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Comunicato Stampa

Presidente Conte "Autostrade per L'Italia non propone nulla di convincente, si prosegue con l'azione di revoca delle concessioni!"

14/07/20

"Pochi giorni fa la Corte costituzionale ha giudicato pienamente legittima la norma che avevamo confezionato per escludere Autostrade dalia ricostruzione del ponte Morandi,a causa della "eccezionale gravita della situazione". Quel crollo, le 43 vittime, i gravi danni causati alla comunità genovese, costituiscono un gravissimo e oggettivo inadempimento del concessionario. In aggiunta abbiamo una lunga lista, accumulata nel tempo, di cattive o mancate manutenzioni, ordinarie e straordinarie, della rete autostradale. Senza contare che in questi quasi due anni abbiamo acquisito vari pareri giuridici che ci confortano ai fini della revoca della concessione: anzi, ci legittimano ad avanzare pretese risarcitorie molto consistenti. Non è lo Stato che deve soldi ai Benetton, ma viceversa" Giuseppe Conte

FotoPresidente Giuseppe Conte, è soddisfatto delle proposte di transazione di Atlantia, cioè della famiglia Benetton, per il nuovo assetto di Aspi, cioè di Autostrade per l'Italia?

Per nulla e le spiego perché partendo dall'inizio. Due anni fa, dopo il crollo del ponte Morandi, abbiamo avviato la procedura di contestazione, mettendo in discussione la concessione ad Aspi. La mia sensazione è che Autostrade, forte dei vantaggi conseguiti nel tempo e di una concessione irragionevolmente rinforzata da un intervento legislativo, abbia scommesso sulla debolezza dei pubblici poteri nella tutela dei beni pubblici. A un certo punto Aspi si è irrigidita confidando, evidentemente, nella caduta del mio primo governo. Con questo nuovo governo si è convinta di avere forse delle carte da giocare e ha continuato a resistere. Solo all'ultimo si è orientata per una soluzione transattiva. La verità è che le varie proposte transattive fatte pervenire da Aspi non sono soddisfacenti. Lo Stato ha il dovere di valutarle per lo scrupolo di tutelare l'interesse pubblico nel migliore dei modi possibili. Ma adesso dobbiamo chiudere il dossier ed evitare il protrarsi di ulteriori incertezze.

Ma l'ultima proposta sembra migliorativa per lo Stato.

No. Proprio al fine di completare il procedimento, il 9 luglio si è svolta una riunione tecnica con il concessionario Aspi: lì i tecnici del governo hanno esposto i contenuti minimi e assolutamente inderogabili che devono caratterizzare la proposta transattiva perché possa essere portata e discussa in Consiglio dei ministri. E sabato è arrivata una risposta ampiamente insoddisfacente, per non dire imbarazzante: tutto meno che un'accettazione piena e incondizionata delle richieste del governo.

Ma l'azienda dei Benetton dice il contrario.

Le faccio qualche esempio. Manca l'impegno a manlevare la parte pubblica per tutte le richieste risarcitorie collegate al crollo del ponte Morandi. La somma di 3,4 miliardi offerta a titolo risarcitorio e compensativo per quella immane catastrofe è stata in buona parte imputata da Aspi a interventi di manutenzione che comunque il concessionario ha già l'obbligo di realizzare.

Ma hanno accettato l'adeguamento a un regime tariffario più conveniente per gli utenti, no?

Sì, ma dopo che l'Autorità di riferimento, l'Art, ha adottato il nuovo piano tariffario, anche questo adeguamento era dovuto. E per giunta la loro proposta tariffaria non contempla gli effetti sui minori ricavi per l'emergenza Covid-19, lasciando aperta anche questa partita. Non solo. È altrettanto inaccettabile la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione.

Che vuol dire?

Anche in caso di gravissime compromissioni della funzionalità della rete autostradale imputabili ad Aspi, lo Stato non potrebbe sciogliere il contratto con Aspi, ma soltanto obbligare il concessionario a ripristinare la funzionalità della rete. Con la conseguenza che, se crollasse un altro ponte, non potremmo sciogliere la convenzione e, se mai lo facessimo, dovremmo rifondere Aspi con 10 miliardi di euro, e solo per l’avviamento. Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo.

