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Le laureate? Preparate e sempre più internazionali. Eppure incontrano maggiori ostacoli nel fare carriera

13/11/17

Preparate, veloci, determinate. Le laureate italiane sono più brave dei loro colleghi ma, nonostante questo, continuano a fare più fatica, sia ad entrare nel mondo del lavoro che a proseguire nel percorso professionale. Sono alcuni degli aspetti che emergono dal IV Rapporto Future Manager “Giovani laureati in cammino tra università e carriera”, che analizza aspirazioni e percezioni di un campione di 1000 laureati italiani a distanza di 4 anni dal conseguimento della laurea.

Più brave eppure non basta
Preparate, veloci, determinate. Le laureate italiane sono più brave dei loro colleghi ma, nonostante questo, continuano a fare più fatica, sia ad entrare nel mondo del lavoro che a proseguire nel percorso professionale. Sono alcuni degli aspetti che emergono dal IV Rapporto Future Manager “Giovani laureati in cammino tra università e carriera”, che analizza aspirazioni e percezioni di un campione di 1000 laureati italiani a distanza di 4 anni dal conseguimento della laurea.
I dati parlano chiaro: le donne si laureano prima e con voti più alti. Il 64% (contro il 55% degli uomini) consegue il titolo di studio “in corso”. Il 57% circa si laurea con 110/110, percentuale che scende al 54% tra gli uomini.
Una buona notizia: se fino a qualche anno fa erano gli uomini a svolgere più esperienze Erasmus, oggi la parità è quasi raggiunta: lo hanno svolto il 20% dei laureati e il 18% delle laureate.
Eppure i laureati trovano lavoro prima e, spesso, a condizioni migliori.

Appena dopo la laurea
I tempi di inserimento nel mercato del lavoro dopo il conseguimento del titolo non sono molto differenti: il 44% dei laureati trova il primo impiego a meno di un mese dalla data di laurea, contro il 37% delle laureate. Il 14% degli uomini lo trova dopo più di un anno contro il 17% delle donne.
Una volta dentro al mercato del lavoro, i laureati mantengono più a lungo la prima occupazione, tanto che il 48% di loro, a distanza di quattro anni, lavora ancora nella realtà in cui ha iniziato la carriera. Una quota che appare molto più bassa sul versante femminile, dove non si supera il 33%.
Ma le modalità di ingresso nel mondo del lavoro segnano alcune differenze: non tanto negli stage (laureate partono con uno stage o un tirocinio il 43% delle laureate e il 40% dei laureati), quanto nelle altre forme contrattuali. Ad esempio, nei contratti a tempo indeterminato (è il primo contratto di lavoro per il 16% degli uomini e solo per il 9% delle donne) e nel contratto a progetto (era il primo contratto per 18% delle donne, e solo per il 9% degli uomini).
Collegato alla tipologia contrattuale è ovviamente il livello retributivo: ben il 55% delle laureate dichiara di aver avuto, come prima retribuzione, un importo inferiore ai 750€, contro “solo” il 36% dei laureati.

Stereotipi
E’ possibile che a creare questa situazione contribuiscano ancora vecchi stereotipi duri a morire. In Italia le ragazze sono ancora più orientate verso facoltà umanistiche o politico-sociali, ovvero ambiti che presentano i livelli più bassi di occupabilità. Esempio classico di uno stereotipo antico (e in parte ancora vivo) è la scelta femminile della facoltà in vista di un futuro da insegnante, professione tradizionalmente ritenuta tra le più conciliabili con una vita familiare.
Tuttavia la situazione sta cambiando. La presenza femminile nelle facoltà tradizionalmente maschili come ingegneria, è in crescita. Oggi il 30% degli iscritti in ingegneria sono donne. Ad inizio anni 2000 erano circa il 20%: un numero che è andato via via crescendo nel corso degli anni.
La sfida per il Paese è quella di riuscire finalmente a valorizzare come meritano queste generazioni di giovani laureate.

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