SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Il mondo della logopedia è in lutto perché il 23 gennaio 2018 è venuta a mancare la dottoressa Adriana De Filippis. Autrice del famoso "Manuale di logopedia", è stata una delle principali fautrici del cosiddetto metodo di "oralismo puro" e logopedista storica dei bambini sordi.

24/01/18

Il mondo della logopedia è in lutto perché il 23 gennaio 2018 è venuta a mancare la dottoressa Adriana De Filippis. E’ stata una delle principali fautrici del cosiddetto metodo di "oralismo puro" e logopedista storica dei bambini sordi. Professore Universitario del Corso di Laurea in Logopedia presso l’Università Statale di Milano. Autrice di numerosi volumi, manuali e pubblicazioni.

FotoIl mondo della logopedia è in lutto perché il 23 gennaio 2018 è venuta a mancare la dottoressa Adriana De Filippis. Autrice del famoso "Manuale di logopedia", è stata una delle principali fautrici del cosiddetto metodo di "oralismo puro" e logopedista storica dei bambini sordi. Professore Universitario a contratto del Corso di Laurea in Logopedia presso l’Università Statale di Milano. Autrice di numerosi volumi, manuali e pubblicazioni. Presso le Edizioni Erickson ha pubblicato "Nuovo manuale di logopedia". Desideriamo con questo scritto vivificare il suo ricordo, che passa, oltre ai suoi moltissimi pazienti, anche attraverso i suoi allievi, tra cui le logopediste Elvira Liguori (Salerno) e Isabella D'Aiuto (Salerno), e quanti conducono avanti il metodo oralista cognitivo applicato alla sordità. Ci racconta La logopedista campana Isabella D’Aiuto:-
“Debbo ringraziare l’esperienza vissuta con la collega Prof.ssa Elvira Liguori per il corso cominciato presso di lei nel 1998. L’anno successivo ho potuto conoscere la Prof.ssa Adriana De Filippis presso il Centro CTLA (Centro terapia logopedia ed audiometria) di Milano, dove operava assieme ai figli. La ricordo come una figura di donna molto bella, forte, determinata e preparata, che ha lottato per condurre avanti il suo centro ed il suo metodo. Di lei si raccontava un aneddoto: Tu sasso, parlerai...”, pare dicesse. Era quindi fortemente contraria a quanti volessero lasciare ai bambini, anche sordi profondi, la necessità di esprimersi soltanto coi segni. Anche io la penso così.”
Infatti, per colei che veniva chiamata affettuosamente”la dottoressa Defi" era un imperativo categorico condurre al più presto i suoi allievi verso la possibilità di sentire, attraverso l’impianto cocleare e i passi precedenti e successivi a questo.
Nulla di strano nel vedere l'artefice di questa terapia innovativa, nel corso delle sue lezioni, fare le boccacce allo specchio, soffiarsi sulla mano, stringersi le guance con due dita a gli angoli della bocca, seguita da un allievo che, sedutole accanto, si provava ad imitarla. Alle sue parole gli allievi tentavano di imitarla ugualmente. La Defi, ossia la professoressa Adriana De Filippis, vissuta circa 90 anni, più di mezzo secolo l’ha vissuto, difatti, aiutando bambini sordi, afasici, tetra paretici e con deficit cognitivi. Possiamo ricordare con lei che di bambini sordi ne ha fatti parlare «5mila, dal 1958 al 1994, poi sono andata in pensione e non ho più tenuto il conto».
In questo senso precisa la logopedista D’Aiuto: -“Quando si dice parlare, si intende con la voce, come tutti, non comunicare attraverso la lingua dei segni. E parlare bene, anche contrastando la buona pace di genitori che facilmente si accontentano di comprendere i loro figli. Parlare chiaramente. Il meglio che si può.”-
Il metodo di cui parliamo è quello elaborato da Adriana De Filippis, che porta il suo nome, nato in Italia grazie a lei che ha consacrato la sua vita alla riabilitazione dei sordi e, in seguito, ha esteso le tecniche del metodo anche per la rieducazione di tutti i bambini con disturbi del linguaggio in produzione e/o comprensione. Che fossero bambini con disprassia, con patologie genetiche, cerebro lesioni infantili o con disturbi pervasivi dello sviluppo, disturbi specifici dell’apprendimento o altro.
