ARTE E CULTURA
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Museo Saint John Perse a Pointe -a- Pitre, Guadalupe.

18/11/19

un viaggio in merito alla scoperta di un personaggio che è tutto da rivalutare, perché Saint-John Perse è il grande dimenticato

Foto Museo Saint John Perse a Pointe -a- Pitre, Guadalupe.

IL MUSEO è un viaggio in merito alla scoperta di un personaggio che è tutto da rivalutare, perché Saint-John Perse è il grande dimenticato, uno dei grandi dimenticati del canone in Italia. Ovviamente è autore francese, vinse un meritatissimo premio Nobel nel 1960, meritatissimo quanto dimenticato. Anche se bisogna dire che l’Accademia di Stoccolma tante volte ci ha visto lungo per quello che riguarda la poesia. Nacque nella Guadalupa, nell’isola di Guadalupa, e mi è venuto in mente che un altro grande autore, altro Nobel, Derek Walcott, altro uomo delle Antille, qualche anno fa gettò nel terrore tutti i giovani poeti dicendo: «Ragazzi, è un tempo in cui i giovani soprattutto, ma non solo, scrivono frammenti di poesia, abbozzi di poesia, tentativi di poesia, ma la grande poesia stada un’altra parte».

Ecco, non condivido questo parere così caustico, con il pur grande Derek Walcott, che è pur stato ospite al Centro Culturale di Milano. Però Saint-John Perse è invece uno di questi autori titanici che hanno guardatola poesia con sguardodavvero frontale, ed è uno che scrive altro che frammenti. Ha dedicato poesie straordinarie alla natura, interi poemi alle nevi, ai venti, alle piogge, un grande cantore della bellezza. Cesare Cavalleri, che è qui a fianco a noi –tutto quello che io soe il poco che so su Saint-John Perse ovviamente l’ho imparato da lui in questi anni –quando morì Saint-John Perse (era, se non ricordo male, il 20 settembre del ’75) sulnecrologio di Avvenire Cesare Cavalleri disse: «Non ho assolutamente dubbi, il più grande del Novecentonon è Ungaretti, non è Eliot, non è Pound, ma è il poeta della maschera d’oro Saint-John Perse».

Saint-John Perse, che è statogrande poeta, ma un personaggio curiosissimo, fuori scala, un diplomatico che cercò in tutti i modi, come braccio destro di Briand, di fermare Hitler, sognò un’Europa unita, e nel ‘38 venne –così la sua biografia nella Pléiade–vennequasi alle mani con Hitler, che gliela fece pagare. Quando la Gestapo arrivò nel giugno del ‘40 a Parigi, la casa di Perse fu saccheggiata e pare, secondo la sua descrizione –chepoi tanto va presa con le pinze, è pur sempre poeta della grande finzione –pare che furono ben sette i libri inediti che furono distrutti, tutta la sua corrispondenza e la casa persa.
Perse la cittadinanza, dovette quindi riparare prima in Inghilterra, e poi fu aiutato da un altro grande poeta, Archibald MacLeish, a sopravvivere bene negli stati Uniti, ebbe anche una casa dove potersi dedicare a dare inizio ai suoi grandi poemi.
Perse è un poeta su cui è caduta la maledizione di essere poeta per pochi, per eletti, per critici, ma stasera credo che ognuno di voi tornerà a casa con ben altra idea. Per avere un’idea di cosa fu il fenomeno Perse, mi piace fermarmi a ricordare due passaggi; tradussero, lui ragazzo, la sua Anabasisia Eliotche Ungaretti. Sentite Ungaretti quando iniziava a tradurre Anabasicosa diceva: «Lavoro con passione ad Anabasi, è stata per me una vera fortuna incontrare 3questo libro, un mondo mi è stato spalancato. Io vi incontro ad ogni passo stupori nuovi, è una consolazione poter consacrarsi a un tale lavoro»;e l’avvio di questa serata, l’idea di questa serata, è dovuta alla pubblicazione di un piccolo tesoro bibliografico, che sono queste lettere di Saint-John Perse, Letterea mia madre dalla Cina.
Sono un vero tesoro e sono statepubblicateper la prima volta in Italialo scorso settembre dallebenemerite edizioni Medusa, che sono specializzate a fare delle chicche meravigliose, specialmente anche di letteratura alta e di poesia. Queste lettere dalla Cina sono importantissime perché lanciano un grande zoom a illuminare due aspetti determinanti di Saint-John Perse, cioè l’alba della sua scrittura –luiracconta,con questo fare da grande poeta,che cavalcava per ore e ore in solitaria, si rifugiava in un piccolo tempio, alcune volte buddista, altre volte è sotto altra denominazione,e scriveva,contemplando il deserto, contemplando questi spazi infiniti di cui ha avuto sempre bisogno. E la Cina fu l’inizio della sua strepitosa carriera diplomatica che finì nel ‘40 con la caduta della Francia. Queste lettere sono vivacissime –sono disponibili al bookshop sotto –perché con l’occhio di un poeta si vede un Paese misterioso in pieno fermento. Lui ebbe questa missione diplomatica dal‘16 al ‘21; gli succede un po’di tutto, fa in tempo a vedere una rivoluzione, fa in tempo a scrivere una lettera alla mamma in cui dice: «Cara mamma va tutto bene, c’è la peste», potete immaginare la reazione della madre;raccontal’alba della scrittura ecc.Stasera con noi ci saranno Cesare Cavalleri, direttore di Studi Cattolici, direttore delle edizioni Ares, è uno dei critici più fedeli a Saint-John Perse, ha mantenuto un’attenzione critica in tutto il grande dimenticatoio della critica italiana nei confronti di questo autore così fuori scala.

iNFO,
Rue de Nezières 9, Pointe a Pitre.

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