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Comunicato Stampa

Inquinamento: anche quello luminoso continua ad aumentare

29/11/17

Troppa luce artificiale, uno studio ci spiega perchè non va bene

FotoL’inquinamento luminoso artificiale è un problema e continua a crescere a ritmo sostenuto a dispetto delle campagne per contrastarlo. Perchè contrastarlo? Semplicemente perchè influisce non poco sui nostri ritmi biologici, alterando anche il fondamentale ciclo di sonno-veglia noto come ritmo circadiano. La luce infatti può anticipare o ritardare il ritmo circadiano, inoltre la lunghezza d’onda (o colore) della luce è un altro importante fattore che determina le impostazioni nell’orologio biologico.

Le lampade LED, ormai diffusissime grazie al fatto che, a parità di luce, consumano due terzi in meno delle vecchie lampade ad incandescenza, emettono però nella banda del blu una percentuale di radiazione più elevata rispetto alle lampade a incandescenza e dunque hanno un “sommerso” dannoso sempre nei confronti dei ritmi biologici.

Nel giro di soli quattro anni, dal 2012 al 2016, la superficie terrestre illuminata continuativamente durante la notte è cresciuta del 2,2 per cento all’anno, e la radianza, ossia il flusso di radiazione luminosa per unità di area, è aumentata dell’1,8 percento all’anno. A stabilirlo è uno studio di ricercatori dell’Helmholtz-Zentrum per la geofisica a Potsdam, in Germania, in collaborazione con altri centri internazionali, che illustrano i loro risultati su “Science Advances”.

Solo in pochissimi Paesi si è osservata una diminuzione della superficie illuminata e della radianza, e in alcuni di questi (come Yemen e Siria) il fenomeno è legato allo stato di guerra in cui si trovano.

La luce artificiale notturna infine, ben visibile anche dallo spazio (vedi immagini della Stazione Spaziale Internazionale ISS, foto in alto) è un fattore di stress che influenza e minaccia non solo l’Uomo, ma anche il 30 per cento dei vertebrati notturni e oltre il 60 per cento degli invertebrati notturni, ma può influire anche sulle piante e perfino sui microrganismi.

Luca Angelini



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