L'industria e produzione di abbigliamento più puntuale nei pagamenti rispetto alla media delle aziende italiane

A marzo 2014 il 43,2% delle realtà del comparto pagava alla scadenza le fatture ai fornitori, contro il 27,3% di quattro anni fa. Non bene invece il commercio al dettaglio, con solo il 36% di imprese virtuose. Questi i risultati dello Studio Pagamenti 2014 di CRIBIS D&B
del 02/07/14 -

Nel primo trimestre 2014 il settore dell'industria e produzione di abbigliamento si è dimostrato più puntuale nei pagamenti ai fornitori della media delle aziende italiane. Infatti il 43,2% delle imprese del settore (circa 83.000 imprese analizzate, concentrate soprattutto in Toscana, 21,4%, Lombardia, 16,5%, e Veneto, 11,2%) ha rispettato i termini prestabiliti, con un gap positivo di 5,2 punti percentuali sulla media italiana (38%) e un'ottima performance rispetto al 2010, quando le aziende virtuose erano appena il 27,3%.
E' quanto si evince dallo Studio Pagamenti 2014 relativo alle imprese della filiera tessile, abbigliamento e accessori (che include anche il commercio al dettaglio di abbigliamento e accessori) aggiornato a marzo 2014 e presentato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese italiane in tutti i principali settori.

Proseguendo nell'analisi si vede che il 44,2% delle aziende produttrici ha pagato entro il mese e solo il 12,6% ha saldato con oltre 30 giorni di ritardo, contro il 16,1% della media italiana (ma erano appena il 5,4% nel 2010, quindi il peggioramento in 4 anni è stato di 7,2 punti percentuali). Sempre a confronto con il 2010 i ritardi gravi sono cresciuti addirittura del 271% per quanto riguarda l'industria della pelle (da 3,1% a 11,5%) le cui aziende costituiscono il 22,7% del settore (il resto è suddiviso tra 20,8% di industrie tessili e 56,5% di industrie di abbigliamento e altri prodotti tessili), formato nella quasi totalità da micro (87,1%) e piccole (11%) realtà. Considerando le abitudini di pagamento in relazione alla macro area geografica di appartenenza, le situazioni più critiche sono localizzate al Centro e al Sud e Isole, dove i ritardi superiori al mese hanno raggiunto rispettivamente il 13,6% e il 26,1% (nel Sud e Isole le aziende puntuali arrivano appena al 30%).

Invece, il settore del commercio al dettaglio, per quanto riguarda abbigliamento e accessori, ha mostrato un trend opposto: appena il 36,3% delle imprese ha rispettato i tempi prestabiliti, con un saldo negativo di 1,7 punti percentuali rispetto alla media delle aziende italiane, e ben il 21,3% ha pagato con oltre un mese di ritardo (oltre 5 punti percentuali in più rispetto alle altre aziende italiane e addirittura 14,5 in più se si considera la performance del settore nel 2010), ma nei “super ritardi” il settore degli accessori per abbigliamento e indumenti intimi femminili ha superato il 28%.
Si tratta di circa 139.000 imprese analizzate che si concentrano maggiormente in Campania (13,8%), Lombardia (11,6%) e Lazio (11%) e sono rappresentate totalmente da micro (97,9%) e piccole (1,9%) imprese, suddivise tra abbigliamento per donna, abbigliamento e accessori per uomo e ragazzo, accessori per abbigliamento e indumenti intimi femminili, abbigliamento per bambini, abbigliamento in genere, scarpe, pelliccerie, articoli e accessori per abbigliamento n.a.c.
Anche in questi settori le macro aree geografiche di maggiore sofferenza sono il Centro e il Sud e Isole, dove i ritardi oltre i 30 giorni hanno raggiunto rispettivamente il 24,3% e il 28,7%, mentre i pagamenti puntuali si attestano appena al 30%.

“A marzo 2014 solo il 38% delle imprese italiane ha pagato alla scadenza le fatture ai propri fornitori, con un calo di 8 punti percentuali rispetto all’anno precedente – commenta Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS D&B -. Inoltre, si è registrata una crescita dei ritardi gravi che hanno raggiunto il 16%. E’ difficile prevedere se questo trend resterà stabile o se peggiorerà ancora, ma sicuramente non ha da ipotizzare una riduzione dei ritardi nei pagamenti e del livello medio di rischiosità commerciale del tessuto aziendale italiano. Ci sono però anche dei segnali positivi, benchè non a costo zero per le aziende. Negli ultimi anni le imprese italiane hanno messo sempre più il controllo sui pagamenti al centro della propria gestione finanziaria, come uno dei fattori decisivi per rimanere sul mercato: hanno investito molto in strategie di gestione della clientela, come un più attento monitoraggio, nuove policy commerciali e, in alcuni casi, un ampliamento della struttura di credit management. Molto diffusa anche l’adozione di procedure di recupero dei crediti più tempestive e strutturate.”

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