Lo storytelling di Dario Fo per Maria Callas

La mostra di pittura di Dario Fo a Palazzo Forti di Verona è uno storytelling, una storia sviluppata su due processi narrativi: Il discorso spiritoso e coinvolgente di Dario Fo e i suoi dipinti.
del 25/05/15 - di Paola Nicoli

A Palazzo Forti di Verona, nel Museo della Fondazione Arena, fino al 27 settembre 2015 sono esposti 70 dipinti di Dario Fo, dedicati a Maria Callas.
Il percorso espositivo è un viaggio nella storia e nel teatro: il visitatore è accompagnato dal racconto di Fo e dalla sua interpretazione della vita di Maria Callas.
Il racconto e i dipinti ricostruiscono la storia, delineano la personalità di Maria Callas e illustrano la sua esistenza in tanti modi. Il parlato è, in questo caso, un aspetto fondamentale dell'esposizione.
La pittura regala a ciascuno la libertà di formulare la propria interpretazione, ma in questa particolare occasione il racconto e le immagini non si possono separare.

Più che una semplice mostra di pittura è uno storytelling, una storia sviluppata su due processi narrativi: Il discorso spiritoso e coinvolgente di Dario Fo e i suoi dipinti.

In generale le immagini sembrano i bozzetti e gli studi di uno scenografo, in ogni dipinto emerge l'uomo di teatro: olii, chine, acquerelli, collages e fotografie, elaborate, ritoccate e ritagliate, che compongo una biografia per immagini.
Sembra di stare davanti ad un'immensa predella con un soggetto diverso dalla vita dei santi, o ad un fumetto dove il testo arrivi attraverso un altro canale.

La narrazione diventa, in questo caso, uno strumento di rilettura e di ricordo, in altre parole si crea una miscela di manufatto e azione.
Non si tratta di semplice documentazione o di rappresentazione di ciò che è stato ma di estensione e di mantenimento dell'azione nel tempo.

I dipinti in sè, nei propri aspetti tecnici, non si discostano dalla tradizione: sono olii su tavola, cartoncino e tela, foto ridipinte e collages.
Le forme rivelano influenze delle avanguardie storiche e dalla pittura italiana ed europea di tutto il primo novecento (dall'espressionismo alla classicità archeologica di De Chirico) con incursioni nella tradizione messicana dei muralisti e di Frida Kahlo.

La metamorfosi durante il massaggio rivela l'influsso della Dance di Henri Matisse.

In qualche caso si trovano anche tracce delle platee dei personaggi ripetuti per fasce modulari di Massimo Campigli.
A volte il tratto del pennello è irrigidito ma l'esecuzione va considerata nella sua interezza e non nel singolo aspetto circoscritto.
L'opera non si conclude nella sua sola immagine pittorica ma si prolunga nell'azione e nel racconto.

Una performance, con una propria estensione virtuale e un'esistenza protratta nel tempo che si rinnova attraverso il mezzo tecnologico.

In altre parole l'opera va letta nel suo aspetto completo di descrizione e di dichiarazione (azione performativa e manufatto).
Nemmeno l'aspetto teatrale dei dipinti si esaurisce nel bozzetto dello scenografo, dell'autore uomo di teatro.
Ogni movimento dipinto, del canto e delle movenze di scena di Maria Callas è bloccato e sospeso come quello di Jane Avril nelle affiches di Toulouse Lautrec.

Nessuna profondità di campo, solo il gesto teatrale-artistico della musa.

ps. Sono stata alla presentazione della mostra, mentre ascoltavo la spiega pensavo che ci stavamo davvero riempiendo gli occhi di parole, la storia di Maria Callas era così bella che volevo ringraziare Dario Fo, ma avevo il nodo in gola e le lacrime agli occhi e così non sono andata.


Paola.


“Ma che aspettate a batterci le mani
a metter le bandiere sul balcone?
Sono arrivati i re dei ciarlatani
i veri guitti sopra il carrozzone.
Venite tutti in piazza fra due ore
vi riempirete gli occhi di parole
la gola di sospiri per amore
e il cuor farà tremila capriole. ”
Dario Fo.

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