SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Medici di Medicina Generale, Covid-19 e cronicità: i risultati della ricerca della Scuola Veneta di Medicina Generale

01/12/21

• Nei pazienti cronici con diagnosi già nota dall’inizio del 2019 è stata registrata una riduzione globale degli indicatori correlati alla presa in carico, ad eccezione del numero delle telefonate aumentate in maniera considerevole. • Nei nuovi casi diagnosticati nel 2020, rispetto alle nuove diagnosi intercettate nel 2019, non sono stati evidenziati significative flessioni assistenziali, in particolare per i soggetti con malattia oncologica. • È cambiato il driver della comunicazione tra medico curante e paziente, con un aumento esponenziale di contatti telefonici, sms e WhatsApp. Necessaria un’adeguata regolamentazione dei tali strumenti, anche in termini di responsabilità medico-legali.

FotoLa pandemia da Sars-Covs2 ha stravolto il panorama assistenziale sanitario in Italia come nel resto del mondo, concentrando energie e risorse nella lotta contro il nuovo coronavirus e le conseguenze dell’infezione. In tale contesto emergenziale, le malattie croniche non si sono messe “in pausa” ma hanno continuato a produrre gli effetti che sono nella loro natura ed evoluzione. Ma in che termini è cambiata la loro gestione da parte del Medico di Medicina Generale? Per rispondere a questa domanda, la Scuola Veneta di Medicina Generale (SVEMG) ha condotto – grazie al contribuito non condizionato di EG Gruppo STADA – una ricerca su un gruppo rappresentativo di Medici di famiglia di 6 province venete, appartenente al network MilleinRete, per analizzare le prestazioni fornite ai soggetti affetti dalle principali malattie croniche prima e durante l’emergenza sanitaria. Parallelamente, è stata svolta una survey su un campione di 200 MMG per indagare le loro percezioni in riferimento al cambiamento assistenziale relativo alla presa in carico dei pazienti con cronicità e multimorbidità. I risultati di entrambe le indagini sono stati resi noti oggi in occasione di una conferenza stampa online.

Ricerca network MilleinRete

Per quanto riguarda la ricerca condotta sul dataset MilleinRete, sono state prese in considerazione le condizioni croniche che impegnano maggiormente l’assistenza territoriale delle cure primarie, ovvero: asma, Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva (BPCO), cardiopatia ischemica cronica, scompenso cardiaco cronico, depressione, diabete, dislipidemie, ipertensione arteriosa e neoplasie. Ciascuna patologia è stata esaminata confrontando l’impatto delle prescrizioni erogate durante il periodo epidemico (2020) e non (2019); inoltre, sono stati studiati – in due distinte analisi – sia i pazienti con diagnosi già nota dall’inizio del 2019 (diagnosi lifetime) sia i nuovi casi di malattia intercettati nel 2019 e nel 2020.

Dall’analisi dei pazienti con diagnosi lifetime emerge come nel corso nel 2020 – rispetto all’anno precedente – ci sia stata una riduzione globale degli indicatori presi in esame - in particolare il numero di contatti con il medico curante, le visite ambulatoriali e specialistiche, i ricoveri e gli accessi al Pronto Soccorso – ad eccezione del numero di telefonate al Medico di Medicina Generale aumentate in maniera considerevole. Anche il consumo di farmaci è diminuito in tutte le condizioni croniche, ad esclusione della depressione dove rimane invariato. Infine, le visite a domicilio hanno registrato statisticamente una significativa flessione per i soggetti affetti da diabete, dislipidemia, BPCO, asma e neoplasia, mentre non risultano calate nelle altre categorie di pazienti.

Diverso lo scenario che emerge dall’analisi dei nuovi casi diagnosticati nel 2020 in confronto con le nuove diagnosi intercettate nel 2019. In linea generale, ad accezione delle visite ambulatoriali, gli indicatori correlati alla presa in carico non sono sostanzialmente cambiati, in particolare il numero di contatti con il medico di famiglia, delle visite specialistiche e a domicilio e dei ricoveri. Degno di nota il risultato legato ai pazienti con malattia oncologica, per i quali non si registra nessuna flessione assistenziale. Come per l’esame delle diagnosi lifetime, anche in questo setting di analisi si evidenzia un aumento statisticamente importante del numero di telefonate.

