Reti oncologiche fondamentali per mettere il paziente al centro di percorsi di cura chiari, identificabili e accessibili
Stefania Gori Direttore Oncologia, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Negrar
In che misura oggi il paziente oncologico è effettivamente al centro del percorso di diagnosi e cura? Cosa è cambiato in questi anni? E quali sono gli aspetti sui quali bisogna lavorare?
Il Piano Oncologico Nazionale (in fase di aggiornamento) e le Reti Oncologiche Regionali mettono il paziente al centro del percorso diagnostico-assistenziale: l’implementazione delle Reti traduce nella pratica clinica questa indicazione.
In questi anni sono state implementate le Reti Oncologiche in un terzo circa delle Regioni italiane ed è quindi necessario lavorare su questo aspetto: far sì che le Reti Oncologiche diventino realtà in tutte le Regioni.
L’ascolto del paziente e delle sue esigenze è un elemento essenziale nella relazione di cura: qual è l’impegno degli oncologi italiani?
“Ascoltare” il paziente e le sue esigenze è il primo compito di ogni medico e quindi di ogni oncologo.
In questi anni abbiamo cercato, come comunità oncologica, di migliorare la relazione e la comunicazione con il paziente, anche con corsi in collaborazione con la Società Italiana di Psiconcologia (SIPO).
Inoltre, negli anni, è aumentata la presenza di psiconcologi nelle varie oncologie italiane, presenza che tuttavia ancora non copre che la metà delle strutture e che, spesso, è legata al supporto economico di Associazioni di pazienti o di volontariato.
Quali iniziative sono necessarie per contribuire a rendere i percorsi di cura sempre più a misura dei pazienti?
Sono necessarie organizzazioni che rendano i percorsi di cura:
• chiari;
• facilmente identificabili dai pazienti;
• realmente accessibili.
Su questi aspetti dobbiamo ancora lavorare molto.