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L’Itanglese cresce ancora, ma il traduttore automatico di Google non lo capisce

L’Itanglese - parole inglesi importate nella lingua italiana – Cresce del +343% grazie allo Spread ed alla Tecnologia
del 09/05/12 -

Milano, 09 maggio 2012 – Per il terzo anno consecutivo l’agenzia di traduzioni Agostini Associati ha condotto l’ormai consueta indagine sull’Itanglese, ovvero sul fenomeno dell’uso e importazione di termini inglesi all’interno nella lingua italiana scritta da parte delle aziende operanti in Italia.

La nuova rilevazione, condotta su una base di documenti tradotti dall’italiano verso altre lingue nell’anno 2011 versus una base equivalente del 2010*, evidenzia una nuova crescita del 343% degli anglicismi. Nel dettaglio, sulla base della nostra ricerca quest’anno i tre termini inglesi più utilizzati in azienda sono stati SPREAD, SMART, LIKE. Di seguito la classifica dei primi 10 termini “inglesi” più ricorrenti nel campione analizzato quest`anno:

Parola Inglese Importata
Spread
Smart
Like
Social
Tablet
Business
Default
Brand
Screenshot
Device
Fonte Dati: ricerca Agostini Associati 2012

“Guardando la classifica e l’insieme dei dati” afferma Ale Agostini, socio dell’agenzia di traduzioni Agostini Associati ”sembra che quando sono in azienda, gli italiani dimenticano la loro lingua e importano termini inglesi senza tradurli. A mio parere questa importazione selvaggia è anche una scelta di convenienza che permette di risparmiare tempo senza dovere pensare ad una possibile traduzione/parola corrispondente in italiano. Tra i termini preferiti quest’anno si conferma per il terzo anno la crescita di parole associate alle nuove tecnologie informatiche (6 delle prime 10), con la novità di parole associate ai fenomeni globali dell’economia (2 delle prime 10, tra cui non poteva mancare il fatidico spread) che hanno ampio risalto sui i mezzi di comunicazione. Interessante rilevare che a ridosso delle prime 10 posizioni, abbiamo rilevato parole ibride derivanti da radice anglosassone che sono state riadattate in Itanglese, quali Sharare, Taggare, Forwardare, Performare, Splittare, Schedulare ecc. (mi fermo qui per non fare rivoltare nella tomba Dante e Oscar Wilde). Questa tendenza è legata a nuove “azioni digitali” associate all’uso di strumenti informatici a sfondo sociale quali Facebook, Twitter e Google +. Da un punto di vista linguistico, mi domando se l’importazione diretta di termini inglesi (esempio classico Tablet) sia da preferire o meno rispetto ad un ri-adattamento in stile “Itanglese “ (esempio sherare, taggare ecc.) o se dovremmo fare come i francesi che traducono tutto e proibiscono per legge l’uso indiscriminato di anglicismi. Forse ha ragione chi sostiene che il futuro della nostra lingua è l’Itanglese. La cosa divertente” conclude Ale Agostini ”è che alcuni traduttori automatici sembrano amare ed usare l’italiano più degli italiani stessi: se ad esempio vado su Google Translate e chiedo di tradurre in italiano la frase “my tablet is a smart device”, Google traduce tutto senza Itanglese”.

E’ evidente ormai come gli italiani al lavoro abbandonano sempre di più i termini nostrani per importare quelli inglesi che sembrano più di moda, ma è davvero notevole il tasso d’ingerenza dell’inglese nella stampa nostrana?
E’ la domanda che si è posto il Prof. Massimo Arcangeli che ha coordinato un gruppo di giovani linguisti, in compartecipazione con Agostini Associati, per rilevare l’utilizzo dell’Itanglese da parte dei principali quotidiani, settimanali, giornali radio, telegiornali e spot tv italiani.
Su StopItanglese.it, “titolo volutamente provocatorio” dice Massimo Arcangeli “per l’anglicissimo stop“ è possibile trovare tutti gli aggiornamenti delle rilevazioni condotte dal gruppo di lavoro. “Un’anglofilia forse inoffensiva ma superflua e pretenziosa” afferma Massimo Arcangeli ”Induce a identificare i più grandi avversari dell’Italia con gli italiani stessi, insinuando al contempo il sospetto che dall’arma puntata contro la nostra lingua dai suoi nemici interni partano solo gragnuole di salve, che i fuochi d’artificio dello stile animato da un’anglomania civettuola siano l’altra faccia del patetico esibizionismo, verbale e non verbale, di una fenomenicità del nulla”.

Ricordiamo inoltre che nel 2010, Ale Agostini ha scritto il Codice Itanglese, che vuole proprio essere una breve guida per utilizzare in modo più equilibrato gli anglicismi. Questo codice ed interviste sul tema sono state riprese da importanti mezzi di comunicazione Italiani ed Esteri come Radio24, Radio Capital, Repubblica, Corriere.it, Telegraph.co.uk ecc.

Ci sono termini inglesi entrati nella nostra lingua che davvero non vi vanno giù? Scrivetelo nel Blog Linguistico e diteci come valutate questa nuova tendenza di “inglesizzazione” della nostra lingua o partecipate al mini-sondaggio "Itanglese".

* La rilevazione è stata condotta su una base di documenti tradotti sull’anno 2011 (traduzioni dalla lingua di partenza italiano verso altre lingue, per un volume totale di 49 milioni di parole) paragonato con una base equivalente di documenti tradotti nell’anno 2010 (traduzioni da italiano verso altre lingue per un volume totale di 56 milioni di parole). I tipi di documenti usati sono di origine aziendale, infatti Agostini Associati traduce per il 70% delle aziende dell’indice FTSE MIB tra cui molte società italiane che esportano all`estero. Sono stati esclusi Acronimi e anglicismi già entrati in almeno uno dei maggiori vocabolari di lingua Italiana (Zanichelli, Hoepli e De Agostini)

Agostini Associati
Agostini Associati (www.AgostiniAssociati.it), agenzia leader di servizi di traduzione e interpretariato nata nel 1997, presente a Milano, Roma, Londra e Hong Kong, traduce per il 70% delle aziende dell’indice FTSE MIB e fornisce le sue traduzioni a più di 600 società nazionali ed internazionali. Grazie ad un team di oltre 1000 traduttori madrelingua, Agostini Associati è specializzata nella traduzione di bilanci, materiali di marketing, manuali tecnici, documenti legali e finanziari. Agostini Associati è la prima società del settore ad avere ottenuto la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008 e una delle prime in Europa ad aver superato la conformità alla nuova norma europea UNI EN 15038:2006.



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