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L'esperienza narrativa dell'adozione nella intervista a Loredana Paradiso

09/10/18

Intervista a Loredana Paradiso autrice del volume Narrazioni familiari e adozione, nella collana Strumenti di Edizioni Psiconline

FotoNarrazioni familiari e adozioni. Il ruolo degli operatori, insegnanti e genitori (nella collana Strumenti di Edizioni Psiconline) di Loredana Paradiso, offre un modello psico-pedagogico e di lavoro sociale per l’accompagnamento del bambino e della famiglia adottiva nel percorso di narrazione familiare, dalla fase della tutela e quindi della separazione/perdita dalla famiglia di nascita, alla fase dell’abbinamento, dell’incontro della famiglia e della formazione dei legami familiari.
La narrazione di sé è uno dei processi più importanti nello sviluppo dell'identità, nella formazione dei legami famigliari, nelle esperienze di socialità in particolare nelle esperienze di discontinuità relazionale come nella separazione dalla famiglia d'origine e nella transizione famigliare adottiva. A partire da questa riflessione si ripercorrono i temi connessi alla narrazione adottiva sia da un punto di vista teorico, sia metodologico per delineare un modello di narrazione in grado di accompagnare operatori, genitori e insegnanti nelle diverse fasi del racconto di Sé e di sviluppo del bambino.
Incontriamo la dott.ssa Loredana Paradiso per una intervista sugli argomenti del suo nuovo libro.
Loredana Paradiso, laureata in Filosofia e Psicologia, è Professoressa a contratto presso l’Università di Parma nel corso di laurea di Scienze dell’educazione e dei processi formativi. È docente di Alta formazione presso Università, Regioni e Istituti di Ricerca in ambito clinico, psico-sociale e pedagogico. Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato “Fratelli in adozione e affidamento” ( 2016) Franco Angeli, “Parenting adottivo. Funzioni, competenze e stili genitoriali adottivi” (2015) Tangram edizioni scientifiche, “Prepararsi all’adozione. Le informazioni, le leggi, il percorso formativo personale e di coppia per adottare un bambino” (1999, 2002, 2015) Unicopli, “Raccontarsi l’adozione” (2004) Armando, “Nonni adottivi” (2015) Unicopli.


D. A chi si rivolge ed è consigliato il libro?
R. Il libro si rivolge a tutti i protagonisti del percorso adottivo, dai genitori agli assistenti sociali, psicologi, pedagogisti, educatori professionali, insegnanti. L’adozione è un percorso il cui successo dipende dall’integrazione positiva di tutti i suoi protagonisti. Nel desiderio di rivolgersi ad un pubblico ampio e nella consapevolezza che il libro in qualche momento utilizza un linguaggio tecnico si è inserito, al termine, un lessico psico-pedagogico per accompagnare la lettura e la comprensione del contenuti più articolati.

D. Come è strutturato?
R. Il libro si apre con una riflessione sulle peculiarità della narrazione familiare nelle esperienze di separazione e perdita per poi approfondire le specificità della narrazione nelle situazioni di tutela con particolare attenzione verso l’adozione. Si percorrono le dinamiche narrative nelle relazioni familiari con particolare riferimento alle storie di silenzio, evitamento e negazione sino a quelle della rivelazione ed infine della narrazione familiare adottiva.

D. Cosa si intende per narrazione adottiva?
R. La narrazione adottiva è il processo di elaborazione, condivisione e comunicazione della storia dell’adozione che coinvolge tutti i protagonisti dell’adozione: ha una dimensione prettamente familiare che coinvolge genitori e figli e famiglia allargata e una dimensione sociale che coinvolge operatori e insegnanti che partecipano o entrano a vario titolo nel percorso adottivo nella fase pre e post –adozione.
La narrazione adottiva, infatti, è concepita come un processo di comunità che richiede una progettazione integrata tra servizi, famiglia e scuola in modo da accompagnare il bambino nel suo percorso di elaborazione e comprensione della sua storia di vita e da tutelarlo da un racconto violento, offensivo o non rispettoso della sua privacy che non dà valore al suo passato.

D. Che cosa rappresenta la narrazione adottiva per il bambino adottato e poi per la famiglia e per tutti quelli che entrano in contatto con il bambino?
R. È il processo attraverso cui il bambino e la famiglia costruisce la propria identità personale e familiare in una logica di continuità esistenziale. La possibilità per il bambino di comprendere la successione degli eventi, le motivazioni, le rotture, le non linearità è il passaggio essenziale per la co-costruzione di un racconto in grado di rappresentare in modo coerente se stesso e la sua storia.