“La SVEMG compirà 20 anni il 21 dicembre prossimo. È un’associazione che ha lo scopo di svolgere attività di formazione accreditata rivolta a medici, farmacisti, infermieri, di fare ricerca, audit, survey e di organizzare convegni e congressi. In particolare, ‘MilleinRete’, progettato e realizzato nel 2008, e sostenuto da SVEMG, è un network alimentato dalle cartelle cliniche di 56 MMG che utilizzano lo stesso software gestionale e che assistono 121.356 pazienti registrati, in entrata e uscita, dall’01 gennaio al 31 dicembre 2020. Molte delle ricerche e degli audit realizzati da SVEMG si sono basati sui dati estratti da questo database”, afferma Bruno Franco Novelletto, Presidente e direttore Formazione e Ricerca della Scuola Veneta di Medicina Generale. “È importante sottolineare che non si tratta di un database con finalità statistico-epidemiologiche ma per favorire il miglioramento delle performance professionali dei medici aderenti attraverso il continuo confronto fra pari, l’audit e la ricerca traslazionale, utilizzando strumenti di ‘tutoraggio informatico’”.

Survey

Uno dei risultati più interessanti emersi dalla survey condotta su 200 MMG è la nuova modalità comunicativa che si è venuta a creare tra paziente e medico curante a causa dell’emergenza sanitaria in merito alla gestione della cronicità. Per 4 medici su 10 l’utilizzo di mezzi “alternativi” di comunicazione – in primis il telefono, insieme a e-mail, sms e WhatsApp – è aumentato in maniera “consistente” o addirittura “esagerata”, tanto da richiedere una sua maggiore regolamentazione, anche in termini di responsabilità medico-legali, sconosciute da oltre il 60% del campione. Di segnale opposto, invece, l’impatto sulla gestione del paziente cronico del video consulto, mai impiegato dal 58% degli intervistati.

Un altro aspetto importante analizzato dalla survey è il tempo che quotidianamente il medico dedica alla gestione del paziente cronico. Rispetto al 2019, in cui la percentuale era tra il 70 e l’80%, nel 2020, a seguito della pandemia da Sars-Cov2, la media del tempo dedicato scende al 49,60%: indice di come la “sensazione soggettiva” del professionista sanitario sia quella di essere stato occupato da altre priorità assistenziali e nuovi aspetti organizzativi causati dall’emergenza sanitaria. Tra le patologie croniche più impegnative in termini di tempi di gestione, al primo posto il diabete (78,26%), seguito dallo scompenso cardiaco (16,30%) e dalla cardiopatia ischemica cronica (4,35%).

Interessante, infine, la differenza tra quanto riferito dai pazienti e riportato dai Medicina di Medicina Generale in merito alla loro percezione sul possibile peggioramento dello stato di salute dei soggetti cronici durante il periodo epidemico. Mentre oltre il 50% degli assistiti riferisce di essere stato trascurato in maniera marginale dal sistema di assistenza territoriale, i MMG hanno percepito aggravamenti delle condizioni di salute dei loro pazienti, con una prevalenza che varia dal 26,09% per i soggetti affetti da insufficienza renale cronica al 78,26% di coloro che presentano disturbi di salute mentale.

“Nella progettazione e svolgimento di una ricerca, come anche in questo caso, SVEMG utilizza le survey per testare le conoscenze, i dubbi, i vissuti, le opinioni o le proposte dei medici - o farmacisti, o infermieri - coinvolti. La elaborazione dei dati risulta sempre molto importante per orientare i contenuti della formazione relativa all’argomento oggetto della survey”, prosegue Bruno Franco Novelletto.

“Abbiamo deciso di essere a fianco della Scuola Veneta di Medicina Generale sostenendo questa ricerca, poiché in un periodo così complesso come quello attuale si è ritenuto opportuno innescare un’autentica riflessione su come l’emergenza pandemica abbia impattato sul nostro Sistema Salute, in particolare sul lavoro dei Medici di Medicina Generale, in prima linea nella lotta contro il Covid-19”, conclude Salvatore Butti, General Manager & Managing Director di EG STADA Group. “In futuro saranno necessari nuovi modelli organizzativi caratterizzati da una maggiore sinergia tra i vari professionisti, insieme a una nuova presa in carico del paziente a 360°, soprattutto per quanto concerne la gestione delle patologie croniche, sempre più diffuse dato il progressivo invecchiamento della popolazione. È necessario, quindi, avere uno sguardo lungimirante, proiettato verso il domani”.

STADA Arzneimittel AG

STADA Arzneimittel AG ha sede a Bad Vilbel, Germania. L’azienda persegue una strategia nel settore dei farmaci equivalenti, nel segmento delle specialità farmaceutiche sia nei prodotti consumer health senza obbligo di prescrizione. I prodotti STADA Arzneimittel AG sono commercializzati in 120 Paesi a livello mondiale. Nel 2020, il Gruppo STADA ha totalizzato vendite rettificate pari a 3,010.3 milioni di euro e un margine operativo lordo (EBITDA) aggiustato al lordo di interessi, imposte e ammortamenti di

713.3 milioni di euro. Al 31 dicembre 2020, STADA poteva contare su 12.301 collaboratori in tutto il mondo.

Visita il sito web www.egstada.it






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