ARTE E CULTURA
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Le app di realtà aumentata, evoluzione surrealista

22/10/15

Le app di realtà aumentata avrebbero reso felici André Breton e il gruppo dei Surrealisti. Ora possiamo cogliere l'occasione per esprimere il nostro pensiero non soltanto attraverso le parole ma con simboli e immagini. In questo modo possiamo arricchire la nostra realtà di significato e, in sostanza, partecipare

FotoUna forma di espressione pura, basata su più livelli di comunicazione, che associa le immagini alle parole e i disegni alla fotografia.

Ci sono molte strade che confluiscono nella realtà aumentata, quelle dell’arte contemporanea, dei video, delle installazioni, che associano vari livelli di percezione e linguaggi diversi.

Molte esigenze di espressione artistica trovano la loro realizzazione nella tecnologia, ma alla fine è la tecnologia a rendere più sfumato il confine tra artista e spettatore.

Le app di realtà aumentata che si scaricano sul telefono amplificano la possibilità del singolo di manifestarsi.

Non si tratta di agevolare semplicemente un processo comunicativo, ma di rispondere ad ogni istanza di manifestazione, di proposta, di discussione o di dissenso.

Noi possiamo cogliere l’occasione per esprimere il nostro pensiero non soltanto attraverso le parole, ma con i simboli e le immagini. E attraverso i simboli, le immagini e le parole, possiamo arricchire la nostra realtà di significato e, in sostanza, partecipare.

Un mezzo efficace per esprimere un interesse, una convinzione o un dubbio oggi l’abbiamo, ed è forse un mezzo che può contribuire a fare di noi stessi quello che vogliamo essere.

Ho fatto riferimento al surrealismo per la definizione che ne ha dato André Breton nel 1924 “Il surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d’associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita”.

Potrei trascrivere molti passi del primo o del secondo Manifesto Surrealista, perché in questi scritti Breton fa riferimento al recupero di una forza mentale, alla ricerca di ciò che è nascosto, al disinteresse per ciò che è noto e alla luce e alla “deambulazione perpetua in zona interdetta”.


Paola Nicoli.



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