ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Nel I semestre 2018 rimangono stabili le richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane: +0,4%

24/07/18

Pesante ridimensionamento degli importi richiesti sia dalle ditte individuali sia dalle società di capitali.

FotoLe rilevazioni del I semestre 2018 elaborate da CRIF relativamente al numero di richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane hanno evidenziato una sostanziale stabilità (+0,4%) rispetto allo stesso periodo del 2017, cui si accompagna una flessione dell’importo medio richiesto.
Queste le principali evidenze delle elaborazioni effettuate sulla base del patrimonio informativo di EURISC - il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi a oltre 85 milioni di posizioni creditizie, di cui oltre 9 milioni riconducibili a utenti business.

Nello specifico, la variazione del numero di richieste ponderato a parità di giorni lavorativi, il confronto con il corrispondente periodo degli anni precedenti mette in evidenza l’importante crescita del comparto a fronte del sostanziale stallo registrato in questi primi 6 mesi rispetto al 2017 e al 2016.

Entrando maggiormente nel dettaglio, l’analisi condotta da CRIF consente di distinguere il diverso andamento del numero di richieste da parte di Imprese individuali e Società di capitale, con queste ultime che hanno visto una crescita pari a +0,9% a fronte del calo rilevato per la componente delle Imprese individuali (-0,5%). Necessità
Come mostra il grafico seguente, il calo per le ditte individuali è stato più marcato nell’ultimo trimestre (-1,8%) bilanciato dal +1,9% fatto segnare dalle società di capitale. Proattività

Un nuovo approfondimento del Barometro CRIF permette di osservare la distribuzione delle richieste per classi di fatturato delle imprese stesse. Nello specifico, dall’analisi emerge che un terzo delle richieste di finanziamento, quota che risulta maggioritaria, è effettuata da micro imprese con fatturato compreso tra 50.000 Euro e 500.000 Euro. Per altro, l’incidenza di questa tipologia di richiedenti risulta in linea con il dato del 2017.

CALANO GLI IMPORTI MEDI RICHIESTI
Altro dato significativo che emerge dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF è rappresentato dal calo dell’importo medio richiesto: nel I semestre dell’anno, infatti, nell’aggregato di imprese individuali e società di capitali, tale importo si è attestato a 65.576 Euro, segnando un -11,6% rispetto allo stesso semestre del 2017.
Nel dettaglio, le Imprese individuali hanno mediamente richiesto 31.090 Euro (-8,8% rispetto al 2017) mentre è ancor più decisa le contrazione degli importi richiesti dalle Società di capitali, che si attestano a 89.289 Euro (-12,6%).
Relativamente alla distribuzione per classi di importo, per quasi un terzo del totale (il 33,7%, per la precisione) le richieste di credito presentano importi al di sotto dei 5.000 Euro. L’incidenza di questa classe, che risulta in crescita di +1,2 punti percentuali rispetto al I semestre 2017, è giustificato dal peso numericamente preponderante delle richieste da parte di imprese di piccola e piccolissima dimensione.

“Dopo la dinamica negativa che aveva caratterizzato la prima parte del 2017, la rilevazione relativa ai primi sei mesi dell’anno in corso mostra una leggera ripresa del numero di richieste di credito da parte delle imprese italiane. Le società di capitali mostrano una maggiore dinamicità ma entrambi i comparti (e quindi anche quello delle ditte individuali) fanno registrare una secca frenata relativamente all’importo mediamente richiesto, anche a conferma che in questa fase è meno sentita l’esigenza di fare provvista - commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF –.

“Va detto comunque che le nostre imprese si trovano ancora in una fase in cui cercano di trarre stimoli e sinergie più forti dal territorio e dalla filiera produttiva di appartenenza. In questo scenario le aziende di credito stanno continuando a stimolare la domanda sfruttando anche il favorevole contesto di mercato, caratterizzato da un lato dalla possibilità di offrire denaro a condizioni estremamente appetibili, dall’altra da livelli di rischio in progressivo miglioramento. La condivisione e la valorizzazione delle informazioni a livello di ecosistema rappresentano, quindi, un fattore cruciale, in grado di fornire nuova energia al mercato e garantendo adeguato supporto ad una domanda di credito che si sta orientando sempre di più verso gli investimenti e le attività di sviluppo del business” – conclude Capecchi.



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