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La Signora delle giacche in lana cotta: i capolavori della De Antoni Carnia

12/11/20

Mariateresa De Antoni, la regina delle giacche in lana cotta in Carnia. A Comeglians guida uno dei pochissismi laboratori in Italia per la tessitura e confezione di articoli in lana cotta, lavorata dal filato alla cottura fino alla confezione, seguendo tempi e metodi tradizionali

FotoIn Tirolo sostengono che la lana, faccia bene al corpo e alla mente, e la scienza lo conferma: la lana, in particolare quella di pecora, contiene un’alta quantità di lanolina, una sostanza dalle grandi proprietà curative, con un effetto rilassante e ricostruttivo. Non so se sia stata questa magia ad aver incantato Mariateresa De Antoni, la regina delle giacche in lana cotta in Carnia, sin dalla giovanissima età. Sta di fatto che oggi a Comeglians, un delizioso paese nel cuore della Val Degano, Mariateresa guida uno dei pochissimi laboratori in Italia di tessitura e confezione di articoli in lana cotta, lavorata dal filato alla cottura fino alla confezione, seguendo tempi e metodi tradizionali, cari alla cultura tessile montana, che ripone nelle proprietà della lana, la fiducia per la proverbiale resilienza quotidiana di questi luoghi.

Contro la rigidità del clima di montagna, la lana di pecora è stata per secoli il miglior alleato di contadini e pastori di tutti i territori alpini. Grazie ad un piccolo segreto chiamato follatura, bagnate, riscaldate, insaponate e battute, le fibre di lana infeltriscono e si compattano fino quasi a dimezzare il proprio volume, dando vita a panni robusti, caldi, traspiranti, impermeabili e silenziosi come il feltro, la lana cotta e il loden. Economica e di facile reperibilità, la lana così trattata era l’ideale per ricavare abiti e copricapi da lavoro, generalmente nel grigio della lana non tinta: un abbigliamento di sicura praticità, ma privo di fascino per i più agiati ceti cittadini. A cambiare le sorti della lana cotta fu un testimonial d’eccezione, l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria: come insegnatogli dall’arciduca Giovanni d’Asburgo-Lorena, durante le sue frequenti battute di caccia, l’imperatore amava indossare una tenuta ispirata al costume dei cacciatori della regione tra Salisburgo, Alta Austria e Stiria. Da quel momento il loden fu definitivamente sdoganato divenendo tessuto prezioso e pregiato.
Sono passati anni e mode dai tempi dell’imperatore Francesco Giuseppe, eppure il fascino della lana è rimasto inalterato, un fascino che se combinato con una visita del piccolo laboratorio di tessitura in montagna rende l’esperienza davvero indimenticabile.

Mariateresa è una donna e un’imprenditrice di grandissimo carattere e tenacia: lo si percepisce entrando nel suo maglificio, un’originalissima residenza liberty molto ben conservata.

Oggi a gestire l’attività è rimasta solo lei, 76 anni di grinta ed energia: “Questa è la mia vita”.

Anche se suo padre Luigi e sua madre Ines avevano immaginato ben altro per lei. Famiglia illustre della regione, i De Antoni erano proprietari di una segheria a Villa Santina, e avevano in gestione due centraline idroelettriche e alcune malghe. Tuttavia a Maria Teresa fu imposto inizialmente un destino diverso: prima venne mandata a studiare ragioneria, poi dopo il diploma a lavorare come venditrice per una casa editrice, e solo dopo qualche anno entra nell’azienda di famiglia, in ufficio. Anche se non era tagliata per stare ferma “Così uscivo nel piazzale a dirigere camionisti e personale”. Continuando comunque a coltivare quella passione che sentiva sua fin da piccola: lavorare a maglia, ricamare, cucire.

Poi l’idea. Perché non provare a usare quel pentolone che in famiglia si utilizzava per lavare le lenzuola con la lisciva? «Così ho cominciato a fare la lana cotta». Da autodidatta.


E mi spiega che le fibre della lana, acquistata dai migliori produttori fiorentini, si espandono grazie al calore e allo sbattimento della stoffa. «Un po’ come nella centrifuga della lavatrice». Poi c’è il passaggio in acqua fredda che fissa il tutto. «Le fibre si compattano dando alla lana cotta la sua tipica consistenza». E per asciugare a processo ultimato basta stendere al sole, naturalmente.

Ma come ti ispiri quando disegni i tuoi capi? Schietta mi risponde: “Aspetto che mi vengano i cinque…”. Minuti, s’intende.

E così comincia a disegnare e a realizzare gilet, giacche, mantelle, cappotti, gonne, tappeti, coperte. I modelli se li inventa, non ha mai amato il taglio classico delle giacche tirolesi tipiche della tradizione austriaca. Mariateresa quel taglio classico lo ridisegna con la sua fantasia, sperimentando, sempre.

Le idee non mancano di certo a Mariateresa, l’instancabile Signora della lana cotta: una vita dedicata a creare e inventare, con tenacia, resistenza. E stile, tanto stile.
Tanto da guadagnarsi persino i complimenti dei Missoni che visti casualmente i suoi primi capi artigianali le mandarono una cordiale lettera di congratulazioni con l’augurio di una proficua e longeva continuazione di attività.



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