La sharing economy nel mondo della logistica

La logistica inizia a proporre i suoi modelli di sharing economy con i magazzini condivisi.
del 13/11/17 -

Anche nel settore della logistica iniziano a cambiare i modelli di consumo che dal consumo, appunto, passano all’utilizzo. Gli operatori, così, si adeguano cercando di cogliere le opportunità che l’economia della condivisione o sharing economy offre.

Come abbiamo già visto nello scorso articolo, il trasporto merci sta cambiando e vengono addirittura coinvolti singoli privati nel processo di consegna. Ma la logistica non è solo trasporto ma è anche stoccaggio di materiale. Oggi parliamo quindi dei nuovi modelli di magazzini condivisi.



2 modelli


Nel campo dello stoccaggio del materiale assistiamo a due principali novità Truly Shared Warehousing e Urban Discreet Warehousing.

Col termine Truly Shared Warehousing indichiamo i magazzini multi-cliente. In altre parole aziende del settore permettono di affittare a tempo e in modo dinamico spazi inutilizzati di grandi magazzini.

Quando si parla di Urban Discreet Warehousing indichiamo quegli spazi messi a disposizione di privati per stoccare materiale. Possono essere garage, cantine, alloggi sfitti…



Truly Shared Warehousing


Assistiamo per lo più a operatori logistici che si riposizionano sul mercato fornendo una serie di servizi in ottica di condivisione di spazi, strutture ed economie di scala. Il processo è accompagnato da investimenti e crescita in termini di strutture e di sistemi di inventory level management.


DHL

DHL ad esempio propone la sua piattaforma DHL space col quale l’utente può localizzare il magazzino con spazi disponibili più vicino al punto di interesse e procedere con l’affitto.

Come dichiarato da Mario Zini Country Manager Italia di DHL Global Forwarding:

fornitori logistici possono trarre vantaggio dalla condivisione delle proprie risorse, ma anche sfruttare questi sviluppi attraverso un utilizzo più conveniente dello spazio di magazzino, di metodi di trasporto e metodi di consegna più efficienti o di modelli flessibili di lavoro. Fondamentale è però garantire responsabilità e trasparenza: poiché spesso gli sviluppi tecnologici viaggiano più veloci di quelli normativi, aziende e autorità devono lavorare insieme per tutelare diritti e garanzie. [fonte ANSA]

Ceva Logistic

Ceva Logistic ha fatto qualcosa di simile. Ha creato poli logistici mono-settoriali dove aziende concorrenti e dello stesso settore condividono infrastrutture, persone, processi e flussi di trasporto.
L’imprenditore che esternalizza la sua logistica spesso si ritrova a vedere le proprie merci stoccate accanto a beni completamente differenti e con differenti necessità di stoccaggio e movimentazione.
La creazione di un hub comporta invece che venga creata una struttura con servizi e professionalità mirate a servire gli operatori di un medesimo settore.
Il primo hub Ceva è stato creato per l’editoria e ha avuto talmente successo che sono stati creati altri hub in settori diversi dal farmaceutico all’elettronica.


Urban Discreet Warehousing


Ci ritroviamo in questo caso difronte a piattaforme che permettono di far incontrare il privato cittadino che ha bisogno di stoccare del materiale con chi invece ha degli spazi vuoti.

MakeSpace e Omni

MakeSpace e Omni sono le due aziende americane di mercato. Il modello delle due piattaforme è esattamente lo stesso di Airbnb.

Come Airbnb non è proprietaria delle case o in affitto, anche MakeSpace e Omni non sono proprietarie di alcun spazio fisico.
Airbnb ha creato la più vasta catena alberghiera al mondo attraverso gli immobili e le stanze vuote che gli utenti della comunità mettevano a disposizione. MakeSpace e Omni hanno la possibilità di creare la più vasta e capillare struttura di magazzini al mondo.
Con Airbnb una stanza vuota può essere fonte di reddito. Con MakeSpace e Omni, il privato può rendere rendere fonte di reddito una cantina vuota, una garage, la soffitta o un alloggio sfitto.

Ovviamente il servizio non è da paragonare a quello di un vero e proprio magazzino. Pensate, però, a quante volte avete avuto necessità di affittare uno spazio a seguito di un trasloco o per la ragioni più svariate.
MakeSpace e Omni sono per ora attive in 4 città negli stati uniti ma si calcola che nei prossimi anni la loro rete cresca capillarmente e possa anche sbarcare fuori dai confini nazionali.


E se un’azienda ha rimanenze in magazzino da smaltire?


Spesso le aziende possono avere rimanenze in magazzino o attrezzature inutilizzate che però potrebbero servire ad altri operatori. Il riutilizzo di un oggetto o di uno spazio è spesso la fiamma che fa nascere le aziende della sharing economy.

Da questo punto di vista mi piace molto il modello di sharing economy adottato da Edilmag. Si tratta di una start up italiana che si pone come obiettivo quello di permettere alle imprese edili di condividere rimanenze di magazzino, attrezzature e know how.

L’idea è interessante e coraggiosa in quanto coinvolge un settore come l’edilizia caratterizzata da piccole imprese e spesso legate a modelli tradizionali di business. Ma secondo me è il tipo di imprenditore che più di ogni altro può cogliere le opportunità che la sharing economy può offrire. E’ difatti un settore dove spesso è difficile quantificare a monte l’utilizzo di un macchinario o il materiale da utilizzare. L’idea di mettere in rete il proprio magazzino è inoltra un fattore importante dal punto di vista della comunicazione. Per un artigiano sapere in pochi secondi se un materiale è disponibile oppure no è sicuramente un vantaggio organizzativo ed economico dal punto di vista dei prezzi. Considerando poi la crisi che si è abbattuta sul settore negli ultimi anni, quella di Edilmag mi sembra un’ottima idea.

Considerando l’incremento demografico previsto per i prossimi anni, la gestione dello spazio e delle risorse sarà uno dei temi più dei prossimi anni. Come abbiamo visto in questo articolo e in quello precedente dedicato ai trasporti, la logistica sembra già aver raccolto la sfida. Sarà mai che la Sharing economy aiuti anche il pianeta a essere più green?



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