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La famiglia di fatto,  in che cosa consiste e quali sono le varie dinamiche della convivenza

La famiglia di fatto è un nucleo nel quale una coppia convive stabilmente e nel rispetto dei diritti e dei doveri coniugali, ma la loro unione non è ufficializzata da un matrimonio.
del 31/01/19 -

La famiglia di fatto deve avere determinati requisiti:

> la diversità di sesso nella coppia, caratteristica che la rende diversa dall’unione civile.
> la convivenza deve essere qualificata e ci deve essere uno scopo di vita materiale e spirituale in comune.
> la mancanza di un atto matrimoniale.

In relazione al patrimonio la legge non dice molto.
Ci si affida all’iniziativa del Consiglio Nazionale del Notariato rivolta a tutelare le coppie dal lato in questione.
Si tratta della possibilità di sottoscrivere dei veri e propri contratti di convivenza riconosciuti dalla legge (legge n. 76/2016), in grado di regolare gli aspetti patrimoniali relativi sia alla convivenza sia all’eventuale separazione.
Si mette per iscritto che cosa succede con la casa, il mantenimento, i beni, il testamento.

Senza il contratto di convivenza la legge non riconosce il diritto al mantenimento da parte del convivente in una famiglia di fatto.
Lo stesso concetto è stato chiarito anche dalla Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4204/1994, nella quale stabilisce che la convivenza non può essere assimilata al matrimonio, perché i partner non  si sono voluti assumere i diritti e i doveri dei coniugi legalmente sposati.

Per lo stesso motivo, il convivente non è neanche tenuto a garantire all’altro un assegno alimentare.
Quando la famiglia di fatto si frantuma e cessa la convivenza a causa di un disaccordo tra i partner, non esiste nessun obbligo o diritto reciproco.
Questo significa che ognuno si deve riprendere la sua roba senza che l’altro possa pretendere niente che non sia suo, perché non esiste una comunione dei beni.
L’altro motivo per il quale può cessare la convivenza in una famiglia di fatto, è la morte di uno dei due partner.

La legislazione risulta essere carente anche in questo caso.
Se il partner muore per cause naturali, al convivente non spetta nessun diritto successorio, se non esiste un testamento che nomina il compagno o la compagna erede.
Se la morte è stata provocata da una terza persona, il convivente superstite avrebbe diritto al risarcimento del danno.

Sintesi dell’articolo pubblicato sul sito diritto.it redatto dall’Avv. Alessandra Concas



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