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L'allevamento del bestiame

L'allevamento è stato il secondo passo nella civilizzazione dell'uomo, dopo la caccia e prima dell'avvento dell'agricoltura.
del 12/10/17 -

L'allevamento del bestiame a fini economici, anche se talvolta apparentemente voluttuari (cani di lusso, cavalli da corsa), rappresenta una delle attività sostanziali nella vita dell'uomo.

L'allevamento infatti è stato il secondo passo nella civilizzazione dell'uomo, dopo il semplice utilizzo delle possibilità messe a disposizione della natura (frutti spontanei e cacciagione) e prima dell'agricoltura.

L'uomo, infatti, selezionò nel tempo animali di facile gestione ed apprese a ricavarne, oltre alle carni, anche prodotti secondari come il latte e le uova. Apprese quindi ad assicurarsi riserve future di cibo tenendo in vita le bestie sino al momento della necessità di nutrirsene e, in seguito, curando di lasciarne indenni una parte onde consentire la perpetuità attraverso la riproduzione del bestiame.

Attualmente l'allevamento tende ancora a fornire la più elevata quantità di beni di origine animale (carne e latte soprattutto) sfruttando i prodotti locali.

Quindi l'allevamento dei bovini, ad eccezione di quello in batteria, ha una grande diffusione nelle zone dove è possibile l'elevata e costante produzione di foreggeria. Gli ovini tendono a diffondersi dove domina l'agricoltura estensiva per l'utilizzazione di foraggi più scadenti.

L'allevamento dei suini trova due possibilità convenienti: zone ad agricoltura intensiva ed irrigua per l'uso dei sottoprodotti dell'industria casearia, e luoghi dove è possibile il pascolo delle ghiande nei querceti.

L'allevamento della capra (un tempo detta "la vacca del povero") è diffuso nelle località più depresse, per via dell'utilizzazione dei pascoli di maggior pendio e scarsamente produttivi.

L'allevamento intensivo è una particolare attività agricola che non necessita di nesso funzionale con un fondo: come ogni forma di allevamento, prevede la custodia, la crescita e la riproduzione degli animali, ma può essere svolta in ambienti confinati, anche in assenza di terreno sufficiente a garantire una produzione vegetale che soddisfi il potenziale fabbisogno alimentare dei capi allevati, lo smaltimento delle loro deiezioni e la percentuale tra superficie coperta e scoperta che contraddistingue gli insediamenti agricoli.

Questa forma di allevamento ha molti detrattori, a causa delle condizioni di vita a cui vengono sottoposti gli animali. Molti animalisti sostengono che negli allevamenti intensivi le condizioni di vita degli animali sono sensibilmente peggiori di quelle degli animali allevati in modo tradizionale.

In Europa, più dell’80% degli animali che vengono allevati per la nostra alimentazione provengono da allevamenti intensivi: animali geneticamente selezionati per una produttività sempre maggiore, confinati in edifici sovrappopolati, dove non possono esprimere alcuno dei comportamenti naturali della loro specie.

Numerose etichette di qualità e i prodotti derivati dall'agricoltura biologica rassicurano spesso i consumatori di offrire le migliori condizioni di vita agli animali.



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