SALUTE e MEDICINA
Comunicato Stampa

Salute mentale, arriva a Lecce il progetto TRIATHLON: indipendenza, benessere e integrazione traguardi più vicini per le persone con psicosi

25/05/16

In Puglia lo 0,5% della popolazione è affetto da schizofrenia. A Lecce arriva il progetto TRIATHLON con una giornata formativa locale, parte di una serie d’incontri che si terranno su tutto il territorio nazionale, realizzati con il supporto di Janssen in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della ASL di Lecce

Favorire l’indipendenza e il reinserimento sociale e lavorativo dei pazienti con psicosi, assicurare l’accesso e la continuità delle cure e ridurre i costi socio-sanitari di una malattia che oggi è curabile, contro lo stigma che accompagna ancora chi soffre di disturbi mentali. Sono gli obiettivi del progetto TRIATHLON – Indipendenza, Benessere, Integrazione nella Psicosi promosso da Janssen, in collaborazione con le principali Società scientifiche in Psichiatria, Società Italiana di Psichiatria (SIP), Società Italiana di Psichiatria Biologica (SIPB), Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF), Fondazione Progetto ITACA e ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna), un programma innovativo per promuovere il recupero ed il reinserimento dei pazienti attraverso un approccio integrato, basato sul coinvolgimento di tutte le figure chiave dell’assistenza, lungo le tre dimensioni fondamentali: la dimensione clinica, la dimensione organizzativa e quella sociale.

In Puglia i disturbi schizofrenici colpiscono circa lo 0,5% della popolazione generale, numeri sovrapponibili al dato nazionale di riferimento. «La schizofrenia è una patologia decisamente importante, non tanto per i numeri, quanto sotto il profilo qualitativo per il carico che questa malattia comporta per la vita del paziente, per la famiglia e per la società – afferma Serafino De Giorgi, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL di Lecce e Presidente della Società Italiana di Psichiatria Sociale (SIPS) – questi sono i motivi per cui dobbiamo concentrare gli sforzi per arrivare a una diagnosi precoce in modo da ridurre i tempi di latenza tra l’insorgenza dei primi sintomi e l’identificazione della malattia e intervenire con un approccio integrato». E proprio oggi la Puglia ospita l’incontro che fa parte di una serie di ECM che toccheranno nei prossimi mesi molte altre città italiane nell’ambito del progetto nazionale TRIATHLON. L’incontro, dal titolo “TRIATHLON: Organizzazione, PDTA e trattamenti farmacologici nei DSM”, si svolge a Lecce con il supporto di Janssen in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL leccese per favorire indipendenza, benessere e reinserimento sociale e lavorativo dei pazienti con psicosi.
«Condividiamo gli obiettivi del progetto TRIATHLON, fondati su un approccio integrato con un’attenzione speciale all’attività fisica, importante strumento di supporto per migliorare la qualità di vita dei pazienti con disagio psichico – aggiunge De Giorgi – la risposta dei Dipartimenti di Salute Mentale a TRIATHLON è eccellente dal momento che l’iniziativa è riuscita a mettere insieme tante realtà diverse sul territorio e a far partecipare tutte le figure professionali coinvolte nel percorso terapeutico; TRIATHLON rappresenta uno scatto di qualità anche sul fronte della formazione di tutti gli operatori sanitari che operano in questo settore. Qui per la prima volta non si parla solo di farmaci, ma di attività fisica, riabilitazione cognitiva, psicoeducazione del paziente e della famiglia, con un unico obiettivo: il benessere del paziente e il recupero della sua soggettività».

«Nell’ottica di un approccio innovativo alla presa in carico del paziente – prosegue De Giorgi – è bene valutare l’opportunità di utilizzare trattamenti che consentano la continuità delle cure, come i cosiddetti farmaci LAI - long acting injectable - grazie ai quali il paziente, non più condizionato dall’assunzione giornaliera della terapia, può partecipare con maggiore impegno al percorso riabilitativo». A tal proposito, il futuro potrebbe vedere un’ulteriore possibilità per i pazienti, poiché nell’agosto del 2015 la Food and Drug Administration (FDA – ente regolatorio in USA) ha approvato il primo farmaco antipsicotico long-acting a formulazione trimestrale.

