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Intervista a Daniele Poto su Anna Frank, a cura del Creative Drama & In-Out Theatre

27/07/13

Il Nuovo Diario di Anna Frank, per la drammaturgia di D. Poto e la riduzione cinema-dramaterapica di E. Gioacchini per il Creative Drama & In-Out Theatre, dopo la prima nazionale a Roma del 17 gennaio e la sua riedizione al Teatro Tenda di Viterbo del 19 maggio, è diventata una pagina di riflessioni sul personaggio, la vicenda e quanto di teatrale e cinematografico a tutto questo si riferisce sul social network fb. Abbiamo rivolto alcune domande all'autore del testo teatrale.

-Come esce dal mazzo dei possibile personaggi drammaturgici proprio Anna Frank e non un altro o un’altra? Mi vengono in mente “Le interviste impossibili”, la scelta è davvero grande…

Anna Frank perché possiede una specificità storica sottovalutata nel crinale tra la fine del nazismo e l’avvento di un mondo virtuale pacificato che dal dopoguerra in avanti non è mai stato così infestato di conflitti bellici. Anna Frank ha visto l’orrore immanente e noi le carichiamo il presagio del “disinvolto mondo di criminali” che gestirà il futuro del mondo dopo la sua morte nel campo di Bergen Belsen. La carichiamo di significati secondo un’operazione lineare concessa in drammaturgia. Facciamo carico ai posteri, a Solomon, della sua infinità scomodità in un revisionismo strumentale che mira a portarci lontano, a far esplodere le contraddizioni del personaggio e quelle di Israele attuale, inteso non come razza (esiste solo una razza umana, senza distinzioni di colori e nazioni, questo dovrebbe essere assodato ma in Italia non lo è) ma come paese irrequieto, non pacificato e non pacificante.

-Anna Frank può ancora essere attuale oggi?

Credo proprio di si. Perché per me la vita, il passaggio in terra è testimonianza, passaggio del testimone. Non possiamo lasciare nulla ai nostri amici, ai nostri figli e alle nostre famiglie diverso e più onnicomprensivo della grande testimonianza che è il transito in terra con le nostre azioni, con gli alberi che abbiamo piantato, il seme che abbiamo fatto germogliare, i libri che abbiamo scritto, soprattutto nel mio caso. Il Diario è una fantastica testimonianza scoperta post mortem, tanto più eloquentemente consapevole perché scritta da una bambina di 14 anni, stritolata dagli errori di un pregiudizio razziale, una tragica deriva della storia.

-Come si innesta lo spunto nel motore vivo dell’opera “Il nuovo diario di Anna Frank?

Con modalità molto pratiche e poco teoriche. Pensando al corpo vivo, all’affabulazione, all’enfasi, ai pregi attoriali e ai limiti degli amici dramma terapici che si sono cimentati nell’operazione e che si sono nutriti di Anna Frank come un’ostia. Alle interpreti principali e alla loro crescita. Per non parlare del regista del Creative Drama & In-Out Theatre, Ermanno Gioacchini. Con le sue accensioni, i suoi cambiamenti di scena, la sua estrosità positiva, il suo condurre per mano gli interpreti a una consapevolezza e a una padronanza sempre più disinvolta in scena.

-La storia è noiosa o la sua riattualizzazione è doverosa?

Non ci dovrebbero essere obblighi ma piacere. Su certi personaggi della storia non è il caso di spendere una parola in più. Ma su altri si possono aprire capitoli investigativi infiniti. Il revisionismo non è un modo di pensare ma un’opportunità da usare con moderazione e senso dell’opportunità.

-Daniele, seguiranno altri possibili testi ad hoc?

Se verranno stimoli ci si potrà pensare. Quello che mi entusiasma è il laboratorio collettivo, la scelta della comunità e non il pensiero solitario, l’assertività auto-referenziale. Dunque una porta aperta.

Un'ultima domanda la rivolgiamo al regista.
-Perché una pagina su fb dedicata all'opera?

Con l'autore e gli attori abbiamo voluto creare uno spazio di discussione ed arricchimento alla cultura della libertà, dove, chi lo desideri, è invitato a intervenire e contribuire. La vicenda di Anna Frank non è solo la storia di una fanciulla preda del nazismo, ma deve essere considerata elemento, come tanti importanti, di un processo che sorregge la coscienza civile.
F.P.




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