SALUTE e MEDICINA
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Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

06/09/12

La psicoterapia cognitivo comportamentale è per le più importanti organizzazioni sulla salute e per la comunità scientifica mondiale uno dei modelli più efficaci per il trattamento di un gran numero di disturbi e problemi psicologici e psichiatrici.

Questi gli elementi che la contraddistinguono: essere fondata su basi empiriche; avere un linguaggio ed un metodo ben definito che la rendono apprezzabile anche in altri ambiti scientifici; avere delle basi teoriche intuitive e immediatamente comprensibili dai pazienti; avere una durata breve; avere un clima collaborativo.
La psicoterapia cognitivo comportamentale è consigliata per diversi disturbi e problemi: panico, ansia, depressione, fobia sociale, disturbo ossessivo compulsivo.

Psicoterapia cognitivo comportamentale standard
La psicoterapia cognitivo comportamentale attuale è il frutto della combinazione di due approcci quello comportamentista e quello cognitivo.

Il comportamentista, si basa su un principio generale: così come si può apprendere un comportamento patologico, allo stesso modo è possibile apprendere un comportamento sano.
E le principali ragioni per cui apprendiamo e reiteriamo comportamenti disadattanti sono gli stimoli e i rinforzi.
Gli stimoli sono tutti gli eventi e situazioni che attivano un certo comportamento. I rinforzi sono le conseguenze immediate dei comportamenti. Un esempio può essere quello del timore degli spazi aperti, il comportamento che ne scaturisce è la fuga che provoca un immediato sollievo. Il sollievo agirà quale rinforzo del mio comportamento. La terapia consiste nell’esporsi volontariamente alle situazioni temute in modo da provocare una desensibilizzazione, quindi una riduzione della reazione ansiogena.

L'approccio cognitivo criticò inizialmente la schematicità dell’approccio comportamentista, introducendo il concetto di cognizioni, cioè di quell’attività mentale che si frappone tra stimoli e risposte. La terapia deve dotarsi di strumenti in grado di modificare l’attività mentale ed indirizzarla a comportamenti più appropriati. Questa è la ristrutturazione cognitiva.
L’integrazione dei due approcci ha quindi prodotto la terapia cognitivo comportamentale odierna.
Ecco dunque una lista molto sintetica dei suoi strumenti terapeutici:
Imparare a rilassarsi, stabilizzarsi, auto rasserenarsi e trovare uno spazio interiore attraverso il quale individuare pensieri, emozioni, sensazioni, mediante appropriate tecniche di rifugio interiore e rilassamento. Individuare pensieri e convinzioni che alimentano il problema e modificarle.

Abbiamo così pensieri più superficiali, detti automatici o assunti e convinzioni profonde di cui si può anche non essere consapevoli (come quella di essere diversi, fragili o impotenti). Tali convinzioni e pensieri sono discussi e rielaborati in maniera costruttiva con la ristrutturazione cognitiva. Ci sono così tecniche di esposizione e desensibilizzazione per imparare ad affrontare le situazioni esasperanti e a risolverle.

Psicoterapia cognitivo comportamentale per specifici problemi
Abbiamo appena visto gli strumenti generali della terapia cognitivo comportamentale, tuttavia questi si possono adattare a specifici problemi come ad esempio, per citare alcuni esempi, nel caso della psicoterapia cognitivo comportamentale del panico che insegna come calmarsi durante un attacco di panico. Ciò vuol dire che la scelta delle tecniche di rilassamento deve essere adeguata per garantire una riduzione dello stato di allarme. Si preferiscono quindi tecniche respiratorie come la respirazione lenta controllata. Con la psicoterapia cognitivo comportamentale della fobia sociale si riescono invece a superare le idee di se stessi come persone a rischio di essere giudicate strane, ridicole, inadeguate e incapaci.
Il senso di umiliazione e vergogna che consegue è tanto elevato da indurre il soggetto a non esporsi pubblicamente con una conseguente riduzione delle opportunità sociali, affettive e lavorative.
Terapia cognitivo comportamentale di terza generazione
Ci sono poi dei nuovi metodi che stanno influenzando in modo profondo il modello standard, al punto da far parlare di terza generazione della terapia cognitivo comportamentale. Le terapie cognitivo comportamentali di terza generazione sono influenzate da una tecnica antica di meditazione buddista, la mindfulness che sta stimolando gli studiosi e ricercatori per il suo influsso positivo sulle funzioni emotive e cognitive.

Ad esempio essa è stata utilizzata per le ricadute della depressione con grandi successi o in particolare per l’ansia. La sua integrazione con la psicoterapia cognitiva comportamentale mette in evidenza che entrambi gli approcci si basano sull'allenamento personale, sulla consapevolezza della propria attività mentale, sulla scelta non impulsiva dei comportamenti, ma una differenza è sicuramente il modo di considerare i pensieri: nella terapia cognitivo comportamentale essi sono esplorati e analizzati nei loro contenuti, mentre con la mindfulness sono riconosciuti come tali e distinti dall'esperienza percettiva del momento presente.

Proprio tale differenza ha portato gli studiosi a parlare di una nuova generazione della terapia cognitivo comportamentale.



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