ARTE E CULTURA
Comunicato Stampa

Pane e Petrolio al Rasi di Ravenna, fino al 2 ottobre 2019

20/09/19

Cena-spettacolo – di e con Paola Berselli, Luigi Dadina, Maurizio Ferraresi, Stefano Pasquini – coproduzione Teatro delle Ariette, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro. Dedicato a Pier Paolo Pasolini

FotoRAVENNA, La stagione dei teatri 2019-20.

Luigi Dadina / Teatro delle Albe / Teatro delle Ariette
PANE e PETROLIO
di Paola Berselli, Luigi Dadina, Stefano Pasquini.


Cena-spettacolo – di e con Paola Berselli, Luigi Dadina, Maurizio Ferraresi, Stefano Pasquini – coproduzione Teatro delle Ariette, Teatro delle Albe/Ravenna Teatro.


Teatro Rasi - RAVENNA, dal 17 settembre al 2 ottobre 2019, ore 20.00, domenica ore 12.00.
(pausa lunedì 23 e 30 settembre).


Dedicato a Pier Paolo Pasolini.

"Il progetto nasce dal desiderio di un incontro umano e artistico, un incontro preparato nel tempo, quasi senza volerlo, perché i nostri percorsi di ricerca teatrale sono stati già da molti anni (20 anni) percorsi paralleli, che si osservavano, si chiamavano, dialogavano e avevano bisogno prima o poi di convergere".


"In tutti questi anni, con il teatro, abbiamo interrogato un’identità comune per trovare risposte alle nostre inquietudini. Abbiamo abbandonato le strade maestre del teatro per inoltrarci in sentieri lontani dai sipari e dai velluti. Grazie a questi sentieri abbiamo ritrovato le nostre radici, le umili origini di figli di quel mondo contadino e operaio, incarnato nei simboli della falce e del martello. Un mondo oggi apparentemente scomparso.
La società contemporanea, che viaggia a velocità supersonica, ne conserva incrostate le tracce nelle Periferie e nelle Province. Lì abita il nostro popolo e stanno i nostri spettatori ideali, lì vivono i ragazzi e i cittadini che frequentano i nostri laboratori, che fanno teatro con noi, da Lido Adriano a Valsamoggia, da Diol Kadd a Calais. Siamo cresciuti mentre si sbriciolava tutto. Pasolini lo racconta con dolore e lucidità.
Siamo venuti al mondo generati dalle viscere di una civiltà morta (o morente). Di quella civiltà continuiamo a portare i segni, negli occhi, nella voce, nel corpo, nelle mani e soprattutto nella testa, dentro.
È così chiaro! Quando facciamo teatro siamo artigiani, contadini, operai. Portiamo in scena noi stessi, con le nostre storie, le nostre esperienze di vita. E la scena è uno spazio intimo e condiviso con gli spettatori. È un grande tavolo attorno al quale ci muoviamo per preparare il cibo che poi mangeremo insieme, i tortelli, il pane… Attorno a quel tavolo si compie il rito laico e quotidiano del nutrimento.

E i gesti, gli sguardi, i suoni e i silenzi si intrecciano alle parole, le nostre parole di vita, quelle che raccontano i fatti esclusi dai libri di storia. Alto e Basso, Passato e Presente, Grande e Piccolo, Vicino e Lontano, Tragico e Comico si danno appuntamento attorno a quel tavolo per il tempo di uno spettacolo che assomiglia a un pranzo o a una cena che potrebbe essere l’ultima, la prima, oppure soltanto una cena qualsiasi, come in famiglia".

In una scena condivisa da attori e spettatori, intorno a un grande tavolo-mensa, i racconti di una generazione che ha attraversato il guado dalla civiltà contadina a quella operaia, per ritrovarsi in un mondo in cui tutto sembra sbriciolarsi e dove, tra i resti, si fanno spazio diverse intolleranze… quelle alimentari come quelle sociali.



Dialoghi a tavola.

Incontri dopo lo spettacolo:

* Martedì 24 settembre, presentazione dei libri Teatro delle Ariette, La vita attorno a un tavolo di Massimo Marino e Racconti di un attore operaio di Michele Pascarella, entrambi editi da Titivillus.
Gli autori saranno in dialogo con gli attori.

* Martedì 1 ottobre presentazione della rivista Quaderni di Teatro Carcere con Eugenio Sideri e Cristina Valenti.

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Maura Capanni (Corrispondente settore cultura)
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