SALUTE e MEDICINA
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La terapia chelante. Funzioni e controindicazioni

15/05/15

Cos'è la terapia chelante? Scopriamo i dettagli di questo trattamento che in America riscuote tanto successo.

La terapia chelante è una pratica ancora poco conosciuta in Italia, che però è eseguita con successo in moltissimi ospedali degli Stati Uniti dal 1950.
Milioni di individui negli USA si sono serviti di questa cura per alleviare alcuni mali molto pericolosi, inclusi i disturbi cardiocircolatori e l’anemia mediterranea.
In cosa consiste la terapia chelante?
La terapia è finalizzata alla rimozione dei metalli in eccesso all’interno dell’organismo umano. E’ risaputo che un sovraccarico di metallo - piombo, ferro, mercurio, cadmio - sia dannoso alla salute degli organi. Inoltre, i metalli causano rigidità alle arterie, aumentando i rischi di aterosclerosi.
La terapia chelante sfrutta l’azione antiossidante dell’EDTA PER “chelare”, cioè “raccogliere, afferrare”, le unità di metallo che si trovano in eccesso in circolo.
Il composto costituito da agente chelante più metallo chelato viene poi espulso tramite le urine. Durante i primi tempi, una non perfetta pratica della terapia, si rivelava un rischio per i reni dei pazienti.
Oggi le strutture specializzate sono in grado di programmare le sedute in maniera tale da garantire una percentuale di efficacia molto alta, senza compromettere la salute dei reni.

Nonostante ciò, i pazienti con disturbi renali risultano spesso non idonei alla somministrazione della terapia.
In Italia il trattamento è somministrato regolarmente agli anemici gravi che se ne servono per ridurre la quantità di ferro presente nel sangue, il cui aumento è una diretta conseguenza delle continue trasfusioni.
Per altre patologie vi è ancora un sano scetticismo da parte dei medici, dovuto al fatto che un’applicazione non corretta della patologia ha spesso numerosi controindicazioni. Oltre ai disagi renali, un effetto indesiderato è dato dalla efficacia dell’EDTA, che potrebbe chelare non soltanto i metalli dannosi ma anche alcune sostanze utili.
Al fine di tenere sotto controllo la salute del paziente e il sovraccarico di metallo, le strutture autorizzate richiederanno un’analisi delle urine prima e dopo la terapia.
Attualmente non vi sono evidenze scientifiche assolute che garantiscano possibilità di successo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Sebbene all’estero alcuni medici abbiano autorizzato la terapia chelante anche a fini di prevenzione, nel nostro paese questa pratica non è stata formalmente accettata



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