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Psicologa Cuneo, Dottoressa Silvia Parisi: Lo shopping compulsivo, vivere nel ricordo

Lo shopping compulsivo non deve essere confuso con altri tipi di disturbi quali la sindrome da accumulo...

FotoLo shopping compulsivo non deve essere confuso con altri tipi di disturbi quali la sindrome da accumulo.
Ne abbiamo spesso sentito parlare in televisione grazie a “Sepolti in casa”, un programma trasmesso su Real Time che ha fatto molto discutere e ha contribuito a fare luce su questo disturbo, la disposofobia, che colpisce sei italiani su cento. Una cifra esigua rispetto al continente americano, ma che non va sottovalutata.
L’Hoarding Disorder colpisce coloro che accumulano oggetti in casa, in cantina, in macchina fino ad occupare tutti gli spazi disponibili, trasformando le abitazioni in mausolei, vivendo in situazioni grottesche.
La disposofia, a differenza dello shopping compulsivo, non è ancora stato definita nel DSM IV –R in modo chiaro in quanto viene spesso associato alla categoria del disturbo ossessivo compulsivo e consiste nell’incapacità di separarsi dagli oggetti. Nel DSM V che uscirà in primavera 2014 in Italia il disturbo da accumulo compulsivo diventa una vera e propria patologia cessando di essere un sintomo della personalità dell’ossessivo compulsivo o un sottotipo del DOC.
Le due dipendenze hanno in comune la compulsione ovvero l’istinto irrefrenabile, ma, mentre per la prima l’unico modo per appagare il desiderio consiste nel comprare, per la seconda il meccanismo, equiparabile al comportamento ossessivo-compulsivo, sfocia nell’accumulo di oggetti legati al passato, ai ricordi, ad emozioni che vengono trattati come se fossero degli esseri viventi e dai quali non si riesce a separarsi.
Spesso si tratta di persone depresse, che hanno subito traumi o lutti mai elaborati. Anche in questo caso è molto difficile uscirne da soli.
La terapia cognitivo comportamentale può aiutare il soggetto che ha perso il controllo su di sé e della sua vita a uscirne.



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