ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

La leggenda di Montefiascone. Est! Est!! Est!!! Fabula Montefiasconia di Quinto Ficari

10/10/15

La leggenda di Defuk, il vescovo beone, il vino Est! Est!! Est!!!, un piccolo centro vicino Roma: Montefiascone. Ci sono tutti gli ingredienti per pensare al folklore, ad una delle tante tradizioni che prosperano nei calendari estivi delle sagre paesane. Ma, in questo caso, se andiamo ad approfondire, scopriamo che le cose non stanno proprio così.

FotoL’attuale sonnacchiosa cittadina di Montefiascone un tempo era decisamente più movimentata, frequentata come era da personaggi che facevano la storia, quella vera: papi, imperatori, santi, predicatori, condottieri ed era teatro di scontri epocali tra guelfi e ghibellini. Tuttavia la storia non è solo quella che ci viene sommariamente raccontata nei libri scolastici: ci sono continuamente racconti e testimonianze nascoste da scoprire, interstizi nuovi da percorrere che solo uno storico amante genuino della ricerca ci può svelare. E a informarci di quelle strade e incroci che a volte la storia segue parallelamente ai grandi eventi, uno scrittore che a Montefiascone ci è nato e ci vive: Quinto Ficari autore de La leggenda di Defuk e il mistero di Federico II di Svevia (2013), un libro che ha scatenato sin dalla sua uscita una serie di dibattiti sia sulla carta stampata locale che nelle varie manifestazioni sul territorio e per dirla tutta succede raramente che la pubblicazione di libri di storia locale suscitino non solo tanta curiosità ma addirittura scatenino passioni e un clima, per restare in argomento, da guelfi e ghibellini. Ma lo scrittore continua instancabile le sue ricerche e nel 2015 pubblica La leggenda di Montefiascone. Fabula Montefiasconia. In quest’ultimo libro, traduzione fedele dal latino della Fabula Montefiasconia di Joh Geysius (1680) e di una dissertazione in tedesco di Gottlob Rothen (1690), Quinto Ficari prosegue l’approfondimento della leggenda del vescovo beone. È la basilica di San Flaviano la protagonista assoluta della vicenda insieme alla lastra tombale del nostro protagonista, Defuk, il personaggio che la tradizione identifica con un membro della famiglia di banchieri dei Fugger di Augusta, (e sulla cui identità, vera o presunta, ancora oggi si dibatte). E San Flaviano non era una chiesa qualunque: bellezza architettonica a parte, era il terminale ultimo di tutte le vie di comunicazione che dal nord conducevano a Roma e contribuiva a rendere Montefiascone strategicamente e politicamente molto importante. Insieme a Viterbo era sede papale, ma nello stesso tempo anche defilata rispetto agli interessi e agli appetiti imprevedibili della Curia romana, abbastanza da poter avere vita propria. Cosa sia veramente successo all’interno di questo edificio, non ci è dato sapere, di certo si può soltanto affermare che, quasi sicuramente intorno al 1550, ai piedi di una lastra tombale che riporta l’immagine, ormai compromessa dal tempo e dall’incuria, di un vescovo o di un nobile, (si discute ancora anche su questo), qualcuno ha aggiunto una lastra supplementare con una strana iscrizione che recita: “EST EST EST PRT NIU EST HIC IO DEUC D MEUS MORTUUS EST” che tradotto significa: “Qui giace il mio padrone per il troppo vino EST EST EST”. Nasceva così quello che probabilmente è uno dei primi, usando un linguaggio contemporaneo, brand della storia: un prodotto di uso comune viene indicato non con il suo nome proprio, bensì con uno slogan, come si usa appunto nelle pubblicità. Nasceva così l’EST EST EST, il vino di Montefiascone. La storiella contribuì a diffondere il nome, la conoscenza e la popolarità di Montefiascone e del suo ottimo vino in tutta Europa, tanto da essere inserita nella prima grande enciclopedia tedesca, pubblicata nel 1731 da Johan Heinrich Zedler (Grosses Universal – Lexicon)
Questa popolarità e questa diffusione non dovevano però essere particolarmente gradite in Germania, tanto che la Fabula Montefiasconia di Geysius non è l’unico testo che analizza nel dettaglio, tentando di smontarne la credibilità, la storiella del tedesco beone morto a Montefiascone: pochi anni dopo la pubblicazione della Fabula e precisamente nel 1690, un altro intellettuale tedesco, Gottlob Rothen, pubblicò un’analoga dissertazione dal titolo ancora più esplicito, che non ha bisogno di spiegazioni : La falsa storia del vescovo tedesco morto in Italia, a Montefiascone, per il troppo bere.
Entrambi le dissertazioni, tradotte e pubblicate da Quinto Ficari, si basano su una tesi di fondo: pur ammettendo che la fama di bevitori del popolo tedesco aveva senz’altro fondamento nella realtà, la “storiella” non era altro che “una macchina del fango” contro la Germania e l’intera nazione tedesca. In ogni caso, seppur polemico nei contenuti, l’autore, alla fine, non può fare a meno di sottolineare in un passo, forse a parziale giustificazione del suo connazionale che con il suo comportamento “sconveniente” aveva procurato un così grave “danno d’immagine”, l’eccellenza della produzione enologica del colle falisco: “Va aggiunto che, alla propensione al vino, attribuita dagli italici soprattutto alla nazione germanica, la qualità del vino che c’è a Montefiascone, mai da nessuno è stata lodata o sarà lodata in seguito abbastanza”.
Vincenza Fava

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