Dice in merito la D’Aiuto: “Con la logopedista Elvira Luguori ho appreso che questo metodo, che prevede l’oralismo, non deve significare soltanto produrre parole ma anche comunicare, pensare, ragionare, apprendere ogni concetto, fissarlo attraverso un imprinting cerebrale incancellabile, rivestirlo di parola ed inserirlo nel proprio universo cognitivo.”-
“Educare alla parola” è difatti uno dei lavori caratteristici del logopedista; e in terapia logopedica, comprende: 1) sviluppo della capacità percettiva; 2) educazione all’ascolto; 3) maturazione della comprensione; 4) motivazione alla produzione verbale; 5) espressione; 6) capacità di interazione comunicando consapevolmente con l’ambiente circostante; 7) pragmatica.
Difatti la terapia logopedica oralista cognitiva del soggetto sordo, protesizzato o impiantato, si fonda sui principi della neurofunzionalità e della neuroplasticità (De Filippis et al., 2004). In merito si apprende che per acquisire una capacità funzionale, la zona preformata della corteccia cerebrale deve ricevere adeguate stimolazioni durante il periodo di normale maturazione. La privazione della stimolazione acustica, insorta in epoca preo peri-verbale, ad esempio, provoca un’atrofia dei nuclei uditivi centrali con conseguente involuzione morfologica delle aree uditive (Rubel et al., 1984; Clopton, 1986). Ciò ha difatti un ascendente sull’organizzazione del sistema nervoso centrale, per cui compromette lo sviluppo delle abilità linguistico-comunicative.
In tal senso la logopedista D’aiuto precisa:-
“L’evento alla radice delle difficoltà è la morte ( o l’atrofia),delle cellule ciliate, cioè quelle cellule sensoriali che sono situate nell’orecchio interno e captano le onde sonore trasformando lo stimolo in un impulso nervoso diretto al cervello. Queste cellule nell’essere umano, anche se non nato sordo, non si rigenerano, perciò se il loro numero diminuisce nel tempo, cala anche la nostra capacità di percepire i suoni.”-
Sembra che qualche speranza in tal senso giunga da un team di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital (Bwh), Harvard e Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Gli scienziati, infatti, sono riusciti a far ricrescere cellule sensoriali dell’orecchio interno grazie a uno speciale cocktail di molecole. La ricerca è stata pubblicata dalla rivista Cell Reports e preannuncia sviluppi terapeutici nel breve periodo.
Tornando alla protesizzazione, chiaramente ci si augura che avvengano corrette e precoci diagnosi e un altrettanto anticipata presa in carico logopedica, proporzionata al quadro clinico del bambino, in quanto il trattamento diventa maggiormente efficace se l’approccio è di tipo ecosistemico e se, nel percorso riabilitativo, sono implicati familiari e insegnanti.
Conclude la D’Aiuto;
- “A parte il chirurgo, occorre tenere conto del tecnico di audiometria, che crea il mappaggio dei suoni in questo che possiamo definire come un “orecchio bionico”, senza dimenticare il lavoro dei logopedisti, che è praticamente quotidiano ed infiltrato anche nell’ambito familiare e scolastico. Tanto per condurre i pazienti, specie i sordi profondi, a comunicare.”-
Il metodo chiamato "oralista cognitivo De Filippis"è strutturato con una doppia utilità, ossia per il bambino più grande e l’adulto e per il bambino più piccolo che deve apprendere giocando.
“Salutiamo” la dottoressa Adriana De Filippis come se lasciasse di sé il ricordo di una “nuova Montessori” e la sua presenza sia a Milano, nel suo centro che altrove sperando che si faccia proprio per ogni dove ciò che ha sostenuto nella sua vita: «il mio obiettivo è portare questi ragazzi il più vicino possibile alla normalità». Ossia, che godano della musica e dei suoni e si esprimano con la parola. Bianca Fasano

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