dipendenti di WeWork, uno dei più grossi network al mondo di coworking, han dato vita a Daybase. Al centro della tesi di Daybase c’è l’idea di dare ai dipendenti delle varie aziende la flessibilità di lavorare da uno ufficio vicino ai sobborghi dove abitano. Questa possibilità permetterà di attirare un pool di talenti sempre più ampio rendendo l’area di New York più competitiva rispetto alle altre città.

Gli spazi di co-working in periferia sono particolarmente attraenti per i genitori che desiderano una maggiore suddivisione tra casa e lavoro, ha affermato Daybase al NY Times. Nelle sue indagini sui potenziali clienti, le maggiori lamentele sul lavoro da remoto riguardavano la mancanza di spazio, la bassa qualità della connessione a Internet e rumore.

Daybase prevede di espandersi negli USA attraverso il franchising, cercando spazi vicini a negozi di alimentari, asili nido e palestre, con la speranza che i lavoratori utilizzino gli uffici come parte di una routine quotidiana più ampia.

La strategia di Daybase si inserisce in una tendenza che è ormai in atto da qualche mese nella regione di New York. Secondo Kastle Systems, una società di sicurezza che tiene traccia dei passaggi dei dipendenti negli uffici, circa il 32% dei lavoratori era in ufficio a metà ottobre. La percentuale è aumentata costantemente dal Labor Day, ma è ancora la metà di ciò che i datori di lavoro avevano previsto.



Rischi del lavoro ibrido

E’ altresì vero che ci troviamo in un territorio inesplorato. Per un’azienda, offrire spazi di coworking come benefit potrebbe comportate il rischio di incrinare la cultura del lavoro. I dipendenti potrebbero sentirsi disconnessi dall’ufficio principale e più disposti a cambiare lavoro.

“Se non sei un’azienda che ha un senso molto forte della propria cultura del lavoro, un approccio come questo potrebbe rivelarsi fallimentare”, ha detto la signora Humphrey vicepresidente esecutivo di Savills.



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