ARTE E CULTURA
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Recensione mostra Segantini a Palazzo Reale

13/10/14

Visita alla mostra di Segantini a Milano - Palazzo reale dal 18 settembre 2014 al 18 gennaio 2015.

E’ per via delle Cattive Madri e per quel dubbio che mi assale ogni tanto, che, anche senza voler approfondire troppo la natura dell’affermazione, sono andata subito a Palazzo Reale a Milano per vedere la mostra di Segantini.

Al di là del tema, il ciclo delle Cattive Madri, esposto solo in video nell’ultima sala della mostra, chiarisce il valore di tutta la ricerca di Segantini: armonia, commozione e coinvolgimento con ogni aspetto della natura, in ogni circostanza.

Nelle madri che hanno rifiutato i loro figli, così come nella neve dei pascoli montani, non c’è pianto profondo e non si sente mai davvero freddo. La neve assume sempre un tono poetico e le lussuriose sono giovani, sensuali e affascinanti come certi dannati delle incisioni di Gustave Dorè. E’ anche possibile che le giovani donne dai capelli rossi, allacciate agli alberi e scosse dal vento, rientrino nella cerchia delle figure negative delle donne vampiro di Edward Munch o di quelle ambigue e fatali di Gustav Klimt, ma non ne trasmettono la stessa inquietudine e nemmeno paiono altrettanto infide.

Anche in un dipinto come Vanità (La fonte del male) il dettaglio allarmante del serpente e la sua funzione di ammonimento si stemperano nella bellezza del paesaggio.

Ogni elemento troppo sinistro o opprimente è cancellato, in una natura che in fondo è sempre rassicurante.

"Il quadro speditovi rappresenta la vanità e l’insidia che studiai in una figura femminile verginalmente pudica, che si specchia tutta nuda in una Fonte; il fonte è nella roccia, e la roccia si riflette nera, e il cielo azzurro nell’acqua profonda; il giorno e la notte nel tempo, la gioia e il dolore nella vita. […] Vi feci dominare il silenzio incantato della primavera nelle alpi” 1)

Lungo i corridoi della mostra sono riprodotte alcune affermazioni di Segantini: “Non voglio che nel quadro si veda la fatica poverile dell’uomo”.
La natura e la vita (la maternità) sono dunque i suoi principali argomenti, sempre celebrati spontaneamente e senza artifici. In dipinti o in disegni, come L’ultima fatica del giorno, per il quale si fa riferimento a Millet o nell’olio L’ora mesta, come nel Ritorno all’ovile o in Alla stanga prevalgono la sintonia e il senso di comunione con il paesaggio.

La mostra è suddivisa in isole dove sono raccontati i vari momenti della vita e dell’evoluzione artistica di Segantini. Se ne possono così ricostruire le vicende personali, i lutti e l’esperienza del riformatorio, le difficoltà economiche e i successi. Si segue l’evoluzione del suo percorso artistico: dalle influenze del naturalismo lombardo, all’esperienza del divisionismo e si possono ricavare notizie biografiche sull’incontro con i galleristi Vittore e Alberto Grubicy, e sul confronto con i movimenti artistici europei, avvenuto quasi esclusivamente attraverso il filtro di riviste come Ver Sacrum o Art Decoratif per via dei suoi problemi burocratici e di cittadinanza.

Nella sala dedicata agli autoritratti il focus è orientato sul carboncino con tocchi d’oro e gesso bianco su tela dell’immagine definita “artista vate" e il paragone, sicuramente puntuale, è con il Cristo Pantocrator dei mosaici bizantini. L’inclinazione al Cristomorfismo è comunque comune ad altri artisti; è visibile nell’autoritratto di Durer con pelliccia e in quelli (certi o presunti) di Leonardo da Vinci.

Si trovano inoltre esposti numerosi dipinti naturalistici e post-scapigliati legati al periodo giovanile milanese. Anche in Navigli sotto la neve, dipinto di questo primo periodo (come nei successivi paesaggi alpini) tutto è pulito e piacevole; non sono evidenziati il fango delle strade o il grigiore della neve calpestata, ma soltanto il paesaggio, questa volta urbano, nella sua immagine esemplare e ideale. E’ sempre rappresentato è il migliore dei mondi possibili.
La descrizione dell’esistenza, non si concentra sul degrado o sui resoconti della povertà.

Segantini non commenta la sua epoca, non descrive la complessità dell’esistenza ma quella della natura.
Si trovano naturalmente molti elementi di congiunzione con la pittura europea dello stesso periodo.
Petalo di rosa, ricorda alcune ambientazioni familiari e riservate e certi aspetti della vita privata che si ritrovano anche nella pittura impressionista.

Leontine malade esposta nel 2008 ad Urbino in occasione della mostra I tesori nascosti dell’impressionismo racconta la stessa situazione e rivolge allo spettatore il medesimo sguardo struggente.
E’ infine negli alpeggi, e nelle grandi vedute grandangolari, dove l’immedesimazione con il dipinto e con la natura divengono totali.
La Visione a 360 gradi, nonostante, non rifiuti l’illusionismo prospettico, è l’anticipazione della stessa volontà di sintesi che sarà di altri nelle avanguardie del ventesimo secolo: vedere non secondo le leggi della prospettiva, ma secondo quelle della memoria e della conoscenza. Viene da pensare che in fondo siano affini un oggetto o un viso, visti di fronte e di spalle allo stesso tempo, e un paesaggio che racchiuda tutto: dai ghiacciai, alla pastora, al cane sul sentiero o al coltivatore dei campi
Sono molte le opere commosse e commoventi esposte in mostra, dalle Maternità all’Ave Maria a trasbordo; tutte racchiudono quanto di mistico e di spirituale si possa trovare nella vita quotidiana.

Paola Nicoli.


1) Segantini Trent’anni di vita artistica europea nei carteggi inediti dell’artista e dei suoi mecenati, Lettera al Pittore J.w.Betty 1897, Annie Pauke Quinsac - Cattaneo editore Oggiono.



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