SPETTACOLO
Comunicato Stampa

“Peter Greenaway, il cinema erudito”

30/03/21

Reggio Calabria: nuovo incontro da remoto con il Circolo Culturale “L’Agorà” sul mondo del cinema. Il tema della nuova conversazione riguarderà la figura del regista gallese, di chiara fama internazionale, Peter Greenway

FotoTenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19, prosegue in remoto l’attività associativa del Circolo Culturale “L’Agorà”. Il nuovo appuntamento organizzato dal sodalizio culturale reggino si baserà sull’attività del noto regista cinematografico Peter Greenaway, considerato non solo uno dei più significativi cineasti britannici contemporanei, ma anche un icona della cinematografia di chiara fama mondiale. “Peter Greenaway, il cinema erudito” sarà il tema del nuovo incontro, organizzato dal sodalizio culturale reggino, da remoto, che sarà oggetto di analisi da parte di Tonino De Pace, critico cinematografico e presidente del Circolo del cinema “Zavattini”. Regista cinematografico e teatrale, sceneggiatore e pittore inglese, nato a Newport il 5 aprile 1942. Peter Greenaway non è un regista come gli altri: è un creatore di immagini, che siano film, cortometraggi, videoinstallazioni o dipinti; un analista di spazi e dettagli, che si tratti di affreschi o di immagini in movimento; affascinato dall’arte e dall’architettura. “Molti di quelli che vanno al cinema, dopo 105 anni di produzione cinematografica, si aspettano che venga loro raccontata una storia. Non credo che il cinema sia un mezzo adatto alla narrazione. Se vuoi raccontare una storia, è meglio che tu faccia il romanziere. Il fatto che il cinema migliore non sia narrativo porta a paradossi e contraddizioni di cui mi sono occupato negli ultimi 15 anni. Ma c’ è un problema: se si cerca di minimizzare o eliminare la narrazione, va trovato un altro modo di organizzare il materiale, altrimenti ci si trova nell’incoerenza e nel caos. Ho iniziato come pittore, mi interessavano molto i metodi e le classificazioni. Per questo ho usato spesso sistemi diversi dalla narrazione per organizzare il materiale cinematografico. Utilizzo le classificazioni numeriche, il simbolismo e la codificazione dei colori, e sicuramente anche i sistemi alfabetici.”. Correva l’anno 1982, ed in una lunga intervista rilasciata a Massimo Galimberti in occasione della realizzazione di “L’aleph e l’occhio. Documentario su Giochi nell’acqua”, il regista gallese Peter Greenaway definiva con queste parole il suo personale approccio alla “settima arte”, il cinema, che sin dai primi lavori di gioventù andò a braccetto con la “terza arte”, la pittura. Visionario, provocatorio, sperimentale, Greenaway è un artista a tutto tondo, impossibile da ingabbiare attraverso i più tradizionali canoni di stile o genere, uno spirito libero che col passare degli anni da regista di culto è divenuto un maestro di calibro mondiale. Pittore, regista e sceneggiatore gallese. Studia pittura e cinema e tenta, ma senza successo, di entrare a far parte del Royal College of Art Film School. Ottiene la sua prima personale come pittore alla Lord’s Gallery nel 1964. Nel 1982 approda alla Mostra del Cinema di Venezia con I misteri del giardino di Compton House (The Draughtsman's Contract), suo primo lungometraggio che ne mette in luce il talento figurativo e la capacità di far leva su svariate composizioni estetiche e formali. Tra i suoi successi spiccano: Lo zoo di Venere (A Zed & Two Noughts, 1985), Il ventre dell'architetto (The belly of an architect, 1987); Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (The Cook, the Thief, His Wife & Her Lover, 1989), sulfurea e scatenata commedia nera intinta nel sangue, impietosa verso i rapporti di potere; I racconti del cuscino (The pillow book, 1996). Il suo eclettismo lo porta, nel frattempo, a cimentarsi con molte altre forme d’arte e il suo cinema si spinge sempre più alle soglie della provocazione intellettuale e dell’installazione video-artistica, come testimonia il densissimo trittico in digitale Le valigie di Tulse Luper, la cui prima parte è stata presentata a Cannes e la terza a Venezia. Tra i suoi ultimi film Nightwatching con Martin Freeman nei panni del pittore olandese Rembrandt, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2007, Goltzius and the Pelican Company (2012) e Eisenstein in Messico (Eisenstein in Guanajuato, 2015). Nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 2 aprile.



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