Si sente preso in giro dai Benetton?

I Benetton non prendono in giro il Presidente del Consiglio e i Ministri, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani. Non hanno ancora capito, dopo molti mesi, che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sul!'altare dei loro interessi privati.

Non c'è stata anche un'apertura dei Benetton a cedere la governance di Autostrade, cioè il 51% a una cordata pubblico-privata, e a far scendere la quota di Atlantia dall'88 al 37%?

Questo prescinde dall'aspetto tecnico-giuridico e investe quello squisitamente politico.

Lo Stato, se una parte della quota di Atlantia la rilevasse Cassa depositi e prestiti o un'altra società pubblica, entrerebbe in società con i Benetton.

Appunto, ci ritroveremmo "consoci" dei Benetton, i quali conserverebbero le prerogative dei soci e continuerebbero a partecipare alla ripartizione degli utili. Le pare normale?

La disturba che lo Stato diventi consocio dei Benetton?

Se devo esprimere una valutazione personale, alla luce di tutto quanto è accaduto, sarebbe davvero paradossale se lo Stato entrasse in società con i Benetton. Non per questioni personali, che non esistono, ma per le gravi responsabilità accumulate dal management scelto e sostenuto dai Benetton nel corso degli anni fino al crollo del Morandi e anche dopo.

Quindi ora che succede?

Martedì porterò queste valutazioni, insieme ai ministri con cui stiamo seguendo il dossier, in Consiglio dei ministri e ne discuteremo con tutti i colleghi di governo.

Cioè, se Atlantia non esce da Aspi lei proporrà la revoca della concessione.

Non mi faccia anticipare la proposta che porterò in Consiglio dei ministri. Dico solo che, allo stato dei fatti, intravedo una sola decisione, imposta proprio da Autostrade.

Chi la accusava di appiattirsi sul Pd ora dirà che è appiattito sui 5 Stelle.

Mah, se ne sentono di tutti i colori. Un giorno sono appiattito su una forza di maggioranza, l'indomani su un'altra. La verità è che sono e mi ritroverete appiattito sempre e soltanto sull'interesse pubblico e sul bene comune.

Mezzo Pd e tutta Italia viva pensano che l'interesse pubblico sia lasciare la concessione ai Benetton con qualche ritocco.

Non ho dubbi che tutti i ministri e le forze di maggioranza, quando saranno chiamati alla decisione ultima - e adesso ci siamo - sapranno valutare i conclamati inadempimenti commessi da Aspi e l'incredibile dispendio di risorse pubbliche a vantaggio del privato che questa concessione ha prodotto nel tempo, con gravissimi danni per tutti i cittadini.

Molti, a cominciare da Iv, paventano in caso di revoca un contenzioso complicato che potrebbe costare allo Stato molti miliardi.

Pochi giorni fa la Corte costituzionale ha giudicato pienamente legittima la norma che avevamo confezionato per escludere Autostrade dalia ricostruzione del ponte Morandi,a causa della "eccezionale gravita della situazione". Quel crollo, le 43 vittime, i gravi danni causati alla comunità genovese, costituiscono un gravissimo e oggettivo inadempimento del concessionario. In aggiunta abbiamo una lunga lista, accumulata nel tempo, di cattive o mancate manutenzioni, ordinarie e straordinarie, della rete autostradale. Senza contare che in questi quasi due anni abbiamo acquisito vari pareri giuridici che ci confortano ai fini della revoca della concessione: anzi, ci legittimano ad avanzare pretese risarcitorie molto consistenti. Non è lo Stato che deve soldi ai Benetton, ma viceversa.

Il suo governo rischia grosso e lei lo sa bene.

Io occupo una poltrona per risolvere questioni cruciali come questa nell'interesse dei cittadini, non per tirare a campare o regalare privilegi ai privati.

Ma lei, Benetton a parte, vuole statalizzare le imprese?

Sono cresciuto e sono stato educato nella cultura del libero mercato. Che però sia depurato da comportamenti predatori e pratiche commerciali scorrette. Detto questo, per favorire una pronta ripresa, dobbiamo e possiamo valutare azioni di sostegno alle imprese in difficoltà anche tramite interventi diretti dello Stato. Come stanno facendo anche altri Paesi europei. E per periodi limitati.



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