D. Quali sono le parole per raccontare l'adozione? E quali quelle per raccontare la separazione dalla famiglia di nascita, le esperienze di maltrattamento e di abuso?
R. È uno dei temi più delicati del libro: l’adozione è un percorso che comprende numerose esperienze di perdita e di separazione. Il racconto dell’adozione deve essere in grado di raccontare questi eventi nel rispetto del bambino, delle sue origini e nello stesso tempo della verità. Gli eventi della trascuratezza, del maltrattamento e abuso richiedono l’utilizzo di una terminologia adeguata per ogni fase di sviluppo e per il livello di ricordo e di consapevolezza del bambino.

D. Qual è il ruolo degli operatori e dei genitori?
R. Il ruolo degli operatori e dei genitori è quello di accompagnare il bambino a comprendere la sua storia e successivamente a condividerla con amici, parenti insegnanti, nel rispetto dei suoi tempi di maturazione. Il ruolo degli operatori e dei genitori è quello di rispettare lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino nel percorso di comprensione della sua storia di vita.

D. Quali sono gli strumenti per dar voce ai ricordi e alle emozioni del bambino e dei genitori?
R. In questo ambito si entra nel versante prettamente psico-pedagogico: la narrazione è un evento che si sviluppa nella vita famigliare nei racconti spontanei che raccolgono la storia di ogni persona, della famiglia, ma anche nei contesti educativi e sociali. Gli strumenti psico-pedagogici vanno dal gioco simbolico, ai laboratori del fare e raccontare, ai laboratori con la sabbia.

D. Quali sono i giochi che ripercorrono la storia adottiva?
R. Per eccellenza il gioco simbolico è il contesto in cui il bambino può interpretare la sua storia assumendo il ruolo che di volta in volta ha bisogno di elaborare. In molti casi il bambino ha la possibilità di riprendere anche momenti della vita critici di interpretarli ed elaborare il proprio vissuti, di cambiarli. In altri casi grazie al gioco simbolico ha la possibilità di “mettere in scena” situazioni in cui esperienze affettive che non ha potuto sperimentare.

D. Qual è il ruolo della scuola e delle insegnanti?
R. La scuola ha un ruolo centrale nella narrazione adottiva poiché è il luogo in cui i bambini si raccontano e raccontano la propria storia. È il contesto in cui imparano a narrare la propria autobiografia collegando gli eventi ai diversi tempi e luoghi in cui ha vissuto. La scuola dovrebbe essere il luogo della narrazione familiare con un forte lavoro di regia da parte delle insegnanti nel coordinare e guidare i racconti dei bambini e la loro condivisione nel gruppo. In un’epoca in cui la famiglia sta assumendo volti sempre diversi è importante che la scuola sia attrezzata a permette ad ogni bambini di elaborare la propria esperienza familiare.

D. Quali sono le fasi del racconto adottivo in funzione dell'età del bambino?
R. Il libro dedica il capitolo 7 nella descrizione dei processi emotivi e cognitivi del bambino nelle diverse età in funzione delle fasi del racconto adottivo. Questo si sviluppa dal livello percettivo ed emotivo-simbolico della prima infanzia, a quello logico-causale dell’età scolare fino a quello interpretativo dell’adolescenza e dell’età adulta in cui il soggetto esprime in modo definitivo l’immagine che ha di sé.

D. Cosa accade quando genitori adottivi e bambino si incontrano?
R. Nel momento dell’incontro adottivo genitori e bambini iniziano a condividere le storie familiari: l’adozione è l’incontro di due percorsi di vita con origini diverse che si integrano diventano un’altra storia familiare. Questa racchiude le precedenti accogliendo le esperienze di perdita e dando una spiegazione comprensibile e rispettosa di tutte i protagonisti. In questo senso è possibile concepire il racconto dell’adozione come un processo in cui tutti i protagonisti partecipano alla formazione della trama e alla sua narrazione.

D. Nel volume si parla del Libro della storia della vita, ce ne parli
R. Il Libro della storia della vita è uno strumento psico-pedagogico, ma anche psico-sociale fondamentale nel percorso adottivo. Il libro della storia della vita rappresenta l’output finale del lavoro degli operatori sociali con il bambino nella documentazione della storia vissuta prima del momento dell’adozione. Permette al bambino di arrivare al momento dell’adozione con un libro che raccoglie le informazioni principali della sua storia in modo chiaro, comprensibile proprio perché elaborate con lui. Il libro della storia della vita rappresenta l’anello di congiunzione tra la storia del bambino prima del suo ingresso nella famiglia adottiva e il post-adozione, ossia la vita famigliare.
Il libro della storia della vita permette ad ogni bambino di partecipare nella fase della tutela e del pre-adozione al laboratorio autobiografico finalizzato alla narrazione del sé. Gli operatori, assistenti sociali o educatori professionali, sono le persone che accompagnano il bambino in questo percorso. Il Libro della storia della vita dovrebbe essere consegnato dal bambino ai genitori nel momento dell’incontro e proseguire con il libro dell’adozione.



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