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L'Intervista: 11 Domande a Mimmo Costanzo

16/10/14

Mimmo Costanzo, l'imprenditore antimafia

I DOCUMENTI - Mafia e borghesia mafiosa, metropolitana, darsena e porto, i rapporti con Fiumefreddo, le dichiarazioni dei pentiti, Confidustria ed il suo ruolo. Nei giorni scorsi L’Urlo ha tracciato un quadro del super imprenditore catanese Mimmo Costanzo (vedi link), oggi vi proponiamo l’intervista e tutti i documenti.

Cos’è a suo avviso la mafia?
«E’ l’antistato e certamente un cancro per la nostra società. Un’organizzazione criminale tra le più forti al mondo, ramificata sul territorio, con le sue regole, i suoi codici, le sue leggi e che si pone in completa contrapposizione e antagonismo con gli organismi della società statale e civile.
Diversa invece e per certi versi anche più insidiosa è la “cultura mafiosa”. Cultura del familismo amorale e del parassitismo portato all’esasperazione criminale. Una zona grigia che ho sempre combattuto, da cittadino e da imprenditore, perché credo fermamente in una comunità civile che è regolata dalle leggi dello Stato. La mafia, inoltre, è una delle principali cause del sottosviluppo e dell’arretratezza economica e culturale di un territorio.»

Lei è stato assessore comunale con Enzo Bianco: è un capitolo chiuso la politica?
«Lo sono stato giovanissimo, avevo appena 31 anni. Forse è stata l’esperienza più esaltante della mia vita. Una sfida entusiasmate, costruttiva, con meravigliosi compagni di squadra. Una giunta di altissimo livello, umano, professionale e istituzionale. A partire dal sindaco Enzo Bianco, che mi diede una delega piena con la possibilità di incidere davvero nelle politiche di crescita della mia città. Ma sapevo già che i miei orizzonti sarebbero stati altri. La vita ti impone a un certo punto di fare delle scelte, non mi fido di quelli che pensano di poter fare tutto. Io ho scelto, e non ho mai avuto rimpianti, di fare impresa. La cosa più gratificante è la possibilità di portare avanti un’idea e di relizzarla, trasformandola in realtà. Ma credo che un imprenditore debba mettere al primo posto l’etica e i valori, solo così può dire un giorno di aver realmente raggiunto il suo obiettivo. Un’impresa è vera soltanto se dimostra, con i fatti concreti, una responsabilità sociale nei confronti del territorio. Tutto ciò che fai ha un senso soltanto se la tua azienda riesce a essere utile per la collettività. E questo è anche il segreto: la grande forza, l’energia che t’incoraggia a fare di più.»

In parte nel nostro articolo è riportato quanto ha scritto su “I Siciliani Giovani” l’avv. Ugo Colonna: lei aveva chiesto la rettifica ai tempi della prima pubblicazione del pezzo?
«Non ho chiesto rettifica perché eravamo a ridosso dell’attività istruttoria da parte della Procura di Messina in merito alla vicenda in questione. Non potevo rivelare la notizia di essere stato sentito dai magistrati messinesi sull’argomento in questione, in quanto gli atti erano coperti dal segreto istruttorio.»



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