ECONOMIA e FINANZA
Comunicato Stampa

Prestiti: aumenta del 4,7% il consolidamento debiti

11/03/19

Il 2018 è stato un anno positivo per il settore dei prestiti personali, caratterizzato, rispetto al 2017, da un aumento del peso percentuale delle richieste di prestito per il consolidamento debiti (+4,7%) e da un calo di quelle per la ristrutturazione casa (-3,40%) e per l’acquisto dell’auto (-1,20%).

FotoIl 2018 è stato un anno positivo per il settore dei prestiti personali, caratterizzato da un aumento del peso percentuale delle richieste di prestito per il consolidamento debiti e da un calo di quelle per la ristrutturazione casa e per l’acquisto dell’auto. A tracciare un bilancio sull’andamento del settore ha pensato l’osservatorio di Facile.it e Prestiti.it che, esaminando un campione di oltre 190mila domande di finanziamento raccolte nel corso del 2018, ha evidenziato che l’importo medio chiesto da chi si è rivolto lo scorso anno ad una società di credito è stato pari a 12.890 euro, da restituire in 67 mesi (poco più di 5 anni e mezzo).

Le ragioni per cui si chiede un prestito
Cambiano le motivazioni per cui si chiede un prestito personale; analizzando le domande di finanziamento per le quali è stata specificata la finalità emerge che, nel 2018, la tipologia di prestito maggiormente cresciuta è stata quella per il consolidamento debiti, il cui peso sul totale prestiti è aumentato di ben 4,7 punti percentuali, passando dal 10,9% del 2017 al 15,6% dello scorso anno.
«L’aumento di questa tipologia di prestito è un segnale di come gli italiani siano sempre più attenti al risparmio, anche nell’ambito dei prestiti personali», spiega Andrea Bordigone, responsabile prestiti di Facile.it. «Sono sempre più numerosi i consumatori che, consapevoli delle opportunità offerte dal mercato, e in particolare dai prestiti del canale online, scelgono di consolidare un debito in corso passando ad una finanziaria che offre tassi di interesse più contenuti.».

Diminuisce, di contro, il peso percentuale dei prestiti personali chiesti per la ristrutturazione casa (20,8% del totale) e quelli per l’acquisto di un’auto usata (19,7% del totale) che, pur mantenendo le prime due posizioni in classifica, perdono rispettivamente il 3,40% e l’1,20%.
Tra le altre richieste di prestito in crescita nel 2018 vi sono, invece, quelle destinate all’ottenimento di liquidità (+1,7% rispetto al 2017), all’acquisto di un immobile (+0,9%) e quelli per le spese mediche (+0,8%).

Il profilo del richiedente
Dati interessanti emergono analizzando il profilo socio-demografico di chi ha presentato domanda di prestito personale nel corso del 2018. L’età media dei richiedenti è pari a 42 anni anche se, guardando più da vicino le fasce anagrafiche, emerge che quasi un terzo delle domande di finanziamento proviene da un under 35 (29,2%). Interessante notare, inoltre, come l’età cambi sensibilmente a seconda della finalità indicata; chi ha chiesto un prestito personale per pagare costi legati a formazione e università ha, in media, 39 anni, mentre chi si è rivolto ad una società di credito per pagare spese mediche ha, sempre in media, 47 anni.

Analizzando il sesso del richiedente emerge che nel 72% dei casi a presentare domanda è stato un uomo, nel 28% una donna. Anche in questo caso, però, le percentuali cambiano a seconda della tipologia di prestito; se si guardano, ad esempio, le richieste di prestito per spese mediche o per lo studio, il campione femminile supera il 40%. Le differenze di genere si ritrovano anche esaminando l’importo richiesto; il campione maschile ha chiesto lo scorso anno, in media, 13.332 euro, vale a dire l’11% in più rispetto a quello femminile. Il dato non deve sorprendere; analizzando i redditi dichiarati in fase di domanda di finanziamento emerge una netta differenza tra lo stipendio medio degli uomini (1.829 euro) e quello delle donne (1.694 euro), distanza che, naturalmente, incide sull’importo richiesto.

Analizzando infine la professione dei richiedenti emerge che, nel 2018, a presentare domanda di prestito è stato, nel 70% dei casi, un dipendente privato a tempo indeterminato mentre liberi professionisti e lavoratori autonomi rappresentano poco meno del 10% del campione totale di richiedenti.



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