Il progetto TRIATHLON coinvolgerà nell’arco di 18 mesi più di 3.000 specialisti e operatori sanitari di 37 Dipartimenti di Salute Mentale in attività di formazione su tutti gli elementi utili al benessere dei pazienti: non solo farmacoterapia, ma anche psicoeducazione e riabilitazione cognitiva con organizzazione individuale dei percorsi terapeutici. Strumenti informativi digitali e cartacei e piattaforme d’interazione faciliteranno la gestione della terapia. E per la prima volta, la disciplina del Triathlon viene proposta come nuovo approccio per il benessere delle persone con psicosi: un programma di attività con i Dipartimenti di Salute Mentale che guideranno i pazienti fino a culminare nel Primo campionato di Triathlon a squadre della salute mentale.

In Italia i pazienti sono circa 300.000: complessivamente, nel nostro Paese i costi associati alla schizofrenia sono stimati in circa 3,2 miliardi di euro e, di questi, il 60% è costituito da costi indiretti, come perdita di produttività dei pazienti e dei loro familiari. Tra i costi diretti, il trattamento farmacologico pesa solo per il 10%, mentre l’81% è assorbito dai costi di ospedalizzazione e assistenza domiciliare. La schizofrenia assorbe gran parte delle risorse destinate dal SSN ai Dipartimenti di Salute Mentale, soprattutto a causa delle ricadute a cui vanno incontro moltissimi pazienti, dovute spesso alla mancata aderenza o non continuità della terapia antipsicotica. «TRIATHLON offre l’opportunità di un modello organizzativo innovativo capace di una presa in carico a 360 gradi che evita gli scompensi cui vanno spesso incontro le persone con schizofrenia, le conseguenze del progetto TRIATHLON saranno positivamente rilevanti in termini di riduzione dei costi sia diretti sia indiretti, dal momento che tutti i soggetti implicati nel percorso di cura, a cominciare dalle associazioni, sono coinvolti – dichiara Silvana Melli, Direttore Generale ASL di Lecce – inoltre, questo progetto orienta una nuova tendenza che è quella di dare importanza allo stile di vita di questi pazienti, alla loro consapevolezza e all’approccio multidisciplinare, basato sulla formazione degli operatori che devono essere preparati a costruire con il paziente un rapporto empatico. Insomma, un gioco di squadra vincente che offre diversi strumenti ai DSM che, a loro volta, devono avere la capacità di governance e di rapportarsi con le risorse del territorio».

La scarsità delle risorse e l’evoluzione degli obiettivi di cura di queste persone rendono necessaria un’applicazione più omogenea sul territorio nazionale di percorsi condivisi e integrati, che possano, tra le altre cose, alleviare anche il carico assistenziale che grava molto sulla famiglia, in particolare sulla figura materna, con conseguenti situazioni di stress, sia emotivo che economico. Per far fronte alle criticità che caratterizzano l’assistenza e il trattamento delle persone con psicosi, il progetto TRIATHLON supporta l’implementazione del modello organizzativo nel quale il paziente è al centro dell’organizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale e tutte le figure dell’assistenza interagiscono per supportarlo in ogni fase: medici, psicologi, tecnici della riabilitazione, psicoeducatori, assistenti sociali, caregiver e, soprattutto, infermieri.

«Il progetto TRIATHLON completa quel pezzo di percorso che mancava per riportare alla vita il paziente con schizofrenia: l’approccio integrato è l’aspetto che più ci è piaciuto dell’iniziativa, focalizzato sulla persona più che sulla malattia – sottolinea Ughetta Radice Fossati Orlando, Socia fondatrice e Segretario Generale della Fondazione Progetto Itaca – mentre i Servizi sono focalizzati sulla patologia finendo per rafforzare lo stigma che la segna, TRIATHLON punta al reinserimento sociale del paziente e lo fa con strumenti quali lo sport, la rete sociale, la riabilitazione cognitiva; speriamo che questo nuovo indirizzo aiuti i servizi ad allargare la loro visione, magari intensificando la rete e il ruolo delle associazioni. Sappiamo che il grande ostacolo al recupero sociale è la paura, la vergogna, la svalutazione, lo stigma appunto che porta il paziente a non riconoscersi sotto questa immagine negativa e a non curarsi sebbene, oggi, le opportunità terapeutiche siano molto migliorate. La visione integrata è visione di rete in cui il paziente è guardato come persona con i suoi bisogni, desideri, risorse e potenzialità».

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