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Quando il calcio nasceva in strada: e tu a cosa giocavi?

Quando il calcio si giocava per strada, scopri come funzionavano i classici giochi come Mundialito, Tedesca, Muretto.
del 13/01/22 -

Se c’è una cosa che accomuna da sempre i ragazzini di tutta Italia, questa è senza dubbio il pallone. Fedelissimo compagno d’infanzia, bastava lui per dare un senso ad un pomeriggio: un pallone, almeno un amico ed una qualsiasi superficie – lontana dalle auto che circolavano – bastavano per vedere il tempo scorrere velocissimo. Oggi tutto questo sta purtroppo venendo sempre meno: non sta a noi approfondirne i motivi, quanto piuttosto ricordare in queste poche righe alcuni dei giochi che più di tutti hanno segnato le nostre infanzie.

Il più classico di tutti era inevitabilmente la partitella: le regole venivano dettate dal proprietario del pallone, che dunque solitamente decideva squadre e modalità di svolgimento del match. Inevitabilmente il più goffo (per usare un eufemismo) era gentilmente invitato ad andare in porta, mentre partiva la corsa nell’accaparrarsi quelli più bravi nel dribblare. Perché in fin dei conti l’unica cosa che contava era segnare un gol in più degli avversari e sentirsi – almeno per quel pomeriggio – i più forti del quartiere.

Il Mundialito

Quando poi il numero di partecipanti era davvero numeroso, ecco che scattava il Mundialito: 5 vs 5 (ma molto dipendeva dalle dimensioni del terreno di gioco) in un torneo ad eliminazione, con la squadra vincitrice che avrebbe avuto la gloria sino all’indomani, o alla prima occasione in cui ci si fosse ritrovati. La variante più interessante era quella che prevedeva che il portiere cambiasse ad ogni gol, ed in porta ci finiva proprio l’autore della marcatura.

La Tedesca

Se pensi al calcio giocato per strada, il primo ricordo però non può che andare alla regina dei giochi all’aperto: la tedesca. Una battaglia epocale in cui si combinavano benissimo tecnica individuale, strategia e – perché no – tanta, ma proprio tanta, malizia. Fondamentale era stabilire il malcapitato che sarebbe poi finito subito a fare il portiere (a seconda delle zone d’Italia, quest’ultimo poteva anche venire avvantaggiato da un punteggio di base più alto degli altri partecipanti). Gli altri partecipanti si scambiavano passaggi – tutti rigorosamente al volo – sino a quando non si arrivava a concludere verso lo specchio (solitamente un muro delimitato da qualsivoglia albero o palo): ogni gol subito faceva scalare il punteggio del portiere verso lo zero, e più il gol era realizzato con una parte del corpo particolare più questo accadeva in fretta. Il problema, come spesso accadeva fra i ragazzi, è che le regole variavano letteralmente da traversa a traversa: inutile ricordare le innumerevoli liti per discutere quanto dovesse valere il gol con questa o quella parte del corpo! E che dire del caro vecchio: “palo/traversa salva?” O dell’intramontabile bastarda, per far finire in porta quell’amico che tanto amico non era?

Muretto

Irriducibile classico anche muretto: l’obiettivo era scagliare il pallone – rigorosamente di prima – verso una specifica porzione di muro, possibilmente facendo assumere al pallone una traiettoria in grado di mettere in difficoltà il giocatore successivo. E che dire dell’intramontabile tutti contro tutti? Solitamente era il gioco che concludeva la giornata, quando oramai i primi bambini cominciavano a dare forfait (tra punizioni improvvisate dei genitori ed infortuni succedeva spesso) ed il numero dei partecipanti iniziava a ridursi. Una sfida all’ultimo sangue, vinta spesso dal ragazzino più piccolo e funambolico.



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